Firme false, due «talpe» alla Regione Lazio di Francesco Grignetti

Firme false, due «talpe» alla Regione Lazio IL CAMPIDOGLIO: C'È STATO ANCHE UN TERZO ACCESSO ILLEGITTIMO, IL 10 MARZO. LA MAGISTRATURA HA APERTO UN FASCICOLO Firme false, due «talpe» alla Regione Lazio Tecnici indagati, avrebbero violato loro la banca dati dell'Anagrafe Francesco Grignetti ROMA Non ci sono state soltanto le due già note intrusioni nell'Anagrafe comunale di Roma (nella notte di venerdì 11 marzo e poi nella serata di domenica 13) da parte di addetti della società regionale Laziomatica. C'è stato anche un terzo accesso, anche questo illegittimo, il giorno 10 marzo. E' l'ultima scoperta fatta dai tecnici del Campidoglio, che stanno controllando il traffico dei dati nelle ultime due settimane: le ulteriori verifiche sono scattate dato che nell'esposto presentato la sera dello stesso 10 marzo da un esponente della lista Storace sulle irregolarità neUe firme della lista di Alternativa Sociale, si faceva riferimento alla documentazione dell'anagrafe con verifiche su oltre 1.300 nominativi. La nuova informazione verrà presto girata alla magistratura e al prefetto di Roma, Achille Serra, che è stato incaricato dal ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu di svolgere un'immediata ispezione ai computer del Comune e della Regione. La magistratura, intanto, ha aperto un fascicolo sulla base della denuncia del Campidogho e ci sarebbero due indagati. Secondo indiscrezioni, si tratta di due dipendenti della società Laziomatica. Si chiamano Daniele Caliciotti e Bernardino Meloni. H pm Francesco Ciardi, che assieme al procuratore aggiunto Achille Toro sta indagando da giorni sullo scandalo delle firme false, ipotizza due reati: accesso abusivo a un sistema informatico e violazione delle legge sulla privacy. Il codice penale punisce con la reclusione fino a 3 anni l'accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico. I due si trovano ora al centro della bufera. Secondo quanto risulta all'Ansa, sarebbero stati già sentiti nell'ambito dell'indagine intema avviata dalla Regione. Sono loro, infatti, le password che hanno «firmato» l'intrusione. Avrebbero però negato ogni coinvolgimento. E' sempre più un giallo, dunque, l'affaire delle firme false. L'attenzione si è però spostata ora dalla falsificazione delle sottoscrizioni alla Lista Mussolini (con conseguente espulsione dalla competizione elettorale: oggi la decìsio- ne definitiva del Tar) alle procedure utilizzate per redigere gli esposti da parte dei candidati della lista Storace. E sempre più emerge la centralità della società «Laziomatica». Si tratta di una società di servizi della Regione Lazio, creata dalla Giunta Storace negli anni scorsi: tra i suoi compiti c'è la gestione del sistema informatico regionale e anche la contabilità della anagrafe sanitaria. A questo scopo, un anno fa era stata stipulata una convenzione tra Comune e Regione per lo scambio reciproco. Dato che si tratta di infonnazìoni sensibili, coperte da privacy, era stato ■adottato un sistema di sicurezza che proteggesse la banca dati. Risulta che soltanto tre dirigenti della società, tra cui Mirko Maceri, il direttore tecnico, avevano accesso al sistema, che prevede una password incrociata al cosiddetto «usemame» personale, ovvero il codice fiscale dell'operatore. Secondo indiscrezioni, la password rimasta agli atti sarebbe quella di Maceri. Ora tutte le verifiche puntano a risalire alle postazioni dai quali sarebbe partito r«attacco» telematico al sistema informatico capitolino. «Tocca alla Regione fornire dati ed elementi utili per risalire al computer dal quale è stato realizzato l'accesso pirata ed illecito ai dati anagrafici», dice l'assessore comunale al Personale, Giovanni Hermanin. L'amministratore unico di Laziomatica, Vincenzo Bianchini, non si sbilancia: «Speriamo di dare gli ultimi risultati domani mattina (oggi per chi legge, ndr). Il tempo stringe. Per ora rimane quello che il Campidogho ha detto a chiare lettere. Noi lo stiamo verificando. Finite le verifiche siamo pronti- a prendere provvedimenti. Estemi ed interni». A complicare l'affaire informatico c'è anche il mal funzionamento del server dì Laziomatica da circa quattro giorni, ovvero dalla domenica successiva comunque agli accessi pirati al sistema informatico dell'Anagrafe. Sono molti gli esponenti di centrosinistra che gettano sospetti sul blocco dei computer. «Il blocco del server di Laziomatica potrebbe nascondere il tentativo di cancellare tutte le tracce lasciate dal pirata informatico», dice il senatore Esterino Montino, Ds. La password usata sarebbe però del direttore tecnico di Laziomatica Da giorni il server della società funziona male Il ds Montino: cancellano le tracce del pirata? La sede della Regione Lazio, si indaga per capire chi sia stato l'hacker che ha violato l'anagrafe del Comune

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