E il «partito» di Scelli fa le prove col referendum

E il «partito» di Scelli fa le prove col referendum A MAGGIO LA SUA «AREA» DARÀ BATTAGLIA PER IL NO SULLA FECONDAZIONE E il «partito» di Scelli fa le prove col referendum I suoi pilastri sono la rete della Croce rossa, il volontariato e la «benedizione» di Ruini. Nel 2006 potrebbe córrere col Polo personaggio Guido Ruotolo ROMA LA Croce rossa, l'Unitalsi e la benedizione del cardinale Camillo Ruini, presidente della Conferenza episcopale italiana. Sono queste le tre colonne portanti sulle quali punterà Maurizio Scelli, per far andare in porto la sua nuova «missione»: organizzare i giovani nella politica. E' un progetto ambizioso che, anche se il commissario straordinario della Croce Rossa non lo conferma apertis verbis, prelude a ima sua diretta discesa in campo. Al fianco degli interlocutori di sempre, Silvio Berlusconi e Gianni Letta, e per dar vita a qualcosa di assai simile a una formazione politica che contesti lo strapotere del centrosinistra nel mondo del volontariato cattolico. Non è casua¬ le perciò che l'annuncio di Scelli arrivi in piena campagna referendaria sulla procreazione assistita. Lui, a chi ha deciso di accompagnarlo in questa nuova avventura, ha spiegato le cose nel modo seguente: «Il mio progetto non ha steccati, non vuole reclutare e formare i giovani, come per esempio fanno altri movimenti e organizzazioni di volontariato, ma contribuire a risvegliare in loro tutti i valori autentici della vita. Quelli della difesa e della dignità della vita, della famiglia, della fede, del rispetto delle persone. Valori che non possono scendere a compromessi con i matrimoni tra omosessuali, o la soppressione di un embrione, che per me è vita, per curare un'altra vita». Un messaggio chiaro che Scelli sta portando in giro per l'Italia da settembre, in quel mondo tanto presente quanto capillare che è il volontariato «istituzionalizzato». Un messaggio al quale potrebbe essere sensibile un ampio bacino di organizzazioni che, in alcuni casi, sono già in contatto per motivi diversi con il commissario straordinario. E' il caso dell'Mcl, il Movimento cristiano lavoratori, l'Alcol (Associazione intersettoriale cooperative lavoratori) e il patronato Sias (Servizio italiano assistenza sociale); della fondazione Rui, presieduta dal professor Cristiano Ciappei che da quarant'anni opera a sostegno del diritto allo studio e dell'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro; dei sessantamila membri laici della potente congregazione dei Legionari di Cristo che della università pontificia «Regina Apostolorum» di Roma hanno fatto una fucina del pensiero teocon. Scelli spiega che il suo obbiettivo primario «non è un movimento cattolico, ma un movimento nel quale si riconoscano i giovani». E tuttavia, in quella direzione vanno la sua storia personale, i suoi contatti, le sue frequentazioni politiche. Per capirlo, bisogna fare un passo indietro. A quando aveva 16 anni - il ragazzo di Sulmona, Abruzzo, era una promessa del calcio (mezz'ala) e la madre lo portò a Lourdes, dopo un grave incidente. In quell'occasione, Maurizio Scelli scoprì il mondo della fede e dei disabih, e si impegnò nel volontariato. Per dieci anni è stato segretario gene¬ rale dell'Unitalsi, la più grande associazione del volontariato cattolico (organizza 400.000 persone), e durante questa sua esperienza fu costruito dall'Unitalsi il più grande albergo del mondo per disabih, a Lourdes, con una recettività di 400 posti letto. E 150 disabih Scelli porterà a Rotterdam, a vedere la finale di calcio Italia-Francia, grazie a 300 ragazzi che assistettero e accompagnarono i disabih. E' questo mondo la sua forza, la sua base. E' il cardinale Camillo Ruini, presidente della Gei, che invece parlò di lui al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta. Ma il salto in politica, tentato una prima volta nel 2001, ebbe un esito negativo. In quota Forza Italia, Scelli si ritrovò candidato alla Camera, nel collegio 20 di Roma, nel 2001, battuto dal diessino Walter Tocci (34.755 voti contro 28.457). Sconfitto, gli venne proposta l'avventura della Croce rossa. Che lui ha affrontato di petto, rilanciandone le strutture organizzative e l'immagine un po' polverosa fino al successo mediatico e sul campo con la liberazione delle due Simone. La fedeltà a questo progetto lo ha portato a rinunciare finora alle proposte di candidatura per la Casa delle libertà, alla presidenza della regione Abruzzo e alla vicepresidenza del Lazio, nel listino del governatore uscente, Francesco Storace. Con l'estate però, il suo lavoro alla Croce Rossa si concluderà. E allora, c'è spazio per un secondo tentativo con la politica. E se l'obiettivo è la riscoperta dei «valori autentici della vita», i primi passi il nuovo movimento li muoverà nella battaglia referendaria di maggio, naturalmente contro i quesiti posti dai referendari. In questa prima fase, Scelli non si schiererà politicamente. Lo farà, però, con ogni probabilità alla vigilia della campagna elettorale del 2006, e naturalmente scenderà in campo accanto alla Casa delle libertà. Oggi, invece, ripete Scelii, è il tempo di «porre domande», «di riannodare le fila di un sentire comune, una appartenenza attorno a valori cattolici». Poi verrà il momento della scommessa. Sui giovani, il volontariato e la benedizione del cardinale Ruini. Il commissario dela Cri Maurizio Scelii con Simona Torretta a Baghdad