Strage di Linate, 4 condanne di Paolo Colonnello

Strage di Linate, 4 condanne QUATTRO ANNI E QUATTRO MESI AL DIRETTORE DELL'ENAV, ASSOLTI GLI ALTRI TRE IMPUTATI Strage di Linate, 4 condanne Il superstite e i parenti delle vittime: non è giusto Paolo Colonnello MILANO «Lo sento ancora io, il fischio di quella mattina». Un fischio lugubre e intenso, quello delle lamiere in fiamme del Boeing scandinavo che il mattino dell'S ottobre del 2001 aravano l'asfalto dell'unica pista di Linate, in una folle corsa verso il deposito bagagli. Pasquale Padovano era li, in servizio al toboga con altri quattro coUeghi che vennero polverizzati, unico sopravvissuto delle 118 vittime di quel terribile incidente. Sopravvissuto, si fa per dire. Perchè lui, pluriustionalo - 28 interventi subiti e altrettanti che lo attendono - si considera in realtà la centociiciannovesima vittima, rimasto in vita solo per testimoniare il dolore di quella tragedia. E la rabbia che lo prende anche stavolta, quando il gup Nicola Clivio emette la nuova sentenza con rito abbreviato per gli ultimi imputati del processo. Quattro condannati, tra i tre e i quattro anni di reclusione, grazie allo sconto di pena obbligatorio per il rito alternativo, due assolti per insufficienza di prove (Antonio Cavana e Giovanni Orecchi della Sea) e uno, Sandro Gasparrini dell'Enav, con formula piena. «Lo sento ancora quel fischio e nessuno qui doveva essere assolto. Non è in questi palazzi che si fa giustizia». Ma questa è la sentenza, questa la legge. «Infatti non è colpa dei giudici che devono applicare le leggi. Sono le leggi ad essere sbagliate. È nei palazzi di Roma che si deve fare qualcosa». La pena più alta è per Fabio Marzocca, direttore generale Enav, 4 anni e 4 mesi, il pm aveva chiesto un anno in più. Per il giudice la sua rimane comunque la responsabilità più grave «in quanto connessa alla ritarda¬ ta installazione del radar di terra». Tre anni e 10 mesi per Nazzareno Patrizi, responsabile regionale, e Raffaele Perrone, responsabile dei controllori di volo in torre; tre anni e 3 mesi per Santino Ciamiello, responsabile dei servizi del traffico: tutti funzionari dell'Enav, l'ente di controllo che avrebbe dovuto vigilare sul mancato funzionamento del radar di terra e sulla carenza di segnaletica della pista che, con la nebbia di quella mattina d'ottobre, risultarono fatali al piccolo Cessna che, imboccando contromano la pista, tagliò la strada al decollo del Boeing. Una storia di scaricabarile, d'incredibili leggerezze, di omissioni, che pure l'inchiesta, condotta dal pm Celestina Gravina, riuscì a mettere in luce. Gli imputati giudicati ieri, chiesero subito di poter accedere al rito abbreviato. Ma il gup negò il permesso. In apertura del processo di primo grado però, la questione sollevata dai difensori, finì in Cassazione che rinviò le carte al gip. Così una parte dei responsabili individuata dalle indagini subì il processo ordinario con l'accusa di omicidio colposo plurimo e disastro colposo. Condanne ci furono per Sandro Gualano, all'epoca amministratore delegato Enav, e Francesco Federico, responsabile dell'area aeroportuale di Linate e Malpensa (6 anni e me2zo di reclusione ciascuno). Otto anni furono comminati invece al controllore di volo Paolo Zanchetti e a Vincenzo Fusco, direttore dello scalo di Linate. Ieri invece la sentenza ha riguardato personaggi meno "famosi" dell'inchiesta, ma pur sempre indicati come «corresponsabili» del disastro. Per questo l'amarezza tra i parenti delle vittime, non si placa. «La legge ha deciso che così stanno le cose e noi dobbiamo accettarlo», dice rassegnato Paolo Pettinaroli, presidente del Comitato «8 ottobre». «Certo, l'amarezza rimane ma sarebbe rimasta anche se li avessero condannati a 50 anni di carcere. Il vero problema è che non si fa nulla per la sicurezza degli aeroporti, ciò che è accaduto 4 anni fa potrebbe ripetersi anche domattina». Incalza Ivana Cassi Motta, vice presidente del Comitato: «Il problema è proprio questo: la sicurezza negli aeroporti non è ancora garantita. A me non inte¬ ressa che qualcuno sia stato condannato e altri assolti. Non sono una forcaiola. Non m'interessa che la gente vada in galera. L'importante è che queste persone non facciano più il lavoro che facevano perché hanno dimostrato di non saperlo fare». Un'immagine dell'incidente a Linate che l'S ottobre del 2001 costò la vita a 118 persone

Luoghi citati: Milano, Roma