«La soffiata è venuta da Alternativa sociale»

«La soffiata è venuta da Alternativa sociale» MARCO DE VINCENTUS; UN CAMERATA MI HA TELEFONATO PER DIRIVH CHE IN QUELL'ELENCO C'ERA ANCHE II MIO NOME «La soffiata è venuta da Alternativa sociale» L'esponente di An che ha presentato l'esposto: gli avvocati hanno fatto il resto retroscena ROMA FORSE è troppo parlare di complotti o di trappola. Ma certo è che dietro lo scandalo delle firme false c'è un piccolo Watergate, ovvero un reticolo di soffiate, investigatori, squadre di avvocati, qualcbe strappo alla privacy, accessi rubati alle banche dati. E alla fine è venuto fuori un dossier con i fiocchi. Addirittura con allegati i certificati anagrafici di 1300 sottoscrittori della Lista Mussobni «di cui si assume che il documento di identificazione sarebbe falso o inesistente». Tutto comincia con una telefonata. ((Erano alcuni vecchi amici della mia area pobtica, passati in questo frangente con la Mussobni. Sa, io ho 49 anni e da sempre sto a destra. Con i sostenitori di Alternativa sociale ci conosciamo. Insomma, questi vecchi camerati mi dicono: guarda che c'è pure il tuo nome nell'elenco di firme per la Mussobni. E lì mi sono insospettito». L'artefice dello scandalo delle firme false (il soggetto che ha esercitato «l'azione penale popolare») si chiama Marco De Vincentiis, è un primario di otorinolaringoiatria al Pobclinico, professore universitario, preside di un corso di laurea, esponente illustre della lista Storace. E' stato il professor De Vincentiis a presentare un primo esposto. ((Era assolutamente generico», ricorda. «Cominciava con la seguente affermazione: "Lo scrivente ha avuto notizia...". Quindi chiedevo alla corte d'appello copia di tutte le sottoscrizioni alla Lista Mussolini». E poi? «Poi ho dato i documenti all'avvocato». Ed è così che lo scandalo è nato. De Vincentiis prende fiato un momento: «QueUa telefonata è stata l'imbeccata giusta». La vogliamo chiamare soffiata? ((Mica mi potevano dare pure i documenti. Mi hanno dato l'imbeccata e arrivederci». E dopo? «Dopo ho guardato le loro liste. Ho visto che le firme non corrispondevano. E ci siamo messi di buzzo buono a controllare». La «squadra» l'ha fornita l'avvocato Romolo Reboa, penalista del foro di Roma, direttore del mensile «La parola al popolo» con cui ingaggia aspre polemiche con Bossi, Bertinotti o Diliberto, lega- le rappresentante della Regione Lazio in diversi processi. Ovviamente l'avvocato Reboa è di destra, di osservanza storaciana. «Mica è stato così facile - spiega come dice De Vincentiis. C'è voluto un sacco di lavoro. Due giorni interi e una squadra di dieci persone ah'opera. Ha fatto premio il lavoro di équipe». Quarantotto ore al computer e i collaboratori dell'avvocato Reboa fanno bingo. Ma come ci siete riusciti? Non sono dati che si trovano su Internet. Non è che avete violato qualche norma a tutela deba privacy? (di codice mi autorizza a svolgere indagini difensive», premette Reboa. Indagini difensive. In queste stesse ore, sono tanti i partiti che hanno ottenuto le bste dei firmatari di qualche concorrente. I Verdi del Lazio, ad esempio, hanno tra le mani l'elenco di circa duemila sottoscrittori di una Usta civetta che imita in tutto e per tutto il loro logo. «Ma come si fa a controllare se le firme sono regolari oppure no? Mica possiamo accedere alla banca dati dell'anagrafe o del ministero dell'Interno», si cruccia Angelo Bonelli, coordinatore dei Verdi. E invece la squadretta dell'av¬ vocato Reboa è esattamente questo che ha fatto: è stata appesa due giorni ai computer deU'anagrafe comunale per verificare se a un dato nome corrispondesse il documento esatto. Li ha aiutati in questo lavoro il vicepresidente del ConsigUo comunale, Fabio Sabbatani Schiuma, di An, un altro fedelissimo di Storace. «Il vicepresidente Sabbatani ha autenticato che i certificati telematici erano stati acquisiti legittimamente». Senza violazione della privacy? «Assolutamente nessuna violazione - ripete Reboa - i dati sono stati in nostro possesso poche ore e subito h abbiamo trasmessi alla magistratura. Giusto il tempo dei controlli. Da parte di chi? Soltanto di soggetti autorizzati». Oddio, anche l'avvocato Reboa si rende conto che quel controllo effettuato dai suoi assistenti non è proprio normalissimo. «Forse, a voler fare una similitudine, è come rompere il vetro di una macchina per salvare uno che è chiuso dentro e che sta soffocando. Vogliamo dare la colpa al salvatore per il vetro rotto? Che poi, a rigore, io non penso nemmeno che noi abbiamo rotto nessun vetro... Il fenomeno di quei falsi era talmente macroscopico. Era come se qualcuno avesse fatto di tutto per farsi scoprire. Sì, mi sa che qualcuno ha fatto una carognata alla povera Mussolini». Tutto in 48 ore: la squadra dell'avvocato Reboa ha fatto il lavoro, Sabbatani Schiuma ha dato una copertura legale (e infatti c'era anche lui, ilio marzo, davanti alla corte d'appello per presentare, secondo quanto riportava l'Ansa, ((un'accurata documentazione»). De Vincentiis ha firmato l'esposto finale. «Secondo me - dice ora il professore - attorno alla Mussobni non c'è un ambiente molto sereno. E b che l'hanno tradita». Una manifestazione di militanti di estrema destra

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