Eva e le altre: funambole sul filo della vita

Eva e le altre: funambole sul filo della vita LONTANO E VICINO Enzo Bianchi Eva e le altre: funambole sul filo della vita L Vangelo secondo Matteo si apre con la "genealogia di Gesù Cristo, figlio di Davide, figho di Abramo". E in questo lungo elenco di nomi - tre volte quattordici generazioni - che dal padre di tutti i credenti arriva fino a "Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è generato Gesù", sono stranamente citate quattro donne, di cui tre con il loro nome e una con il nome deha colpa di Davide, adultero e mandante di un omicidio: "quella che era stata la moghe di Uria". Ma anche le altre tre non sembrerebbero a prima vista antenate ideali per il Messia di Israele: Tamar si finge prostituta per avere una prole oal suocero dopo la perdita del marito, Rachab è una prostituta di Gerico, Rut una straniera moabita. Sembra (piasi che per l'Antico Testamento - e anche per l'ebreo Matteo, divenuto discepolo di Gesù - perché una donna passi alla stona, anche sacra, è necessario che sia sterile, o che partorisca nei tempi e nei modi più inattesi, o che comunque esca dal consueto mettere al mondo figh e fighe. Del resto, già quello che la bibbia dice di Eva e che l'immaginario di tutte le generazioni ha ritenuto, non è il suo essere "madre di tutti i viventi" - come afferma il suo nome - ma il gesto primordiale, compiuto nellm-principio deha stona dell'umanità. È quanto rileva anche Elena Loewenthal nell'interessante percorso che compie tra JEVa e le altre: "le donne che procreano non fanno storia, assecondano in silenzio l'avvicendamento dehe generazioni". L'autrice, con una partecipazione e una dimestichezza con il testo biblico che vanno ben al di là della sua ottima conoscenza deh' ebraico, delinea un itinerario di "letture bibliche al femminile" che in realtà non riguarda solo figure di donne, ma piuttosto il dipanarsi deha relazione - tra Dio e l'umanità, tra il Creatore e la creazione, tra la donna e l'uomo - attraverso gesti e parole. Così, accanto a Eva e alla sua trasgressione, impertinente "virgola che mette il cosmo in movimento", troviamo il riluttante profeta Giona, che tuttavia resta l'unico personaggio biblico ad affermare senza mezzi termini "io sono ebreo!", e il focoso Eha che in realtà trova la propria identità e il tutto del suo rapporto con Dio non nel tuono, non nel fuoco ma in "un silenzio sottile". E poi, soprattutto, troviamo volti, gesti e parole - poche, ma quanto significative - di donne: Sara, Rebecca, le tre che si vedranno citate tra le antenate di Gesù di Nazaret... Le vediamo soprattutto agire: se, infatti, i capitoh dedicati agh uomini sono retti da verbi come tacere, dire, ignorare, ascoltare, quelh in cui sono protagoniste le donne ruotano attomo a verbi di azione: generare, vivere, nutri¬ re, privare, amare... La Loewenthal si muove liberamente ma non abusivamente nello sta scritto e anche in ciò che sta la di là, nel non-detto biblico: a volte, è come se si divertisse a mettere vocah inattese nel testo consonantico dell'Antico Testamento. Così riesce a ridare tutto il suo squisito sapore agreste all'incontro neha notte tra Boaz e Rut stesi sull'aia dopo la mietitura; così tratteggia mirabilmente una funambolica Rachab che gioca tutta la sua vita non appesa a un filo, ma in equilibrio su di esso: "sia esso un tracciato di frontiera fra un dentro e un fuori, una fune calata coraggiosamente dalla finestra, un filo scarlatto per distinguersi dagli altri...". E in filigrana a questa figura riscattata dalla Loewenthal mi pare di coghere l'autrice stessa che, come Rachab acrobata sul filo deha vita, si muove "con grazia, ragionevolezza, umanità profonda".

Persone citate: Elena Loewenthal, Enzo Bianchi Eva, Gesù, Giona, Jeva, Loewenthal, Uria

Luoghi citati: Gerico, Israele