Berlusconi: «Le Regionali? Ne resterò fuori» di Ugo Magri

Berlusconi: «Le Regionali? Ne resterò fuori» IL PREMIER: FARÒ SOLTANTO QUALCHE CAPATINA. D'ALEMA SI DIMISE? MA LUI NON FU ELETTO DAL POPOLO Berlusconi: «Le Regionali? Ne resterò fuori» «Comunque vada il governo non si tocca, conterà il numero di voti globale» Ugo Magri ROMA Silvio Berlusconi afferra la mano di un cronista e la porta sulla propria nuca: «Tocchi, tocchi pure qua, lo sente il bozzo del famoso treppiede? Ce l'ho ancora. Certo che se mi prendeva sulla testa, addio...». Sta per entrare nel Chiostro del Bramante, il premier, per dare lustro alla cena della Fondazione liberal che compie dieci anni. E mentre gli altri invitati s'infilano nel portone evitando le pozzanghere (un'impresa per Gabriella Carinoci, con tacchi alti come trampoli), Berlusconi si ferma con i cronisti. Racconta di avere trascorso la giornata a sistemare le candidature per le Regionali, i famosi «listini» della discordia sono quasi pronti, stamattina verrà aggiunto l'ultimo nome. Estenuato ma soddisfatto, «in queste elezioni abbiamo buone prospettive, secondo i sondaggi ultimi siamo davanti alla sinistra». La circostanza al Cavaliere pare molto significativa poiché, spiega. «in un momento economico non facile come questo, tutti gli altri governi europei hanno indici di gradimento molto bassi. Il mio, invece, è esattamente pari a quello della mia coalizione, segno che almeno nella Casa delle libertà vengo considerato il leader indiscusso». Non farà campagna elettorale «vorrei restame fuori», confida, tranne «qualche capatina» qua e là nel caso dovessero proprio insistere per la sua presenza. Escluso un impegno massiccio anche perché, anticipa, «qualunque sarà il risultato delle Regionali, il governo resterà al suo posto». Massimo D'Alema, però, dopo la sconfitta si dimise, gli viene obiettato... «Già, ma lui non era mai stato eletto premier. Cercava nelle Regionali un consenso popolare che non aveva mai avuto e, verificato che nonostante il suo impegno gli italiani gliel'avevano negato, dovette rinunciare. Io, invece, sono stato messo a Palazzo Chigi dalla maggioranza degli italiani», di congedi anticipati non se ne parla nemmeno. Comincia a piovere, un uomo della scorta gli poggia il cappotto sulle spalle, un altro spalanca l'ombrello. Ma lei, gh viene chiesto, quali regioni prevede di conquistare? «Penso che in tutte quelle più importanti, dove noi siamo già al governo, si confermerà il risultato. Speriamo poi di far bene anche in quelle più travagliate, dove c'è un problema di classe dirigente...». Finirà 8 a 6 per i vostri avversari? Oppure 9 a 5? Berlusconi svicola, «dipende dalle singole situazioni, dai candidati che mettiamo in campo, da tante cose. Però non è questo il calcolo da fare: più che il numero delle regioni, vanno considerati i voti nostri e del centrosinistra. Noi faremo riferimento a questo risultato complessivo, altrimenti saremmo già svantaggiati perché loro possono contare in partenza su tutte le regioni rosse». Salta fuori inevitabile la domanda sui suoi rapporti con Ciampi, e Paolo Bonaiuti (il portavoce) lo tira prudentemente per la giacca con la scusa di condurlo al riparo. Berlusconi garantisce che è tutto a posto, anzi che un problema da parte sua non c'è mai stato, la nota con cui dava atto al Presidente della sua correttezza istituzionale ha chiuso ogni eouivoco. «ma se l'avessimo antipaca di mezza giornata non ci sarebbe stata nemmeno la presa di posizione del Quirinale domenica mattina», il premier si rammarica del ritardo fatale, però «era sabato pomeriggio, voi sapete», e fa il gesto di quello che qui non funziona niente, mi lasciano solo per andarsene a ballare. E Bertinotti? Cosa ne dice del suo congresso? Il Cavaliere cade dalle nuvole, «non me ne sono occupato», giura; ma poi, quando gli chiedono cosa pensa del Comandante Fausto che vuole abolire la proprietà privata, Berlusconi si mostra preparatissimo: «Almeno lui non nega le sue radici. Viva Bertinotti!», esclama con un sorriso a trentadue denti. E' sul portone, c'è tempo per una battuta su Oriana Fallaci, gh piacerebbe se Ciampi nominasse la scrittrice e giornalista senatore a vita? «Certo, e sarebbe un'ottima candidatura». yv, ■■:' v---.- Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi

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