MANTAKAS La morte che scatenò gli Anni di piombo di Francesco Grignetti

MANTAKAS La morte che scatenò gli Anni di piombo TRENrANN» FA, IL 28 FEBBRAI01975, ucciso m uno scontro con militantì pell-estrema sinistra MANTAKAS La morte che scatenò gli Anni di piombo Francesco Grignetti ROMA Ventotto febbraio 1975, trent'anni fa. A Roma, in piazza Risorgimento, c'è un ragazzo che si accascia a terra. Ha un proiettile in fronte. Si chiama Mikis Mantakas, iscritto al Fuan, studente greco fuorisede. Assieme ad altri giovani camerati, Mantakas è uscito da una porta posteriore della sezione del Msi di via Ottaviano e ora, con la cinghia dei pantaloni arrotolata sul pugno, sta andando all'assalto del gruppo di autonomi che li assediano con spranghe, molotov e bastoni. Ma trova sulla sua strada due coetanei che gli spianano contro le pistole. Sparano. Mantakas muore. Comincia così un'altra pagina buia di violenza politica. L'ennesimo anello della catena di eventi che porterà l'Italia dritta negli Anni di Piombo. Una giornata da dimenticare, quel 28 febbraio 1975. O forse no: da ricordare anche nei minimi particolari- Si comincia male. Con un tafferuglio all'ingresso del Palazzo di Giustizia. E' cominciato da una settimana il processo per la strage di Primavalle (1973) e c'è Achille Lello alla sbarra. I militanti del Msi hanno dato vita a manifestazioni dure fin dal primo giorno. Si lamentano aggressioni, danneggiamenti, botte. La risposta dell'ultrasinistra è scontata. Corteo non autorizzato da Primavalle fino a piazzale Clodio: primi incidenti con la polizia. Presidio davanti al tribunale: altri incidenti. C'è in prima fila a ostentare un'aria spavalda e aggressiva un certo Alvaro Lojacono, vent'anni, vestito alla moda del tempo con occhiali a specchio, cappello da marinaio e impermeabile bianco. Si accapiglia subito con uno di destra. Li dividono i carabinieri del maggiore Antonio Varisco, che è 1 ufficiale responsabile dell'ordine pubblico a Palazzo di Giustizia, e che qualche anno dopo verrà ammazzato dalle Brigate Rosse. All'ora di pranzo, terminata l'udienza, riprendono gli scontri. C'è l'assalto alla sezione del Msi di via Ottaviano. Nuovi tafferugli. La sortita dei giovani di destra. Il tiro al bersaglio in piazza Risorgimento. E' forse la prima volta che le pistole sparano in piazza. Un poliziotto di passaggio si butta coraggiosamente all'inseguimento dei due spara¬ tori. Li rincorre. Riesce a catturarne uno, si chiama Fabrizio Panzieri, militante dell'Autonomia operaia. Qualche ora dopo, c'è già la prima perquisizione a casa del suo amico Lojacono. Lo hanno riconosciuto in diversi del Msi. Lui a casa non c'è; ai carabinieri apre la cameriera. Alvaro abita in un elegante appartamento a due passi da Campo dei Fiori con il padre, Geppo, noto economista che collabora all'Istituto per gli studi di programmazione economica, illustre iscritto del Pei dagli Anni Cinquanta. Da quel momento, per un paio di anni, per Alvaro Lojacono è tutto un susseguirsi di indagini, processo, latitanza. Toma in circolazione solo dopo il marzo del 1977, quando il tribunale in primo grado lo assolve dall'accusa di omicidio. Nel frattempo è diventato un «eroe» del Movimento. E non solo: a sostegno del suo amico Fabrizio Panzieri, che è stato condannato a otto anni per concorso morale nell'omicidio, tre mostri sacri della sinistra, ovvero Vittorio Foa, Aldo Natoli e Antonio Landolfo componenti del Comitato per la liberazione di Panzieri, si autodenunciano provocatoriamente. Un po' alla maniera del processo a Lollo, anche per Panzieri e Lojacono c'è stata una veemente campagna innocentista che ha mobilitato intellettuali e politici, so- prattutto socialisti e pduppini. Lojacono - si scoprirà poi in quei due anni di latitanza non ha lasciato Roma. Tutt'altro. Assieme al suo più caro amico, Valerio Morucci, e tanti altri reduci dall'esperienza di Potere Operaio, ha cominciato la pratica della lotta armata. Prima il terrorismo minore delle Fac, Formazioni armate comuniste. Poi, nel 1977, il salto nella colonna romana delle Br. E qui c'è l'incredibile parabola, la doppia vita, l'esistenza parallela di Lojacono. Hanno raccontato diversi pentiti che Alvaro, nome di battaglia «Otello», partecipa all'assassinio del giudice Riccardo Palma (14 febbraio 1978), all'agguato di via Fani (16 marzo 1978), all'omicidio del giudice Girolamo Tartaglione (10 ottobre 1978). E' entrato da «irregolare» nella colonna specializzata in attentati a magistrati e poliziotti. Dipende da Adriana Faranda. Fa coppia fissa con il suo amico Alessio Casimirri. Pende dalle labbra di Morucci. Intanto conduce l'apparente vita di sempre. Arriva il secondo grado del processo Mantakas: dibattimento dal 28 aprile al 31 maggio 1980. Il giovanotto è quasi sempre in aula. Se lo ricorda bene Filippo Mancuso, l'ex ministro della Giustizia, che oggi è un deputato di Forza Italia e all'epoca presiedeva la corte: «Sempre elegante, in abiti di velluto scuro da ragazzo di buona famiglia. Sfrontato. Sguardo duro. Ricordo anche il padre, affranto, sullo sfondo». Al processo, a sorpresa, nonostante i dubbi dei testimoni d'accusa, militanti del Msi che erano con Mantakas a piazza Risorgimento e che ora ritrattano, lo condannano a sedici anni di carcere. Dice ancora Mancuso: «Lojacono non se l'aspettava proprio». Fece ricorso in Cassazione e perciò rimase in libertà. Allo stesso tempo si diede da fare per sparire. Il padre bussò a tutte le porte finché non trovò aiuto da un vecchio amico, un parlamentare del Pei, che fece ottenere al figlio una buona accoglienza in Algeria. Oggi Lojacono ha la cittadinanza svizzera, non può essere estradato in Italia, ha scontato undici anni di carcere a Lugano per l'omicidio Tartaglione. Per la morte di Mantakas non ha fatto un giorno di carcere. UN ANNO DI VIOLENZA POLITICA B GENNAIO II 241'estreniista di destra Mario Tuti uccide due carabinieri che stavano per arrestarlo. ■ FEBBRAIO IL 28 Mikis Mantakas è ucciso durante uno scontro con militanti dell'estrema sinistra a Roma. ■ MARZO III 3 Sergio Ramelli, membro del Fronte della Gioventù, viene aggredito a Milano da militanti di estrema sinistra. Muore alcuni giorni dopo. a APRILE il 14 membri dì Autonomia Operaia sequestrano, a Milano, Carlo Saronio, che rnuore a poche ore dal rapimento. Il 16 Antonio Braggion, neofascista, uccide, a Milano, con un colpo dì pistola, Claudio Varalli. ■ MAGGIO 1122, durante un'azione dimostrativa dei Nap al manicomio giudiziario di Aversa, un ordigno uccìde il nappista Giovanni Taras ■ GIUGNO Il 5, in uno scontro a fuoco per liberare l'industriale Vallarino Gancìa prigioniero delle Br, è uccisa la moglie di Renato Curdo, Margherita Cagol e restano feriti due carabinieri. Il 13 un militante di Le, Alceste Campanile, è ucciso con un colpo alla nuca presso Reggio Emilia. Ili 7 neo fascisti lanciano molotov contro un corteo dì militanti del Pei. Una delle molotov colpisce Jolanda Paladino che muore quattro giorni dopo, ■ OTTOBRE Il 29 il militante del Msi Mario Zichieri viene ucciso a colpi d'arma da fuoco a Roma ■ NOVEMBRE l'11, nel corso dì une manifestazione della sinistra extraparlamentare, è ucciso dalla polizia, Pietro Bruno. A favore degli imputati dell'uccisione si mobilitarono intellettuali e politici soprattutto in due partiti: Psi e Pdup Il responsàbile, Alvaro Lojacono, entrò nelle Br e fu coinvolto in altri delitti Ma per questo non andò mai in carcere Una delle poche immagini di Mikis Mantakas, lo studente greco di Medicina dell'Università La Sapienza, ucciso il 28 febbraio 75. A destra: uno scontro tra estremisti di destra e sinistra davanti a una sede Msi negli Anni 70 rM m .RIGORE )\J: ÌJ. MKIS MANTAKAS Atene,13Luglio WiS ~ Roma 28Febbraio !97S MARTI ROMA 28. i&Cv^ In piazza Risorgimento a Roma la lapide dedicata al «martire europeo»