Poveri laureati, l'Azienda Italia non li ama più di Gabriele Beccaria

Poveri laureati, l'Azienda Italia non li ama più PIÙ' OMBRE CHE LUCI DA UN'INDAGINE SU CINQUANTASEIMILA NEODOTTORI Poveri laureati, l'Azienda Italia non li ama più Chi riesce a trovare un'occupazione si deve accontentare di uno stipendio «da fame» Gabriele Beccaria Opportunità di lavoro dopo la laurea? Non molte e ultimamente in calo. Chances per le donne dottoresse? Ancora minori. Primo stipendio? Basso da essere imbarazzante. Offerte al Sud? Minime, come sempre. L'indagine numero 7 di '(AlmaLaurea» sulla «condizione occupazionale dei laureati italiani^ disegna un panorama abbondante di ombre, scarso di luci e segnato da una serie di sorprese. E' la ricerca più attendibile sul tema (condotta su 56 mila neo dottori di 40 atenei) e chi è fresco di titolo farà bene a cercarla e a darle uno sguardo attento. C'è molto da scoprire e molto da imparare. E' stata presentata ieri a Ferrara, in una lunga giornata in cui si sono alternati dati, analisi, commenti e interventi, a cominciare dall'ideatore, Andrea Cammelli, fino al ministro dell'Istruzione, Letizia Moratti, al sottosegretario al Welfare, Mauri¬ zio Sacconi, al presidente della Confindustria, Luca Montezemolo, e a tanti studiosi. Il verdetto finale recita così, freddo freddo: «Si contrae l'ingresso dei neolaureati nel mercato del lavoro. Le difficoltà occupazionali colpiscono prima le donne e sempre più importanti diventano gli stage e le conoscenze informatiche». In numeri il tasso di occupazione a un anno è solo del 54,2Vo, mentre a tre anni sale al 730Zo e a cinque si stabilizza aU'86%. I numeri dello studio, com'è naturale, sono sequenze quasi illimitate, destinate alle interpretazioni degli esperti, ma a chi è giovane interesserà scoprire le sorprese, che possono tradursi in altrettanti indizi per la conquista un po' meno tormentata del «posto». Ecco la prima soipresa, spiegata da Cammelli: «Se è vero che la laurea più "spendibile" resta ingegneria, la graduatoria finisce per essere fiiorviante. Già a un anno e poi sul medio periodo tutte le lauree tendono a garantire tassi simili di occupazione, anche quelle umanistiche. Proprio le facoltà considerate deboli dimostrano una vitalità sorprendente». La seconda sorpresa è legata al disequilibrio - che continua a non sanarsi - tra l'eccesso di «umanisti» e la scarsità di ingegneri. «Alle facoltà scientifico-tecnologiche si indirizza prevalentemente una "popolazione" di giovani con una forte vocazione alla promozione sociale: si tratta soprattutto di individui dallo status modesto e i corsi di laurea più impeciativi rappresentano per loro il principe o la principessa azzurri, che altrimenti non riuscirebbero mai a trovare». Eppure, dopo tanti sforzi e sacrifici il piincipe azzurro (se lo si incontra) si rivela molto avaro (e questa è la terza sorpresa anche se, probabilmente, la meno clamorosa): garantisce in media uno stipendio di appena mille euro al mese e anche negli anni successivi continua a dimostrarsi molto parsimonioso. «Ciò significa che i laureati non sono così richiesti come in genere si pensa e si ripete nei talk show. La contrazione dipende dalle difficoltà del sistema produttivo, impegnato in ima lunga transizione dal vecchio al nuovo, in cui subisce la concorrenza del mercato globalizzato». Così la quarta sorpresa è diventata propino il tema della giornata di Ferrara: «Mentre i dati Istat mettono in luce l'aumento dell'occupazione, i posti per i laureati invece calano. Non c'è che una spiegazione: è evidente che gli investimenti in capitale umano e quelli in ricerca&sviluppo, sebbene sempre invocati, restino una realtà circoscritta a poche aziende. E' per questo motivo - spiega Cammelli - che nel decreto sulla competitività sarebbe saggio aggiungere la misura degh sgravi fiscali per chi assume laureati». Un suggerimento che si è unito a quello m Luca Montezemolo («Ab- biamo bisogno di una defiscalizzazione in tutti i progetti di ricerca da parte delle imprese) e alle analisi di Letizia Moratti («Hanno più opportunità i giovani con alte conoscenze informatiche, che hanno partecipato a stage e hanno fatto esperienze all'estero») e di Maurizio Sacconi («Persiste l'emergenza dell'uscita tardiva dagh studi universitari, visto che la media è 28 anni»). La quinta - e ultima - sorpresa consiste in un consiglio. «Dopo la laurea è saggio cercare subito un'occupazione - sottolinea Cammelli -. Il master è giusto farlo quando si è maturata un'esperienza di lavoro, altrimentisirischia di continuare a studiare indefinitamente avvicinandosi pericolosamente all'età pensione». Se non sono soddisfacenti in Italia - aggiunge - meglio cercare le opportunità altrove, come in Estremo Oriente. «Nella nostra banca dati abbiamo 420 laureati che sanno il cinese». CHI LAVORA 56,8 DOPO UN ANNO DALLA LAUREA tSJìSM6) m 1999 2001 2002 LAVORANO 2094 nónTercano 1 cercano'1 40'Zo 60'A SO'/o lOO'j 1,1 LE FACOLTÀ' PIÙ'GETTONATEo^i INGEGNERIA ARCHITETTURA INSEGNAMENTO CHIMICO EARMCEUTICO POLITICO-SOCIALE LINGUISTICO EDUCAZIONE FISICA ECONOMICO STATISTICO AGRARIO PSICOLOGICO SCIENTIFICO LETTERARIO GEO-BIOLOGICO MEDICO* GIURIDICO* TOTALE •Quota elevata di laureati che non cercano lavoro perché in formazione post-laurea

Persone citate: Andrea Cammelli, Cammelli, Letizia Moratti, Luca Montezemolo, Mauri, Maurizio Sacconi, Sacconi

Luoghi citati: Estremo Oriente, Ferrara, Italia