«Una lettera per il mio amico Papa» di Francesca Paci
«Una lettera per il mio amico Papa» IL FONDATORE DEL SERMIG IERI HA CONSEGNATO IL TESTO AL SEGRETARIO DI GIOVANNI PAOLO II «Una lettera per il mio amico Papa» Ernesto Olivero: ci conosciamo da tanti anni# prego per lui retroscena Francesca Paci TORINO CARISSIMO Santo Padre, le vogliamo tanto bene...». Comincia così il bighetto che Emesto Olivero ha consegnato ieri al segretario di Giovanni Paolo n Stanislao Dziwisz, un incontro di una ventina di minuti al decimo piano del Policlinico GemeUi, dove il fondatore del Sermìg ha pregato ieri mattina per la salute del Pontefice, ricoverato in una camera a pochi metri di distanza. «Ho visto volti sereni, fiduciosi. Era mezzogiorno, il Papa stava concelebrando la funzione... o almeno, certamente l'ascoltava attento». Questa sera alle 21, all'Arsenale della Pace di Torino, Olive¬ ro presenterà la prima della sua messa cantata «Dal basso alla terra», un'opera dedicata alla vita di Karol Wojtyla e musicata da Mauro Tabasso. Il libretto, frutto di tre anni di lavoro, porta in calce l'autografo di Sua Santità: «Fu lui a controfirmare la liturgia dopo aver ascoltato le note», ricorda Olivero mostrando, orgoglioso, la preziosa raccolta di liriche. Un pegno d'amicizia. «Lo conobbi nel 1978, un paio di settimane dopo il suo arrivo nella Capitale. Volevo incontrare il Papa a tutti i costi e avevo preso qualche giorno di ferie dalla banca dove lavoravo. A Roma suor Letizia Panzetti mi combinò un appuntamento con alcuni seminaristi polacchi e tramite loro arrivai a Stanislao Dziwisz: era già segretario e mi accompagnò m Vaticano». Un po' stona, un po' leggenda. ecco l'inizio di un rapporto che dura da ventisei anni e parte proprio con il dono di un librò piccino come «Dal basso alla terra». Un volume simbolico che, fipiega Ernesto Olivero, fatalmente non esiste più: «Quel giorno, a San Pietro, nella stanza da cui recita l'Angelus la domenica, Giovanni Paolo II mi regalò un suo saggio con dedica e un manifesto. Ci crederebbe? Li persi entrambi sul treno per ritornare a Torino. Ero troppo confuso, turbato». Il cammino del fondatore del Sermig incrocia quello del Pontefice molte volte, decine, forse un centinaio. La più emozionante? «La prima, certamente. E poi quando andammo insieme a Damasco, nel 2001, per visitare la grande moschea omayyade. Nessun Papa prima di lui era entrato in un luogo di culto musulmano. Lo guardavo, in silenzio. Eccezionalmente, abbiamo taciuto entrambi a lungo. Il Santo Padre era appena stato a Gerusalemme, era molto provato, stanchissimo». Olivero !)rende nota di ogni incontro «potrei tenere un diario»), appunta consigli («passai da lui anche prima di recanni in missione in Ruanda»), comincia allora la stesura della lunga lettera al Pontefice che costituirà l'ossatura dell'opera musicale rappresentata questa sera a Torino. «Volete sapere com'è il mio amico Karol Wojtyla? Forte, serio, ma anche spiritoso. Avete sentito come ha commentato la tracheotomia? "Un'operazione piccola, d'accordo. Ma dipende per chi'». Il film dei ricordi di Olivero corre a ritroso fino a dieci anni fa, il trentennale dell'Arsenale della Pace. «C'era anche Sua Santità, aveva accettato di partecipare alla festa. Io lo vado a ricevere, la sala era gremita di gente, e lui come mi saluta? "Lei chi è? Ci conosciamo?". Mi prendeva in giro, capito? Un uomo a 360 gradi, globale». Idealmente ci sarà anche Giovanni Paolo H al concerto dedicato a lui: l'organizzatore ne è certo. «Fosse stato un po' megho sarebbe venuto personalmente. È caduto mille volte e mille volte si è risollevato. Per questo so che nonostante l'intervento alla gola tornerà a parlare, magari un po' meno brillantemente di prima, ma lo farà». L'augurio è tutto in quel messaggio scritto a mano e lasciato nella sala d'aspetto al decimo piano del policlinico romano, dove l'aria è densa delle preghiere dei fedeli e delle onde elettromagnetiche delle televisioni di tutto il mondo. «Carissimo Santo Padre, le voghamo tanto bene e aspettiamo di vederla presto in salute. Grazie per l'esempio che offre, anche nella malattia». Firmato: l'amico torinese. Ernesto Olivero in una foto d'archivio con papa Giovanni Paolo II
Luoghi citati: Damasco, Gerusalemme, Roma, Ruanda, Torino
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