«Un omicidio lento e giornaliero Non possiamo continuare così»

«Un omicidio lento e giornaliero Non possiamo continuare così» ■. . . .- - . - ^ . - . . .. - .■- . .,: ■.■■- ■..■; : - . :.-'; L'ALLARME DEL MEDICO PERSONALE LO CURO' NELL'ULTIMO VIAGGIO A LORETO «Un omicidio lento e giornaliero Non possiamo continuare così» retroscena Marco Tosattl CinÀ DEL VATICANO Lf ULTIMO viaggio cbe il i Papa ba compiuto nel 2004 è stato a Loreto, il 5 settembre scorso, alla festa dell'Azione Cattolica, nella piana di Montorso. Fu un calvario: alla fine dell'Angelus non ce la faceva più a parlare; leggiamo negli appunti presi a margine dell'omelia, letta in gran parte dall'arcivescovo Leonardo Sandri, Sostituto per gli Affari Generali. «Lotta duramente per leggere, con grandissimo sforzo. Ogni parola è una salita, le conquista una ad una». Poi ci fu il pranzo con i vescovi, ospiti di monsignor Comastri, allora Prelato della Basilica. Ma Giovanni Paolo II era esausto, e i convitati l'hanno visto passare, per andare a riposarsi, sul suo tronetto mobile, la schiena appoggiata allo schienale, le braccia abbandonate in giù, lungo le sponde del tronetto. Dopo circa mezz'ora si è unito al gruppo dei presuli il segretario particolare del Pontefice, l'arcivescovo Stanislao Dziwisz, ed è cominciato il pranzo. La sua presenza ha tranquillizzato tutti, e il pranzo è cominciato. Alla tavola c'erano anche il professore Renato Buzzonetti, il medico che segue il papa da sempre, e un altro medico, il «rianimatore» che segue sempre il Pontefice. E le condizioni di prostrazione di Giovanni Paolo II hanno fatto sbottare l'ottantunenne «archiatra» pontifìcio: «Questo è un omici¬ dio lento e giornaliero... Non possiamo fare così». Il rianimatore ha stemperato la situazione, dicendo che il cuore stava bene, e che il problema - come sarebbe stato confermato drammaticamente più tardi era la respirazione. E infatti durante la messa ha chiesto acqua, e quando «Mietek», il secondo segretario particolare gliel'ha portata, si è aggrappato al bicchiere come se la volesse mangiare. E' da tempo che il medico pontificio, a mezza bocca, o con qualche esplosione «ex abundantia cordis», come quella compiuta a Loreto, consiglia e predica meno stress, meno fatica, meno udienze, meno incontri per il Pontefice anziano e malato di Parkinson, oltre che immobilizzato sul «tronetto» mobile. Senza fortuna. E il primo a non volergli dare retta è proprio il diretto interessato, il massimo responsabile degli sforzi eccessivi che compie - quotidianamente. Ma forse la crisi del febbraio 2005 ha avuto un effetto. Monsignor Pawel Ptasznick, responsabile della Sezione polacca in Segreteria di Stato, si augura che ora Wojtyla si convinca finalmente a riposarsi. «Sembrava che il Santo Padre stesse meglio dopo il primo ricovero ma tutti gli mcontri ai quali ha preso parte, e poi l'Angelus... forse è stato tutto prematuro», ha dichiarato monsignor Ptasznik. Il prelato auspica una «degenza più lunga, in modo che il Santo Padre possa prendersi tutto il riposo di cui ha bisogno». Prematuro, molto probabilmente. Ma all'interno dei Sacri Palazzi c'è chi da una lettura particolare della fretta mostrata da Giovanni Paolo II nell'abbandonare il Gemelli dopo la prima crisi. «La polemica sulle dimissioni ha giocato un ruolo molto importante - ci è stato detto -. Quando sui giornali sono apparse quelle discussioni, se il Papa debba o non debba dimettersi, c'è stato come un accanimento, per reazione, a farlo vedere nei giorni seguenti. Uno sforzo certamente assecondato dal Santo Padre, che desidera fare, fare tutto, fino all'ultimo». Ma se il Pontefice supererà questa crisi, qualche cosa dovrà cambiare nello stile di regno. «Credo che adesso tutto andrà misurato col contagocce. Dovrebbe riposarsi di più, ed evitare anche le "videoconferenze", come quella dell'udienza di mercoledì scorso. Non ci vuole fretta di uscire dal Gemelli...E' meglio un mese intero. Basta che riesca a ricevere il Segretario di Stato, il cardinale Ratzinger, il cardinale Sepe e il cardinale Re per le cose più importanti; le firme delle nomine, per esempio, e poi che lo lascino quietare. Che faccia il Papa. Dia le direttive, e i responsabili vanno e fanno». éé S^^ava stesse ^™ meglio dopo il primo ricovero, poi troppi impegni, l'Angelus: forse è stato tutto AA prematuro (jLf^L Lotta duramente ™" per leggere con grandissimo sforzo Ogni parola pr lui diventa una salita le conquista una ad una 9^ Il dottor Renato Buzzonetti

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