Addio conte, preferisco il divo di Masolino D'amico

Addio conte, preferisco il divo Addio conte, preferisco il divo Masolino d'Amico ATTORE e scrittore, Julian Fellowes ha vinto l'Oscar come autore della sceneggiatura del magnifico film di Altman Gosford Park. Lì si era . dimostrato un grande esperto di usi e costumi dell'alta società inglese tra le due guerre; in questo suo primo remanzo sposta il campo di osservazione all'epoca, molto più vicina a noi, di John Major, subito prima dell'avvento dei laburisti che tanto si sarebbero sforzati di cambiarli. Come da titolo, è una storia di snobismo, motore di gran parte dell'azione essendo il tentativo quasi sempre frustrato operato da membri di classi meno privilegiate per entrare nel circolo dorato dell'aristocrazia. Che gli inglesi siano stati per secoh divisi socialmente da frontiere quasi invalicabili è sempre stato ben noto, e ampiamente illustrato, dalla letteratura. In una commedia diToihRobertson di metà Ottocento, Caste, ima popolana peraltro angelica sposa un giovane nobile la cui famiglia finisce per accettarla, ma ciò non può costituire un precedente: la vita è come un treno, spiega un personaggio, si nasce con in tasca un bighetto di prima, seconda o terza classe, e non sono ammessi cambiamenti. Più di Un secolo dopo nel mondo descritto da Fellowes le cose sono rimaste sostanzialmente identiche. Esistono dei privilegiati, talmente al di sopra dei comuni mortali da potersi permettere di ignorare ufficialmente di esserlo; e intomo, soltanto persone che cercane di mescolarsi a loro, di essere ammesse neUe loro case, di potersi vantare dell'intimità con loro presso altri meno fortunati. La trama è semplice, una bella ragazza riesce miracolosamente a sposare un conte dalla prosapia antichissima e dai possedimenti sterminati, ma che, come ben presto viene fuori, detesta la mondanità, si interessa solo alla campagna e alla caccia, sessualmente è primitivo. In capo a due anni Edith si annoia, incontra un fatuo divo della Tv, scappa con lui. Senonché entrambi hanno commesso un errore: lui ha credute che lei fosse un passaporto per entrare nell'alta società, nella quale invece non ha fatto in tempo a mettere radici; lei ha scambiato per glamour la vita del divette, così seguita dalla stampa di serie B... Questa vicenda è ancora più scarna di quella di Una manciata di polvere alias Lady Brenda (1934) con cui ha qualche punte in comune, ma occupa all'incirca il doppio di pagine del capolavoro di Evelyn Waugh, e non solo perché Fellowes non possiede la stessa capacità di concentrare l'ironia in un sole perfide dettaglio (chi d'altronde l'avrebbe?). Le intenzioni di FeUowes sono diverse e non esattamente satiriche. Si tratta di illustrare, con metodicità e con una paziente attenzione ai minimi particolari, ogni sfumatura di questa malattia inglese, la passione per l'aristocrazia. Il portavoce dell'autore è come lui un attore di professione, di buona estrazione sociale e con qualche aggancio nella «haute». Questo narratore è presentabile e non è provinciale; è in grado, per esempio, di coniare aforismi come «Amo Parigi. Ci sono città dove ci si può divertire soltanto con l'aiuto di persone del peste e altre in cui si possono divertire tutti. Parigi è una di queste ultime, il che va benissimo, considerato l'aiuto che in genere offrono i residenti». Dopo avere assistito al mal di fegato di una coppia di amici che pur abitando a poca distanza dal maniero di campagna dei favolosi Broughton non sono mai riusciti a conoscerh, gh capita di essere tramite della presentazione della attraente Edith Laverty allo scapolo d'oro Charles Broughton, dopodiché vive da confidente tutte le tappe del loro corteggiamen¬ to, fidanzamento e matrimonio, compresi rituah britannici fondamentali come la gita a Ascot e lo «stag party» e addio al celibato deUo spese (viaggio a Parigi in jet privato e serata in un night di pessimo gusto). E' sempre lui che come parte della troupe che gira una fiction nella dimora dei Broughton mette involontariamente in contatto l'annoiata sposa col rubacuori Simon Russell, cui il costume settecentesco dona in mode particolare... Contemporaneamente dentro e fuori l'ambiente dorate, il portavoce di Fellowes spiega continuamente e spiritosamente, ma non sempre evitando il rischio di ripetersi, le ragioni per cui i nobili e i non-nobili non si capiranno mai. La principale, della quale i non-nobili spesso non si rendono conto, è che i nobili costituiscono un gruppo molto ristretto di persone che si conoscono da sempre e che si fidano soltanto le une delle altre. L'outsider si rivela subito per la limitata familiarità che ha con costoro, e il più semplice modo per escluderlo è cominciare a parlare di conoscenze comuni usando! loro soprannomi: solo gh intimi oseranno chiamare «Goegie» la formidabile Lady Uckland, ma d'altro canto chi non è in grado di farlo non sarà mai ammesso nella sua cerchia. «Snob» di Julian Fellowes, premio Oscar per «Gosford Park», ovvero l'inguaribile passione inglese per l'aristocrazia: come una bella ragazza, stancatasi di un nobile, scappa con un televisivo personaggio che grazie a lei vorrebbe entrare nell'alta società Una scena dal film di Altman «Gosford Park», sceneggiato da Julian Fellowes Julian Fellowes Snob trad. di Maria Cristina Savio// Neri Pozza, pp.350,G16.50 ROMANZO

Luoghi citati: Parigi