Dal caos è nata la libera informazione

Dal caos è nata la libera informazione DOPO LA CADUTA DEL MONOPOLIO DI REGIME L'IRAQ SI E SCOPERTO AFFAMATO DI NOTIZIE Dal caos è nata la libera informazione , i.- TvrcjuotldiarTr, siti, blog : spesso polemici"eattendtoifr analisi Caria Reschia AL Sabah (Il Mattino), il quotidiano iracheno che dopo mesi di «si dice» ha dato infine qualche elemento in più sulla misteriosa morte di Enzo Baldoni, non è una pubblicazione rivoluzionaria. Anzi. E accreditato, in via ufficiosa, come organo semiufficiale della coalizione angloamericana da cui riceve fondi e di cui appoggia energicamente linea ed istanze. Ma è attendibile, informato e ha un ottimo sito internet bilingue arabo-inglese (www.alsabaah.com) costantemente aggiornato. Perché nel dopo Saddam l'informazione in Iraq - lo ammettono anche osservatori molto critici - è fiorita. Non solo grazie alle parabole che nei mesi successivi all'arrivo delle truppe alleate si vendevano come il pane. Si è parlato della censura: quella verso Al Jazeera, costretta a chiudere la redazione di Baghdad, o quella che aveva scatenato l'ira funesta di Moqtada Al Sadr quando si era visto chiudere il «suo» foglio di propaganda. È un'immagine parziale. Il caos e la lunga assenza di un governo hanno donato all'Iraq il miracolo, forse momentaneo, della stampa più libera del Medio Oriente e del Nord Africa. Tv, quotidiani, siti internet, blog. E giornalisti vittime di sequestri e di agguati, proprio come quelli occidentali, anche se assai meno reclamizzati. Come Abdel Hussein Jazal, reporter della tv satellitare al Hurra (la Libera) ma anche editore di un foglio locale e attivista del partito sciita al Dawa, assassinato a Bassora insieme al fighe di quattro anni, «colpevole» di lavorare per quella che gli Stati Uniti, aprendone la sede nel Nord Virginia, avevano immaginato come la risposta filo-occidentale ad Al Jazeera. E come Raeda Wazzan, una fra le pochissime donne della tv irachena, giornalista per Iraqia, rapita a Mosul con la figlia, una bimba di dieci anni. Un suo collega, Jamal Badrani, era sfuggito al sequestro poche settimane prima. Certo gli Stati Uniti, soprattutto nel tentativo di attrarre l'opinione pubblica araba, non hanno lesinato aiuti mediatici: 100 milioni di dollari solo per avviare l'operazione Imn, Iraqi Media Network, riconvertendo ed espandendo il network di regime su tutti i fronti, dalla radio (Radio Free Iraq) al satelhte al web. Ma le voci dell'Iraq non sono solo quelle dalla parte degli occupanti. C'è Az Zaman (online www.azzaman.com), fondato in esilio a Londra da Saad Al-Bazzaz, fino al 1992 capo della propaganda per Saddam e direttore della tv di stato e del giornale altrettanto «ufficiale» Al-Jumhuryia, la Repubblica. Il quotidiano, disponibile anche in un'edizione irachena, denuncia in maniera tignosa e puntuale ogni abuso, ogni prevaricazione, ogni piccolo e grande disastro imputabile al «nuovo corso». C'è Iraq Today (www.iraq-today.com) che conta fra i suoi estimatori Robert Fisk e che si presenta come il primo giornale nazionale in inglese dell'era )0st saddamiana: ha iniziato le pub)licazioni il 9 aprile 2003 e ogni lunedì viene distribuito nelle principali città irachene e in Giordania. C'è Al Muajaha - testimoni iracheni (www.almuajaha.com), un sito che sulla falsariga dell'occidentale Indy media, a cui è collegato, ospita interventi, articoli e denunce, dal misterioso blocco dei cellulari nel periodo elettorale ai soprusi ai posti di blocco. E ci sono una miriade di siti, sorti soprattutto sull'onda della novità e poi talvolta abbandonati, ma spesso ancora operativi: curdi, sciiti, comunisti, legati allo Sciiri o ai ribelli sunniti. Non c'è più invece, ma il sito ne tramanda la memoria annunciando che ad aprile uscirà un libro che ne testimonierà l'esperienza, il Baghdad BuUetin, un coraggioso tentativo di dare in inglese e con un linguaggio innovativo informazioni «reali» sul dopoguerra che prima di chiudere per mancanza di fondi il 15 settembre 2003 aveva pubblicato reportage di rara completezza.

Persone citate: Abdel Hussein Jazal, Al Sabah, Enzo Baldoni, Jamal Badrani, Raeda Wazzan, Reschia, Robert Fisk, Sadr, Zaman