Pace Bush-Europa, la missione è riuscita

Pace Bush-Europa, la missione è riuscita TUTTI I PAESI NATO ADDESTRERANNO I MILITARI PER L'ESERCITO IRACHENO, L'ALLEANZA APRE LE PORTE A YUSHENKO Pace Bush-Europa, la missione è riuscita Ma Chirac punta i piedi sulle armi alla Cina: stop all'embargo E'"ÌC''S"'!"ir ncorrispondente da BRUXELLES La scenografia è tutta europea. Sul palco delle dichiarazioni finali c'è soltanto una bandiera a stelle e strisce sulla destra, accanto a quella della Uè. Anche sul leggìo preparato per George W. Bush c'è soltanto il vessillo dell'Unione. Già le prime parole, però, puntano a consacrare la ritrovata sintonia transatlantica. Comincia il presidente di turno del Consiglio europeo, Jean-Claude Juncker: «Condividiamo le stesse ambizioni e gli stessi valori. Insieme possiamo fare la differenza». Risponde il presidente americano: «Gli Stati Uniti hanno interesse ad avere nell'Europa un partner forte». Il più categorico è il presidente della Commissione, Manuel Barroso: «Le relazioni tra Europa e Usa sono la partnership più importante del mondo». Il vertice della riconciliazione si chiude cosi, celebrando quello che tutti definiscono un successo. La voglia di mettere in sordina le divergenze continua a cena. Il primo vertice tra Bush e tutti i venticinque capi di Stato e di governo dell'Unione europea, insomma, è ima «missione riuscita». Lo dice, sceso dal palco, anche il futuro ministro degli Esteri della Uè, Javier Solana. Il quale avverte, tutta¬ vèmpridasdvnnCdstdlaaiddqFUsgdppnmd n^Sir.^Sfi^ via, che «il dialogo con gli Stati Uniti è un processo continuo, non un solo momento». Come dire che il fatto più positivo è che il dialogo è stato riannodato su basi costruttive. Ma dovrà continuare su molti dei punti affrontati ieri. Perché non tutti sono stati risolti. Anzi, sulla questione dell'abolizione dell'embargo alla vendita di armi alla Cina, le posizioni rimangono lontane: con Bush che ne sottolinea ancora la necessità e Chirac - ma non solo - che lo definisce «ormai superato». È sull'Iraq, in fondo, che sono stati fatti i progressi di avvicinamento maggiori, anche perché si partiva dalle posizioni più distanti. Gè stato l'accordo in sede Nato per creare alla periferia di Baghdad il centro di addestramento per il nuovo esercito iracheno con la partecipazione diretta o indiretta - di tutti i Paesi dell'Alleanza atlantica. Compresi quelli del vecchio «fronte del no»: Francia, Germania, Spagna e Belgio. Un segnale di ritrovata unità. Un successo per Bush e per il segretario generale della Nato, l'olandese Jaap de Hoop Scheffer. Importante sul piano politico, limitato su quello pratico, secondo gli esperti americani che notano come Chirac sia stato molto vago sul contributo francese. «Ma ogni contributo conta», ha detto Bush che a Bruxelles ha prefe- rito insistere su tutte le voci positive del bilancio. Anche se, proprio alla Nato, è emerso un altro dei punti di divergenza. Chirac ha sostenuto la tesi di Schroeder sulla necessità di una riforma deD'Alleanza che privilegi il momento del confronto politico tra i partner. Bush ha liquidato la discussione affannando che la Nato è già un «forum politico efficace». Sull'Iraq, invece, la sintonia si è estesa anche in sede Uè e Jean-Clau¬ de Juncker ha annunciato che, se il governo iracheno lo chiedesse. Unione europea e gli Stati Uniti «sono pronti a ospitare insieme ima conferenza intemazionale». E convergenza-in questo caso totale - c'è stata sul processo di pace in Medio Oriente nel quale Uè e Usa vogliono operare insieme. Molto si è parlato anche di Iran. Con un obiettivo comune: impedire che Teheran costruisca un suo arse¬ nale atomico. Ma con strategie diverse. Bush ha espresso il suo appoggio all'azione diplomatica che Gran Bretagna, Gennania e Francia stanno conducendo a nome della Uè per accertare che il programma nucleare iraniano sia soltanto diretto a scopi civili, ma ha ripetuto che gli Stati Uniti «non escludono nessuna opzione» per contrastare gli eventuali piani atomici di quel Paese. Vuol dire che Washington si sta KSSt.1 flS preparando ad attaccare l'Iran? «Pensare questo è semplicemente ridicolo», hai risposto Bush a" una domanda che gli è stata rivolta nella conferenza stampa. E un'altra domanda, molto diretta, è arrivata anche su Putin: è vero che gii chiederà più garanzie sulla democrazia in Russia? «Con Putin ho un buon rapporto e posso permettenni di parlargli francamente». Nell'elenco dei distinguo non poteva mancare il Protocollo di Kyoto sulla riduzione dei gas-serra nell'atmosfera. Washington non lo ha firmato e Bush lo ha definito «superato». Ma anche sulla difesa dell'ambiente c'è una volontà comune a trovare qualche nuova intesa. Grande sintonia, invece, sull'Ucraina. Il presidente della «rivoluzione arancione», Vicktor Yushenko, ha partecipato alla riunione della Nato e ha avuto un colloquio separato con Bush che lo ha definito «un eroe». Nell'Alleanza atlantica per Kiev «le porte sono aperte» - adesso ha un rapporto di partenariato - ma per i successivi passi di avvicinamento ci vorrà tempo. L'Ucraina deve ancora «adattare le sue istituzioni»: è la stessa formula usata dalla Uè per frenare lo slancio delle aspirazioni europee di Yushenko. Che oggi busserà alla porta dell'Unione dall'Europarlamento di Strasburgo.