Schiaffo di Putin a Bush «Presto andrò a Teheran»

Schiaffo di Putin a Bush «Presto andrò a Teheran» LARI .CONI Schiaffo di Putin a Bush «Presto andrò a Teheran» La Casa Bianca insiste: «Dobbiamo assicurarci che l'Iran non abbia l'arma nucleare» E non esclude l'intervento: «La diplomazia è la prima scelta, ma non si può mai dire mai» Maurizio Molinarì corrispondente da NEW YORK Mosca sfida Washington sul nucleare iraniano confermando che il summit di Bratislava sarà la tappa più difficile del viaggio in Europa che il presidente americano George W. Bush inizia domani sera a Bruxelles. Poche ore dopo che Bush aveva ammonito Teheran sul nucleare, il presidente russo Vladimir Putin ha accolto ieri al Cremlino Hassan Rowhani, consigliere per la sicurezza dell'Iran, facendogli capire che Mosca non farà mancare il proprio sostegno. Non solo, ma Putin ha anche precisato di aver accettato un invito ufficiale a Teheran consegnato al Cremlino da Rohani. Tre le decisioni di Putin: ha garantito che continuerà la cooperazione russa nella costruzione del reattore nucleare di Bushehr; ha difeso il diritto di Teheran al nucleare civile negando l'esistenza di indizi sulla corsa all'atomica; ha promesso che presto sarà in visita in Iran per ribadire l'intesa. «I passi compiuti dall'Iran non tendono a realizzare armi atomiche - recita un comunicato del Cremlino - e continueremo la collaborazione sull'uso pacifico del nucleare». La risposta di Bush è arrivata con un'intervista alla tv fiamminga nella quale ha affermato: «Adesso con Teheran prevale la diplomazia, ma l'opzione militare non è esclusa, un presidente non può mai dire mai». La Casa Bianca ha letto il comunicato del Cremlino sull'Iraq come la conferma della decisione russa di sostenere i Paesi più ostili agli Usa in Medio Oriente, già suggerita dalla decisione di fornire missili alla Siria. Ciò preannuncia tensione a Bratislava, dove Bush e Putin si vedranno giovedì, anche perché Washington continua a incalzare Mosca sulle repubbliche ex Urss: il Dipartimento di Stato ha invocato «libere elezioni» in Moldavia, dove il 6 marzo si voterà senza che il Cremlino abbia mantenuto la promessa fatta nel 1999 di ritirare le truppe dal Paese. Le scintille Usa-Russia complicano lo scenario di un viaggio che Bush intraprende per riconciliarsi con l'Europa sull' Iraq, ma rischiando di registrare sull'Iran nuovi disaccordi. Washington preme affinché l'Agenzia intemazionale per l'energia atomica (Aiea) deferisca Teheran al Consiglio di sicurezza dell'Onu, mentre Germania, Francia e Gran Bretagna - i tre Paesi impegnati nel negoziato con l'Iran - suggeriscono agli Usa di iniziare un dialogo diretto con Teheran. Altro motivo di disaccordo è la definizione degli Hezbollah libanesi come gruppo terroristico: Washington non ha dubbi e ritiene che i guerriglieri filoiraniani minaccino tanto la pace in Medio Oriente quanto gli equilibri politici a Beirut, ma alcune capitali Uè, a cominciare da Parigi, non sono d'accordo. Di questo parlerà Bush nei summit con Uè e Nato e, in particolare, nei colloqui bilaterali con il francese Jacques Chirac, il britannico Tony Blair e l'italiano Silvio Berlusconi. La lunga visita a Bruxelles, da domani séra a mercoledì mattina, inaugura i viaggi all'estero di Bush dopo la cerimonia del giuramento e si propone di ottenere da Uè e Nato un maggiore impegno a favore del a ricostruzione irachena e, in particolare, dell'addestramento delle truppe. «Dobbiamo trovare i modi per meglio aiutare il nuovo governo iracheno» ha detto Stephen Hadley, consigliere per la sicurezza, accennando alla necessità di maggiori contributi alla creazione fuori Baghdad di un centro di addestramento Nato. Nel discorso di lunedì pomeriggio al Concert Noble di Bruxel¬ les Bush chiederà all'Europa di guardare oltre le divisioni sull' Iraq e unirsi in una «partnership globale» per promuovere democrazia. Non a caso per definire la missione di Bush, Hadley ha usato l'espressione «Freedom agenda», l'agenda della libertà. Ma sul cammino del presidente non mancano gli ostacoli, a cominciare dal a volontà dell'Ue di porre fine all'embargo di armi alla Cina decretato sedici anni fa dopo la strage di Tienanmen. Washington si oppone perché teme il riarmo cinese e, al fine di convincere gli europei, firmerà con Tokyo una dichiarazione nella quale si condividono i timori per la sicurezza di Taiwan. Le cancellerie europee hanno fatto sapere alla Casa Bianca che durante i colloqui si discuterà anche del Protocollo di Kyoto sul controllo delle emissioni dei gas inquinanti e della Corte penale intemazionale, ma è estremamente improbabile che l'amministrazione Bush riveda le proprie posizioni, contrarie ad aderire ai due trattati. Il presidente Iraniano Mohammed Khatami e il russo Vladimir Putin durante il summit a Mosca il 12 marzo 2001 dopo la firma del patto di cooperazione