Negroponte nuovo Zar degli 007 Usa

Negroponte nuovo Zar degli 007 Usa IL POTENTE INCARICO NASCE DALLA RIFORMA DEI SERVIZI SEGRETI SCATURITA DAL FALLIMENTO CHE PORTO' ALL'11 SETTEMBRE Negroponte nuovo Zar degli 007 Usa Guiderà rinteiiigence alle dirette dipendenze del Presidente personaggio Lucia Annunziata POTEVA essere Tommy Franks, l'eroe della guerra. Comandante delle truppe in Iraq e in Afganistan; oppure poteva essere L. Paul Bremer, il primo governatore dell'Iraq dopo Saddam. E perché non George Tenet, l'uomo che ha guidato la Cia nella fase pericolosissima del dopo 1' 11 Settembre? Invece il posto più ambito di Washington, per il potere che muoverà e per la influenza che avrà sul Presidente, è andato a John Negroponte, nominato ieri lo Zar (è la definizione popolare) dulia Intelligence americana. Dopo Condoleeza Rice che lo rappresenterà nelle relazioni intemazionali, George Bush sceglie così in John Negroponte, attuale ambasciatore americano a Baghdad, la sua longa mano per il diretto controllo sulle circa 15 Agenzie di intelligence che lavorano per la sicurezza americana. Un incarico del tutto nuovo, nato dal fallimento del lavoro dei servizi prima dell'I 1 settembre. Così nuovo che ieri in conferenza stampa, dopo l'annuncio, i giornalisti continuavano a chiedere: ma in che relazione sarà con il capo della Cia? Ma avrà anche responsabilità di bilancio? E l'autonomia dei direttori dei vari settori di intelligence sarà salvaguardata, o sarà un incarico operativo? Al contrario, sarà forse questo incarico un puro titolo formale? Il modello non è chiaro nei suoi termini burocratici, ma lo è in termini sostanziali, almeno al Presidente, che ha riposto: «Il Direttore sarà il principale consigliere del Presidente in materia di intelligence, e sarà supervisore e coordinatore della atti¬ vità nazionale ed estera della Commissione sulla intelligence». La nuova figura sarà definita dal Congresso, cui Bush ha chiesto di creare una nuova posizione; tuttavia il nominato «servirà fino a che il Presidente lo vorrà». Una nuova, potente, figura nasce, dunque; non è un semplice membro del Gabinetto di jura nomina presidenziale, Densi un incaricato alle dirette dipendenze del Presidente ma con titolo conferito dal Congresso. Esiste forse un incrocio istituzionale più forte per-capire quanto la nomina sia l'inizio di una ridefinizione della gerarchia interna della intelligence Usa? Il Presidente dunque procede nel definire il suo potere, in questo secondo mandato, come un rafforzamento - ma con il consenso del Congresso dei suoi già vasti poteri. Poteri, che, ricordiamolo, all'interno dei modelli democratici, rimangono i maggiori nelle mani di un solo leader. Nella corsa a questo posto hanno lavorato, tramato, aspirato in tanti. In particolare tutti gli uomini che ricordavamo sopra, ognuno dei quali ha segnato una delle tappe delle guerre degli ultimi tre anni. La scelta di Negroponte, non era dunque né anticipata né scontata; ma ora che è stata fatta trova una sua perfetta ragione, come l'andare a posto dell' ultimo pezzo di un puzzle. Perché alla fine di questo si tratta: le doti che Negroponte porterà al lavoro definiscono, per converso, la strada che gli Stati Uniti intendono percorrere per affrontare la questione della sicurezza. Il nuovo Zar della intelligence americana intanto non è un uomo avvolto da ombre: arriva a un posto di solito circondato da misteri e discrezione da una pubblica e lineare carriera di¬ plomatica. A 65 anni, ha ricoperto l'incarico di Ambasciatore delle Filippine, del Messico, dell'Honduras, e presso le Nazioni Unite. Tuttavia, questa carriera ha avuto alcune caratteristiche che solo lui oggi può sfoggiare: ha lavorato infatti in Paesi magari non enormi e non particolarmente prestigiosi ma tutti nella prima linea della seconda parte della Guerra Fredda, in quel percorso che conduce alla fine la Russia a cadere a pezzi assieme al Muro di Berlino. Il più complesso è il lavoro da lui fatto in Honduras, dal 1981 al 1985 negli anni in cui gli americani erano convinti che in America Centrale passasse la nuova frontiera dello scontro con l'Unione Sovietica. All'epoca la popolare teoria del domino sosteneva che se anche un solo Paese (il Nicaragua) passava in campo sovietico, prima o poi tutta l'America centrale e Latina sarebbe seguita e i missili sarebbero - ancora una volta, come all'epoca di Kennedy - comparsi nel cortile di casa. La guerra consistette allora in una semplice direttiva: bloccare l'infezione del Nicaragua. John Negroponte fu l'uomo che gestì questa direttiva; dall'Honduras stimolò, consigliò e infine guidò la guerra contro i Sandinisti da parte dei Controrivoluzionari, detti Contras. Dalla sua bianca ambasciata di Tegucigalpa dominò di fatto l'intera politica estera del suo Paese nella regione. E ancora oggi su quei suoi anni gravano sospetti tali da parte deUe organizzazioni dei Diritti Umani che la sua ultima nomina in Iraq ha dovuto subire sei mesi di ritardo per una serie di chiarimenti. Dopo l'Honduras è in Messico negli anni (1989-1993) in cui maturava la sconfitta del partito rivoluzionario al governo da quasi un secolo e il passaggio a una relazione molto più stretta con gli Stati Uniti, via Nafta, il patto di libero commercio. Poi le Filippine. Arriva infine ambasciatore alle Nazioni Unite, forse il più dehcato dei suoi incarichi: è nominato il 18 settembre del 2001, cioè all'indomani dell' attacco alle Torri Gemelle. E sarà lui in quella sede a gestire la vittoria della mozione contro Saddam Hussein che legittimò poi la guerra. In Iraq è stato poi inviato da meno di un anno, il 6 maggio 2004. In tutti questi posti il suo è un lavoro unico: si muove infatti sulla linea di confine fra lavoro diplomatico e intelligence. Forte nella trattativa, abile nelle relazioni personali. Negroponte è anche un maestro di raccolta di informazioni, e, alla fine, di manipolazione. La sua arma vincente fu questa in Honduras; in Iraq in un anno aveva già creato un servizio di intelligence che rispondeva a lui, alternativo a quella Cia di cui non si fida. Non a caso oggi proprio quella Cia è chiamato a controllare e - se possibile trasformare. Ma se alla fine un'arma segreta c'è in questo suo successo, forse non è nessuna delle doti che abbiamo fin qui elencato. E' probabile che la sua vera arma vincente sia la sua personalità, così inusuale nel mondo di ombre e trattative in cui si muove: cortese sempre, distinto, colto, membro del Council on Foreign Relations, dell'American Academy of Diplomacy, e ex Presidente della Fondazione Franco Americana, Negroponte è raramente fuori dalla righe e fuori da una sua intensa capacità di comunicazione umana. L'Honduras - che per molti è il Paese del suo più discusso incarico - è per lui soprattutto la patria dei suoi cinque figli adottivi. Cinque ragazzi ormai cresciuti. I^^t Lascia l'incarico "^ di ambasciatore americano a Baghdad per assumere il controllo delle circa 15 Agenzie che lavorano per la sicurezza degli Stati Uniti A A ÉLifo Negli Anni 80 Ww era jn Honduras dove guidò la guerra contro i sandinisti da parte dei Contras Seguirono Messico Filippine e infine le Nazioni Unite 99 Il nuovo superdirettore dell'intelligence Usa John Negroponte