SACCHI Nemica JUVE Giochiamo una partita REAL

SACCHI Nemica JUVE Giochiamo una partita REAL MARTEDÌ' AL BERNABEU L'ANDATA DEGLI OTTAVI DI CHAMPIONS LEAGUE. LA SFIDA VISTA DALL'INTERNO DELLA SOCIETÀ' MADRILENA SACCHI Nemica JUVE Giochiamo una partita REAL HBH-3HBK'«tiA^v^feWa ^UlQMS^fS^^^^ niliTÉlM^rirliABnMHl^n Roberto Béccantini inviato a MADRID ARRIGO, com'è il Real visto da dentro? «Una grandissima società, una squadra alla ricerca della storia perduta». E la Juventus vista da Madrid? «Una società e una squadra perfettamente in linea con la tradizione. Chi veste quella maglia, sa che deve dare il massimo, sempre. Prendere o lasciare. E poi c'è Capello. Si può andare a Roma in tanti modi, l'importante è arrivarci. Non solo ci è sempre arrivato, Fabio, ma ha sempre parlato col Papa... Lui ha le sue teorie, io le mie. La qual cosa non esclude la stima e il rispetto. Anzi». Anzi? «Capello ha portato idee ed esperienza. La sfida europea ci aiuterà a capire chi, fra noi e loro, è più Real». Gargia Remon non si tocca: 21 dicembre, firmato Sacchi. «Lo pensavo e ci credevo, sul serio, ma la sera dopo perdemmo in casa col Siviglia. Aria pesante, Barcellona a più tredici. Che fare? Faccia lei, mi disse il presidente. Ero stato in Brasile una quindicina di giomi, avevo raccolto ottime referenze sul conto di Luxemburgo. Mi si accese ima lampadina: perché non lui? Detto fatto». Dal sei minuti con la Real Sociedad all'inferno di Pamplona: sette vittorie su sette, il Barga a meno quattro. «Sono sincero: abbiamo raccolto-in alcuni casi, con fortuna più di quanto immaginassi. La scossa, però, c'è stata. Non dimenticherò mai quei sei minuti: i tifosi, fin lì perplessi, tornarono a entusiasmarsi. Noi a trascinare loro, loro a spingere noi. Quasi una magia». Quali erano i problemi? «In discussióne non era la qualità individuale: figuriamoci. Se mai, lo spirito di sacrificio, la voglia di porsi nuovi obiettivi. E' soprattutto qui che, con Luxemburgo, ho lavorato». E adesso? «Siamo migliorati, anche se come tecnica collettiva la Juve, forse, ci è ancora davanti. La disponibilità è stata totale. Altro che Real a fine ciclo. Lo slogan che, passati i 30, si è vecchi è, appunto, un luogo comune. Con le tecniche d'allenamento oggi in vigore, e i preparatori atletici, e la scienza dell'alimentazione, resto fermamente convinto che si possa tirare ad altissimo livello fino ai 34-35 anni». Alludi a Zidane? «Sta crescendo. Va per i 33, un professionista esemplare e gemale come lui una sola cosa non deve fare: lasciarsi condizionare dalla carta d'identità». Ronaldo? «Un tipo simpaticissimo. Quando sgobba come Dio comanda, non ha eguali al mondo». Beckham? «Me lo avevano descritto come un divo isolato e inavvicinabile. Al contrario, è di una modestia e generosità molto british. Peccato che lamenti un acciacco muscolare. Il suo concetto di squadra è straordinario». Raul? «A 27 anni, è il più "anziano" della tribù. Consigli? Uno solo: di allenarsi più che può. Ricordo cosa dicevano del sottoscritto ai tempi del Milan: Sacchi è un fachiro che accorcerà molte carriere. Bisognerebbe chiederlo a Costacurta e Maldini...». Real-Juve, Juve-Real: che partite saranno? «Pagherei per saperlo. Noi abbiamo un vantaggio: la storia di un club unico, le risorse finanziarie del presidente, la città, le regole della casa. Ma anche la Juve è un esempio, la famiglia Agnelli le ha dato continuità, Girando, Moggi e Bettega le garantiscono competitività. C'è molto da imparare, dalla Juventus. E più è ferita, più diventa pericolosa». Del Piero? «Alla sua età, si può essere finiti solo se si pensa di esserlo. Non scherziamo». Nedved è in dubbio. «Si è arrampicato sino al Pallone d'oro senza disporre di quel talento naturale che molti ritengono condizione essenziale per eccellere. Un modello di abne- gazione, ecco cos'è Pavel. E poi mi deve una cena. Quando allenavo l'Atletico e vendemmo Vieri alla Lazio, nell'operazione rientrava anche lui. Lo volevo a tutti i costi. All'ultimo momento, Cragnotti cambiò idea. Cambiò, soprattutto, lo stipendio di Nedved...». A chi assomiglia Gravesen? «Non m'interessa glia. M'interessa un giocatore estre sitivo. il buon gi «Non m'interessa a chi assomiglia. M'interessa quello che è: un giocatore estremamente positivo. Il buon giorno si vede dai dettagli: Thomas è uno che, quando gli altri tirano in porta, va a raccogliere i palloni. Ci siamo capiti...». Cosa pensano gli spagnoli della Juve? «La abbinano al carattere di Capello, e al suo gioco. Più in generale, piano col dire che noi siamo di un altro pianeta. Scusa, ma Buffon, Emerson, Ibrahimovic, Cannavaro, Del Piero, Camoranesi, Zambrotta, Thuram, Nedved dove li metti? Hanno blindato la difesa, sono in testa al campionato, e peir gli ottavi della Champions si sono qualificati in scioltezza, non al pelo come noi. Come noi sono già fuori dalla coppa nazionale. Ma questo è un altro discorso. Credimi: sarà diffìcile per entrambi». Il Milan di Sacchi, scommetto che se ne continua a parlare. «E' un dispiacere che non hanno rimosso. Neanche a farlo apposta, ne discutevo l'altra sera con Butragueno e Michel. "Attaccavate anche Buyo", sorridevano. In Spagna, hanno una cultura differente. Il risultato è cruciale, ma non sacro. E se mi hanno chiamato, non escludo che almeno in parte c'entrino quel Milan, quelle orme». Il tuo stato d'animo? «Sono a letto con la febbre, e curioso, molto curioso, di misurarmi con una grande d'Italia e d'Europa per toccare con mano i nostri progressi. E comunque, prima della Juve arriva l'Athletic Bilbao, sabato. La squadra più in forma della Liga». Te lo aspettavi così il madridismo? «Mi avevano cercato già nel 1991, quando stavo per separarmi dal Milan. Tornarono alla carica nel 1993, quando guidavo la Nazionale. E' proprio vero che non c'è due senza tre... Mi hanno dato del traditore per come mi sono lasciato con il Parma, ma la realtà è che mi sono lasciato benissimo, e che a certe offerte non si può dire di no in etemo». Se è per questo, abbiamo anche scritto che Perez ti ha preso per arrivare ad Adriano. «Stupidaggini. Sono cesi immerso nel presente che il futuro, per adesso, non esiste. Roainho? Ancelotti? Altra "pregunta", prego». I rapporti con Butragueno? «Un ragazzo d'oro. Perez mi ha confessato che prima o poi prenderà il suo posto e diventerà presidente. C'è di bello, al Real, che tutti ci chiamiamo per nome. Fiorentino, Emilio, Arrigo... Nelle mie partitelle di bambino, il Real era una gloriosa pietra di paragone: non siamo mica il Real, giocate come il Real, eccetera. Da "director" - e, dunque, da dentro - il rapporto non è cambiato. Di più: quando sento che vincere non basta, mi sembra di esserci nato, al Bernabeu». ^ ^ n u i to^&fc. CaPellO ha le BtHB ""^^^ sue teorie, Capello ha le sue teorie, io le mie, la cosa non esclude stima e rispetto L'arrivo di Luxemburgo ha riportato in Beckham e negli altri voglia di porsi obiettivi e spirito di sacrificio w 6é Siamo in pieno ciclo vincente ma la squadra torinese è migliore come tecnica collettiva. Nedved è un modello di abnegazione e Del Piero non è finito cosi come il mio Zidane w MBHP .. mmgmm^!!»^,,mm^w^^^fr- ^- ^:: ; /'#m^ " /. ^ifflp^v j-^m^t - 4.;-'}i, W^.^% MSÉ^^èz.. Arrigo Sacchi con Butragueno, vicepresidente del Real Madrid IL PRIMO SUCCESSO CONTRO IL REAL ili ^ ■- -.t"' "' ci ^fnL ■' *ì e imi -"J» ~f:jr\ ""mtmt - MILAN-REAL 5-0.1119 aprile 1989 a S. Sito la squadra di Sacchi seppellisce le merengue sotto una valanga di gol: su tutti Ancelotti (nella foto mentre segna l'I -0) e il trio olandese Qullit-Rijkaard-Van Basten. REAL AAADRID-REAL SOCIEDA01-0. Il 6 gennaio scorso Sacchi, appena arrivato a Madrid, assiste al recupero di 6' con la Real Sociedad, partita sospesa per le minacce di bombe dell'Età. Zidane realizza il rigore vincente.