«Generazione Bac» in piazza a Parigi l'anti-Sessantotto
«Generazione Bac» in piazza a Parigi l'anti-Sessantotto «Generazione Bac» in piazza a Parigi l'anti-Sessantotto La paradossale protesta degli studenti francesi che rifiutano a riforma con cui l'esecutivo vorrebbe semplificare la maturità La sinistra li ha lusingati, senza successo: «Grazie, niente politica» reportage Domenico Qulrico ■:..mw'. corrispondente da PARIGI Del Sessantotto non sanno nulla, è una parola che suggerisce loro meno emozioni delle ventisei dinastie d'Egitto. Troppo vecchio, troppo mito, troppo balocco dei cinquantenni che adesso sono magari sussiegosi ministri, troppo politico. Il loro Sessantotto è tutto scuola, cortei e eccitazione. Prendete Coralie Caron; «di ritiro della legge di riforma non ci basta, vogliamo anche le scuse del ministro». Aggressiva, un po' sfacciata questa leader della ((Féderation indépendante et democratique lycéenne», una delle due organizzazioni studentesche che riempiono le strade di Francia e sbriciolano i progetti del governo. Non si direbbe una pasionaria; due occhi pronti solo all'ironia, una ragazza come se ne incontrano nei pastelli di Manet. Quando la chiamano segretario generale, questa è la sua carica, si mette a ridere. Comprensibile; ha diciotto anni. Tra un corteo e l'altro, la immagini tirar fuori il libro per ripassare, ripetere con la compagna di banco i programmmi delTinterrogazione assassina. H «baccalaureati», versione napoleonica della maturità miracolosamente sopravvissuta nel paese delle rivoluzioni, la aspetta al varco quest'anno. Vuole fare l'assistente sociale, è tentata dall'azione umanitaria. Se gli chiedi per chi voterà non si arrampica alle metafore: «Mi sono simpatici i verdi, ma ho ancora tempo per pensarci». Attenti; con quel sorrisino pieno di decisione e una raffica di fax ha portato in piazza centomila persone. Numeri che alla Cgt, sindacato con un secolo di storia alle spalle, galleria di antenati straripante, imporrebbe per raggiungerli spasmi da fachiro. Per il ministro dell'Istruzio- ne Frangois Fillon, aria ogni giorno più mesta faccia già da illustre disoccupato, Coralie è un incubo. A metà con Costance Blanchard, immagine ancor più monellesca e sbarazzina. E solo diciassette anni ma che bastano per infiammare l'altro sindacato liceale. Se la giornata fosse di 48 ore le lavorebbere tutte per seppellire il signor ministro e la sua riforma: inforna fax come in un altoforno, brandisce il telefonino come un'arma, clic¬ ca sms a raffica di mitragliatrice. È la autarchica artiglieria di questa rivoluzione con la faccia eccitata degli adolescenti, una Francia under diciotto sconosciuta e capace di sconcertare i politici. In questo davvero assomiglia all'altro Sessantotto. È ima rivolta autonoma, che viaggia su internet è sul telefonino, impugna la fotocopia, brandisce lo striscione colorato, sbeffeggia con la irriguardosa caricatura, adora lo slogan ma dete- sta quello politichese. Molti di questi ragazzi hanno scoperto la piazza ai tempi di Sos Racisme, di Le Pen trionfante che sfidava Chirac e umiliava la Gauche. Si ribellarono: «Abbiamo capito allora che l'unico modo per farsi ascoltare era il corteo, la mobilitazione. Altrimenti i liceali non contano niente». Jack Lang, medagliato titolare dell'Istruzione nei governi socialisti, lo confessa; «La cosa peggiore che può succedere a un ministro è avere i liceali in Ìùazza». Sincero, almeno lui. Filon invece ha provato ad aggirarla la rabbia giovanile: prima ritocchi di programmi, risparmi sui corsi, «razionalizzazioni di risorse» insomma. Poi la stoccata finale. Con uno zuccherino per gli studenti: il baccalauréat semplificato, con meno materie, diluito in una serie di «controlli» del rendimento durante l'anno. Si aspettava gli applausi di ragazzi riconoscenti. Lo hanno aggredito scandendo lo slogan; non voghamo una scuola di bassa qualità, il bac non si tocca. Ha pensato che bastassero le vacanze invernali che svuotano le aule per spazzar via anche l'impegno. Non durerà, dicevano gli uomini del ministro. Martedì nelle strade di Parigi erano centomila, ancor più arrabbiati e vigilanti. Sconcertante. La sinistra ha provato a lusin;are questi studenti indecifrabii, offrivano assistenza logistica, mezzi, consigli. Respinti al mittente; Grazie niente politica, facciamo da soli. Impressiona la capacità di mobilitazione che proprio i partiti sembrano aver smarrito. Gli iscritti, quelli con la tessera non sono più di seimila su un milione e mezzo di liceali Ma bastano per galvanizzare centomila persone. La rota¬ zione dei leader è frenetica, i capi durano un giorno, rientrano nei ranghi dopo un corteo, il carisma conta ma sfiorisce immediatamente per evitare che nasca una burocrazia. Il loro orizzonte è totalemente intemo, degli altri temi che appassionano la Francia non c'è traccia nei cartelli e negb striscioni. Per capire forse basta leggere le cifre della disoccupazione giovanile. Questa generazione scolastica è traumatizzata dalla esperienza di quella precedente dove perfino tra i laureati c'è un dieci per cento di senza lavoro, dove il Uvelli del salario sono in continua discesa. Il napoleonico «Bac» è un simbolo a cui aggrapparsi; il pezzo di carta prestigioso che, forse, mette al riparo da un mercato del lavoro sempre più caotico e affollato. All'orco Fillon si rimprovera appunto di copiare l'America con l'assenza di regole protettive. In questa semplificazione rischia di essere coinvolta anche l'Europa che gli studenti non amano, non conoscono, guardano in cagnesco. Al referendum sulla costituzione di maggio questi liceali non voteranno ma sono il sintomo degli umori di un paese che potrebbe scaricare sull'Europa la rabbia per tutto quello che, al suo intemo, vuole contestare. Assicura Jack Lang socialista e medagliato ex titolare dell'Education «La cosa peggiore che può capitare a un ministro è di avere i liceali in piazza» Martedì erano centomila nella strade di Parigi Coralie Caron, la leader: «Vogliamo le scuse del ministro»
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