PUB Sempre aperti e la sbronza è no stop

PUB Sempre aperti e la sbronza è no stop CONTO ALLA ROVESCIA PER LA RIVOLUZIONE DEI LOCALI DECISA DA TONY BLAIR, E IL PREMIER FINISCE SOTTO ACCUSA PUB Sempre aperti e la sbronza è no stop Maria Chiara Bonazzi LONDRA Al tennine di un altro frenetico venerdì, passato amaneggiare soldi nella City, il broker a bordo dell'ultimo metrò sta per vomitarsi addosso e mettere a dura prova il suo completo gessato. Sguardo inebetito, scende caracollando alla sua fermata, a malapena ricordandosi di raccattare la borsa. Sullo stesso vagone, una donna, con la testa ciondoloni e una bottiglia semivuota di vino in mano, sta per cadere con la faccia in avanti. Ha gli occhi a bilancino e nessuno che la accompagni in quello stato fin sulla porta di casa. Tutti i fine settimana fa loro compagnia un altro milione di britannici che finisce ubriaco fradicio in pronto soccorso. Molto presto rischieremo di vederli a tutte le ore del giorno e della notte, riversi sul marciapiede, intenti a scazzottarsi e spaccare bottiglie in strada, a vomitare sulle tastiere degli sportelli bancari automatici oppure a urinare nei giardini privati degli incolpevoli cittadini a cui tocca di abitare nei pressi di un pub. Infatti, infischiandosene del parere pressoché unanime del capo di Scotland Yard, delle autorità di polizia e dei medici britannici, Blair ha deciso di combattere la sempre più devastante «cultura nazionale della sbronza», permettendo ai cittadini di bere nei locali pubblici come e fin quando lo desiderano. La nuova legge che entrerà in vigore il prossimo novembre abolisce il draconiano orario di chiusura dei pub alle li di sera (una sorta di coprifuoco) e dà agli osti la facoltà di tenere aperto l'esercizio quanto gli pare, anche se i residenti hanno il diritto di presentare le loro obiezioni alle autorità locali. Dallo scorso lunedì è possibile presentare le domande per tenere aperto il locale a ore diverse, e a nulla sono servite le implorazioni di chi chiedeva al primo ministro di ripensarci. die il rapporto dei britannici con la bottiglia sia cambiato in peggio negli ultimi a""' è un fatto che sta sotto gli occhi di tutti. H pub era sempre stato il tradizionale dopolavoro della nazione, ma le crescenti quantità di alcool ingollato al solo scopo di perdere il controllo in compagnia, nonché i letali miscugli di vino, birra, gin e «alcopops», ormai rappresentano un problema di salute pubblica, per tacere della violenza insensata che fomentano. Eppure Blair, che alla vigilia delle elezioni del 2001 aveva mandato migliaia di Sms giovanilisti agli elettori («Non te ne importa un xxx delle "ultime ordinazioni"? Vota laborista domani»), va dicendo che il problema vero è che la gente ordina e tracanna d'un fiato rultimo giro di pinte per il solo motivo che il locale sta per chiudere. Dunque, a sentir lui, questa legge toglierà alla gente l'incentivo a sbronzarsi. Non è servito a niente ricordargli l'esperienza degli svedesi o degli irlandesi: a casa loro liberalizzare gli orari di apertura dei locali aveva sortito l'effetto esattamente contrario. Martin Shalley, presidente della «British association of emeigency medicine», osserva: «Diversamente da altri Paesi del continente, il Regno Unito non ha una cultura del caffé: si tratta più di una cultura da pub. La gente ci va con l'intenzione di sbronzarsi e, finché non si affronta questo problema, tenere i locali aperti 24 ore su 24 non gioverà». Blair è accusato di aver fatto il gioco dell'industria dell'alcool, tanto più che anche il capo di Scotland Yard appena andato in pensione, sir John Stevens, l'aveva avvertito che i suoi agenti che non ce la faranno a correre dietro agli ubriachi a tutte le ore, e la situazione rischia di diventare incontrollabile. Come minimo, la polizia pretende che i pub paghino le pattuglie in più che si renderanno necessarie sulle strade. Il primo ministro per ora pensa di vietare le promozioni gratuite nei locali, la cosiddetta «happy hour», che, lungi dal dispensare felicità, finisce grandi sbronze. Ma che cosa induce un numero sempre più preoccupante di britannici a ingurgitare un bicchiere dietro l'altro? Una possibile spiegazione è che farsi vedere alticci da amici, colleghi e dipendenti non è causa di morte sociale. Anzi, spesso non si ha la sensazione di conoscere bene qualcuno finché non lo si vede brillo. Nei Paesi latini è inconcepibile che un capufficio, durante il party natalizio aziendale, alzi il gomito e proferisca qualche sonora scemenza: il giorno dopo è quasi un rito sparlarne, tanto, chi più chi meno, ognuno ha fatto del proprio meglio per mettersi in ridicolo. Non è necessario scomodare certi calciatori di serie A, fino a qualche tempo fa dediti a un'intellettuale consuetudine chiamata «la sedia del dentista» (uno spalanca la bocca con la testa reclinata alTindietro, mentre i compagni gli versano taniche di alcool). Le adolescenti ormai si sbronzano più dei loro coetanei maschi e spesso si riconoscono nello stereotipo della «ladette», letteralmente «una che imita i ragazzi», anche nel peggio. E' senz'altro ingiusto fare di tutti i pub o di tutti i bevitori un fascio, ma la tendenza è allarmante. Del resto, nonostante il divieto di servire alcool ai minori di 18 anni, ì giovanissimi trovano il modo di ubriacarsi lo stesso: i medici dicono che migliaia di ragazzini tra gli 11 e i 15 anni vengono ricoverati in preda a gravi sintomi dì intossicazione. Talora i sanitari devono soccorrere bambini di otto anni. «E1 un'emergenza nazionale», dicono. Eppure i britannici di vecchio stampo reggevano il loro meritato paio di gin and tome serali e, se ancora oggi vanno al pub a bere la loro «ale», non si sognano certo di cercare morbosamente l'oblìo alcolico. Un commentatore delMndependent» ha insinuato con perfidia che forse i britannici vogliono, bevendo, perdere la cognizione di essere britannici. Un altro, Martin Kettle del «Guardian», ha osservato che non sarà certo questa legge che insegnerà ai suoi connazionali a bere come gli italiani. Forse servirebbe di più incentivarli a mangiare come gli italiani: magari in questo modo i britannici riuscirebbero pure a dimenticare di avere le giornate lavorative più lunghe d'Europa. Cresce il numero di inglesi che beve fino a perdere conoscenza «E' un'emergenza» Invece della tradizionale chiusura alle 11 di seraci sarà totale libertà negli orari. «Ma così si istigheranno i giovani a ubriacarsi sempre» Da Scotland Yard ai medici: un problema di salute pubblica e di violenza

Persone citate: John Stevens, Maria Chiara Bonazzi, Martin Kettle, Martin Shalley

Luoghi citati: Europa, Londra, Regno Unito