C' è a Roma un ebraico Re Mida che fa meraviglie di Bruno Quaranta

C' è a Roma un ebraico Re Mida che fa meraviglie C' è a Roma un ebraico Re Mida che fa meraviglie Bruno Quaranta QUANTE orme. 0 un solo filo. Di metamorfosi in metamorfosi, il destino di errare, nel tempo, nello spazio, nella mente. E' un'ebraica saga (Con le peggiori intenzioni) l'esordio di Alessandro Pipemo, trentacinquenne romano, figlio di Sara e di Abramo in linea patema. Come Daniel Sennino, il woodyalleniano io nairante, appostato sul crinale: di là gli ebrei che parlano male degli ebrei all'unico scopo di parlarne bene, di qua i «chiusi», i gentili, che degh ebrei parlano bene per parlarne male. 0 forse non è proprio arbiter se è vero che subisce l'attrazione fatale di Bepy, il «cinematografico» nonno, l'autentico personaggio di questa cavalcata urbi et orbi, una giostra borghese, ma non esemplare (secondo l'editore sarebbe l'affresco più riuscito della borghesia capitolina dopo Moravia, dimenticando la verità sociologica che l'artefice degh Indifferenti si muoveva in un mondo composito, l'eventuale suo epigono, ahilui, dovrebbe stringere un mondo liquido, e perciò inafferrabile). NeiDiari Kafka osserva: «Anche se la redenzione non giunge, vogho però esseme degno in ogni momento». Ciascuno a suo modo. Bepy Sennino, lo spirito uscito dalla lampada di Alessandro Pipemo, esercitando l'arte della seduzione, come quel demone di Singer che apparendo in uno specchio alla fanciulla bella e colta svela: «D mio potere sta nella lingua». Innanzitutto, il grossista di tessuti, giudeo della Roma «bene», ipnotizza (imbonisce) se stesso disinvoltamente attingendo nella Shoah un salvacondotto etico: il sacrificio dei Sommersi autorizza i Salvati a una illimitata spregiudicatezza. Di qui il catalogo che Bepy, esimio gourmet della vita, modella: «sarcasmo, improntitudine, inclinazione al sofisma, incapacità di valutare l'effetto d'ogni singolo atto, prodigalità, sessuomania, disinteresse per l'altrui punto di vista, riluttanza a riconoscere i propri torti, ostentato vigore caratteriale che è solo debolezza, e soprattutto una peculiare varietà di ottimismo che sconfina nell'irresponsabilità». Muovendosi nel circo «Bepy Sennino o- C», Alessandro Pipemo esibisce una lingua astuta, corrosiva (vi si avverte il segno di Grosz), fertile di storie e (soprattutto) di caratteri, ammahante, pur non sottraendo al lettore l'oncia di lucidità che consente di «vedere» il cuore del numero. Numero uno, «il più abile "pezzivendolo" dell'Italia centrale», in realtà «un attore, un illusionista, un incantatore di serpenti». Dal fondaco all'alcova, dalla tenuta di caccia alla dimora j irincipesca, ecco la parabola di un I avoloso dandy, un moribondo depositario deUe frivolezze (tutte le frivolezze) che Marcel Proust afferrava nelle anime prossime mai prossime al commiato (al signore della Recherche l'autore di Con le peggiori intenzioni ha dedicato il saggio ProustAntiebreo). Allegramente sull'orlo dell'abisso privato, Bepy Sonnino, spettatore disincantato (infastidito?) deha Storia fuori di casa, ancorché arpioni la sua (le sue) tribù, «troppo occupato» com'è «a tenere in fresco lo champagne» (o il Chianti rigorosamente kasher). Salvo che a esplodere sia la Guerra dei sei giorni: «Ma stavolta no, è st8to impossibile trattenere l'emozione: ci siamo commossi, abbiamo sofferto, perso il sonno, tifato...». Si vorrebbe ancora a lungo assaporare le imprese del «Mida ebrai- co», nuotare nella sua gloriosa débàcle, non voltarle le spalle inseguendo una sgangherata ascesa sociale, il copione dalla famiglia «dettato» a Daniel, il nipote di Bepy. A incombere è la seconda parte del romanzo, ovvero «Quando l'invidia di classe degradò in disperato amore». Con passo incerto, verboso, onanistico, il giovin signore s'incammina verso i diciott'anni, verso la festa di Gaia, Gaia a cui chiedere «l'upgrade che credevo di meritare». Gaia nipote di Nanni Cittadini, già socio di Bepy, con Bepy in armi nei secoli dei secoh, un duello neUe generazioni, fino all'epilogo, alla bomba...Tra feticismo, vandalismo, «inutili dietrologie», un addio all'Eden, all'adolescenza, alle radici, la caduta nell'ingranaggio dell'assimilazione, le tavole del Profeta Sonnino sbriciolate, disperse...Quei ragazzi di Alessandro Pipemo «che non temono di finire male. Che non temono malattie. Che non invecchiano. Che non hanno paura». Che infine «non saranno», irrimediabilmente monchi della consapevolezza che innerva Agostino, l'adolescente di Moravia: «...non era uomo; e molto tempo infelice sarebbe passato prima che lo fosse», «Con le peggiori intenzioni»: l'esordio di Alessandro Piperno, la gloriosa débàcle di un favoloso dandy incantatore di serpenti Alessandro Pipemo Alessandro Pipemo Con le peggiori intenzioni Mondadori pp. 312.217 ROMANZO

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