Regionali, no definitivo di Bossi ai Radicali nelle liste al Nord

Regionali, no definitivo di Bossi ai Radicali nelle liste al Nord DOPO UNA LUNGA TELEFONATA CON BERLUSCONI Regionali, no definitivo di Bossi ai Radicali nelle liste al Nord Giovanni Cerniti MILANO L'ultimo no è arrivato via telefono. «Guarda Silvio che in pohtica non sempre due più due fa quattro». Per Umberto Bossi, in questa frase che va ripetendo da due settimane, c'è tutta la sua contrarietà ad un accordo con il partito radicale. Un incontro ad Arcore o a Gemonio? Non era ìl caso, e non solo per l'influenza del Premier. E1 che Berlusconi sapeva benissimo di non poter ottenere un sì da Bossi. Al massimo, e proprio al massimo, potrebbe guadagnare una specie di silenzio assenso su eventuali accordi tra Forza Italia e ì radicali, ma in regioni lontane dal Nord e dal triangolo Piemonte Lombardia Veneto. Come dice il segretario dei leghisti lombardi Giancarlo Gìorgetti. Bossi e ì suoi «anche questa volta» hanno giocato d'anticipo. Un mese fa, il 10 gennaio, quando il Consiglio Federale della Lega aveva messo un pesante freno agh accordi con la Casa delle Libertà con la candidatura in proprio di Roberto Maroni, era stata discussa anche la «questione radicali». Proprio Giorgetti era stato il primo a dirsi contrario. Bossi pure e tutti avevano votato no con tanto di motivazione scritta e firmata: «Sono tentativi die nascono per rendere la Lega Nord meno determinante e bloccare le riforme». Per Bossi i pericoli erano e restano due. Non è detto, è il suo ragionamento, che un'alleanza con i radicali possa aumentare i voti: anzi, per qual che riguarda la Lega il rischio sarebbe proprio il contrario. E poi l'arrivo dei radicali, l'allargamento della casa delle Libertà, farebbe scattare il sohto allarme rosso, il pericolo vero, quello di perdere il ruolo «determinante». Proprio per questo, a gennaio. Bossi era uscito dal tunnel della convalescenza per presentarsi a quel Consiglio Federale, il suo primo dopo il coccolone di marzo. «Perché io devo garantire la sopravvivenza della Lega», aveva detto. Dunque il no di Bossi era scontato già da più di un mese: per il partito di Pannolla o per il «listino di Formigoni», fa poca differenza. Al Premier, via telefono, Iha ripetuto anche sabato pomeriggio. E' quello che era negh accordi del 2000 tra Bossi e Berlusconi, e vale ancora, come ha ricordato ieri il ministro Roberto Calderoli dal suo comizio in toga di Verona: «L'atto costitutivo della Casa delle Libertà prevede l'unanimità dei consensi dei fondatori per procedere all'allargamento della coalizione». Morale del ministro leghista: «Il problema dei radicali non esiste perché non è mai esistito». Diverso, caso mai, sarebbe il problema dei rapporti tra Bossi e Pannella. Un'eterna altalena tra due veri malati di politica, umorali, istrioni, passionali, laici. Nei primi anni della Lega era stata «Radio Radicale» a dare spazio alle voci del Nord. E quando nel '96 Bossi si era inventato il Parlamento del Nord con tanto di elezioni Marco Pannella era stato l'unico a prenderlo sul serio, e alcuni radicali si erano candidati. A Pannella, però, Bossi ha risparmiato niente: dall'«è uno del Palazzo», al «Marco Pagnotta», al fragoroso «meglio con Milosevic che conCulosevic». L'ultimo no di sabato sera, a sentire Bossi e i leghisti, è quello definitivo. «Se qualcuno aveva quell'intenzione, far entrare i radicali come ospiti o come altro, l'operazione è stata troncata», assicura Giorgetti. E' che, da Roma, altre dichiarazioni di parlamentari di Forza Italia lasciano intendere che la porta non sia ancora del tutto chiusa. «Operazione troncata», ripete però Giorgetti. E dunque tocca al Premier vedersela con Pannella, anche se la Lega pare più interessata all'incontro che Berlusconoi aveva in programma per il tardo pomeriggio di ieri con il candidato governatore lombardo Formigoni. Restano da definire listini e liste di partito, e per questo Bossi ha convocato per oggi pomeriggio un nuovo Consiglio Federale. «Noi non siamo un partito di assessori e non voglio sentir parlare di assessorati», aveva chiuso l'ultima riunione con i suoi nella sede di via Bellerio. Probabile che la Lega celebri il no definitivo alle intese con i radicali, almeno nelle regioni del Nord. E probabile che i leghisti, anche per evitare bisticci in casa, decidano di affidare a Bossi la scelta di chi entrerà nel «Listino del Presidente», sicuri eletti, e chi nella Usta dei candidati. C'è chi prevede sorprese. Convocato per oggi il Consiglio federale del Carroccio per definire le candidature nelle liste di coalizione e nel «Listino del Presidente» per le amministrative della Lombardia Umberto Bossi con Silvio Berlusconi in una foto d'archivio

Luoghi citati: Arcore, Gemonio, Lombardia, Milano, Piemonte Lombardia Veneto, Roma, Verona