La Corea del Nord: abbiamo molte atomiche di Maurizio Molinari

La Corea del Nord: abbiamo molte atomiche WASHINGTON NON SEMBRA TROPPO ALLARMATA: L'UNICA VIA E' IL NEGOZIATO La Corea del Nord: abbiamo molte atomiche E l'Iran: «Se gli Usa ci attaccano sarà l'inferno» Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK «Ahbiamo ordigni atomici ed abbandoniamo il negoziato sulla denuclearizzazione della penisola coreana». E' stato un comunicato del ministero degli Esteri di Pyongyang a recapitare ieri mattina a Washington la prima sfida al secondo quadriennato di George W. Bush. D testo nordcoreano sul possesso delle armi atomiche è molto esplicito: «Abbiamo costruito ordigni nucleari difensivi per affrontare la dissimulata politica con cuil'amministrazione Bush vuole isolare e strangolare la Corea del Nord». Se in passato alcuni diplomatici di Pyongyang avevano affermato a voce il possesso di armi atomiche durante incontri privati con rappresentanti Usa adesso il comunicato scritto è teso a far cadere ogni dubbio sul fatto che il regime di Kim Jong A è diventato a tutti gli effetti una potenza nucleare. Parlando di «ordigni» al plurale si vuole far capire le che bombe non sarebbero solamente una, come finora affermato dall'intelligence americana. L'abbandono del tavolo negoziale a sei attorno al quale dal 2003 la Corea del Nord tratta k fine del proprio programma nucleare con Corea del Sud, Cina, Russia, Giappone e Stati Uniti - si giustifica con la volontà di «mantenere le armi nucleari di autodifesa in ogni caso». La spiegazione politica del passo compiuto è nelle righe dove Pyongyang afferma di sentirsi «minacciata» da Washington a seguito delle dichiarazioni fatte dal Segretario di Stato, Condoleezza Bice, di fronte al Senato quando la inserì nei «sei avamposti della tirannia». L'amministrazione Bush ha reagito alle affermazioni di Pyongyang con molta prudenza, confermando la scelta fatta di puntare a risolvere la crisi nell'ambito del negoziato multilaterale. La prima a parlare è stata proprio la Rice che, in Lussemburgo per l'ultima tappa del viaggio europeo, ha usato toni morbidi, negando intenzioni aggressive. ricordando che «il presidente degli Stati Uniti ha già detto che non ha intenzione di attaccare o invadere la Corea del Nord» e chiedendo quindi a Pyongyang di «tornare al negoziato perché questo è ciò che tutti i vicini della regione desiderano». D Segretario alla Difesa, Donald Rumsfeld, da parte sua ha detto di non poter confermare che la Corea del Nord abbia davvero la bomba, sottolineando però come questo Paese si confermi una «minaccia» in materia di proliferazione di armi di distruzione di massa. Al portavoce della Casa Bianca, Scott McClellan, è toccato invece il compito di respingere le minacce definendole «una retorica già ascoltata in passato». Lette assieme le mosse della Casa Bianca tentano di risolvere in fretta la crisi convincendo Kim Jong II a tornare al tavolo di Pechino. Un messaggio di simile tenore è stato recapitato a Pyongyang dagli altri Paesi impegnati nel negoziato: Mosca e Pechino hanno affermato che la trattativa è «l'unica via di soluzione» mentre Seul ha ribadito che «non accetterà mai la presenza di armi nucleari nella Penisola». L'unica capitale ad usare toni più duri è stata Tokyo, avvertendo Pyongyang sul rischio di essere sottoposta a sanzioni economiche se dovesse scegliere la via della crisi con tutti i Paesi della regione. Anche il Segretario generale dell'Orni, Kofi Annan, ha fatto sentire la sua voce, chiedendo a Kim Jong II di «tornare al tavolo della trattativa afBnché le posizioni di tutti i Paesi, inclusa la Corea del Nord, possano essere sul tavolo». Anche l'Iran promette de fiamme dell'inferno» a chi cercherà di invaderlo, proprio mentre il Pentagono rivela che sta aggiornando i piani di attacco contro la Repubblica islamica. L'ultimo avvertimento è arrivato ieri, dal discorso che il presidente MohammadKhatami ha tenuto nella piazza principale di Teheran, celebrando il 26esimo anniversario della rivoluzione khomeinista. «La nazione iraniana - ha detto Khatami - non cerca la guerra, la violenza e la disputa. Ma il mondo deve sapere che non tollererà un'invasione. L'intero paese è unito contro qualunque minaccia o attacco. Se gli invasori raggiungessero i nostri confini, il paese si trasformerebbe in terra bruciata per loro». Quindi il presidente ha aggiunto che Teheran non rinuncerà al suo programma nucleare: «I nostri scienziati hanno lavorato duro per sviluppare l'energia atomica pacifica, e non ci fermeremo per le richieste illegittime che vengono dall'esterno». E' la prima volta che i nordcoreani parlano di ordigni nucleari al plurale Tokyo minaccia sanzioni Un soldato nordcoreano di guardia su una torretta di osseivazione nella zona demilitarizzata