«Dopo il boato, il fumo e il traffico impazzito»

«Dopo il boato, il fumo e il traffico impazzito» SUL PULLMAN DEJ GIORNALISTI STRANIERI DIRETTI ALL'INAUGURAZIONE DELLA RASSEGNA D'ARTE eONTEMPORÀNEA «Dopo il boato, il fumo e il traffico impazzito» il presidente della Fiera: «Solo riprendendo ia normale attività dimostreremo a chi ha messo la bomba che non ci fa paura» testimonianza Rocco Motiterni inviato a MADRID DOPO il boato, sono le sirene delle ambulanze e delle auto della polizia che cercano di farsi largo a fatica nel lungo serpente di auto quasi fermo sulla superstrada che da Madrid porta all'avveniristico quartiere delle Fiere a farci capire che deve essere successo qualcosa di grave. La notizia che c'è stato un attentato ce la dà sul pullman Maria, la giovane hostess spagnola che accompagna il nostro gruppo di giornalisti stranieri all'anteprima di Arco, la fiera d'arte intemazionale che si inaugura proprio oggi. Non sono ancora le dieci, il cielo di Madrid è azzurro, l'alta colonna di fumo è visibile a chilometri di distanza, il traffico sembra impazzito. In molti incroci ci sono auto della guardia civil, il pullman prosegue a passo d'uomo, l'angoscia sembra quasi di respirarla nell'aria. «E' esplosa un'autobomba vicino al Palazzo delle Nazioni, nel quartiere della Fiera, ci sono feriti, ma nessun morto» cerca di rassicurarci la nostra hostess. Il pensiero corre alle bombe di Al Qaeda che quasi un anno fa hanno seminato terrore e morte alla stazione di Atocha. Arriviamo in Fiera e il clima è come sospeso, per un po' non ci fanno entrare e temiamo la situazione sia più grave di quanto non ci abbiano voluto dire. Poi tutto si sblocca, si va al padiglione messicano per la confenreza stampa: «Il nostro programma va avanti - esordisce Rosina Gomez-Baeza, storica direttrice della manifestazione, con un volto che non nasconde però la tensione -. L'autobomba non è stata piazzata all'interno della Fiera, ma in uno spazio pubblico fuori di qui. Noi non ci facciamo intimidire, se ci fermassimo daremmo ragione agli assassini che voghono impedirci di vivere normalmente. Arco è una manifestazione che vuole creare il dialogo tra persone di tutto il mondo, andare avanti è il modo mighore di rispondere ai terroristi». Il nome dell'Età arriva poco dopo da José Maria Àlvarez del Manzano presidente di Ifema, la fiera di Madrid: «E' stata l'Età dice -. Sono loro che hanno piazzato l'autobomba su una rotonda a pochi metri da qui. Sono saltati i vetri delle finestre e molte persone che stavano lavorando negh uffici sono ferite. Per noi non cambia nulla, la zona sarà riportata alla normalità al più presto. Ci saranno però maggiori controlli agh ingressi della fiera: solo riprendendo la nostra nomale attività dimostreremo a chi ha messo la bomba che non abbiamo paura di loro». E la promessa di ripristinare tutto al più presto viene mantenuta. Nel primo pomeriggio, all'angolo di Calle de la Ribera con Avemda Capital de Espana l'autobomba è già stata rimossa. Ma ci sono ancora le finestre sventrate nel grande palazzo rosso della Bull. E anche il globo che faceva parte dell'architettura della facciata porta i segni dell'esplosione. I vetri rotti sono stati raccolti e occhieggiano da un grosso container. Non ci sono più tracce di sangue degli oltre quaranta feriti, ma la tensione si avverte nel silenzio spettrale che avvolge la zona. Pattughe della polizia impediscono sorvegliano gh accessi e deviano il traffico : alle sette è atteso re Juan Carlos e tutto «deve essere normale». All'interno della fiera colleziomsti e galleristi hanno ripreso il lavoro di sempre, ragazzi sciamano da uno stand all'altro, il pubblico si accalca davanti alle installazioni e ai quadri degli artisti messicani, star della rassegna. Un modo di esorcizzare l'angoscia di un terrorismo che in Spagna rischia di diventare «normale». I danni alla facciata del palazzo In cui ha sede la filiale spagnola dell'americana «Bull», colosso dei computer

Persone citate: José Maria, Juan Carlos, Rocco Motiterni, Rosina Gomez-baeza

Luoghi citati: Madrid, Spagna