Addio al padre dell'hard italiano di Fabio Poletti

Addio al padre dell'hard italiano BALSAMO, EDITORE PROTAGONISTA DELLA DOLCE VITA Addio al padre dell'hard italiano Fabio Poletti MILANO Durante la dolce vita lui è quello che toghe l'ultimo velo alla ballerina turca Aichè Nana al Rugantino di Roma, anno 1958, scena ripresa tale e quale nel film di Federico Fellini. Una morte dolce lo raggiunge a casa sua in centro a Milano l'altra mattina, quando si accascia sul marmo davanti alla collezione di quadri, tra cui il prezioso Canaletto. Ma queste due istantanee sono solo un fermo immagine nella frenetica esistenza di Saro Balsamo, catanese, classe 1930, l'editore che ha fatto conoscere agli italiani, soprattutto agli uomini italiani, i primi giornali pomo soft, fino ad allora monopolio degli americani Playboy e Hustler. La sua è stata una vita a colori e su carta patinata. Più charmant di Hugh Hefner, più raffinato di Larry Flint, amava le belle donne, i bei vestiti, le belle case - sua la villa di Portofino comperata da Rex Harrison e poi venduta a una finanziaria svizzera - le belle auto - meglio la Bentley della Rolls, molto meglio la più scattante Jaguar verde - e poi l'elicottero personale e l'aereo privato per planare fino a Cavallo per una festa dall'amico Vittorio Emanuele. O in Baviera da Erich Furstenberg e Tania Wiender Greitz per una battuta di caccia al cervo, insieme a Carolina ed Ernst di Hannower ed Elle Me Pherson, unico italiano ammesso insieme alla seconda moglie Roberta. Nella sua esistenza fatta di molte vite e di molti amici, Bettino Craxi, i Rusconi, i Peruzzo, i Varasi, gli Agusta, Gianfranco Ferrè, Marta Marzotto, i Larini, qualche incontro pure con Silvio Berlusconi quando innalzava solo mattoni, l'editore Saro Balsamo è stato un pioniere dell'editoria. Negli Anni Sessanta fonda Big, settimanale di musica per giovanissimi. Poi insieme alla prima moglie Adelina TattiIo crea prima Men e poi Playmen, modelle senza veli ma con i capezzoli coperti per difendersi dalla censura. Nel 70 lascia la consorte. la capitale e i giornali. A Milano fonda Le Ore, «un giornale per dare notizie senza strumentalizzazioni». Il modello sono le riviste patinate di Hugh Hefner e Larry Flint. Sul primo numero, 16 novembre 1970, scrivono Luciano Bianciardi, autore de «La vita agra» e traduttore di Henry Miller, Giorgio Saviane definito «riformista e femminiere implacabile», Giancarlo Fusco, Milena Milani e Francesco Cardella. In 114 pagine ci sono gli ultimi scandali di Tamara Baroni, ex femme fatale, dell'industriale del vetro Bubi Bormioli, e i diari dei marchesi Casati di Stampa oltre a un'intervista dell'allora capo della mobile di Torino Giuseppe Montesano sulla morte di alcune prostitute. Accanto agli scoop ci sono le foto osé come si diceva allora. Alcune posano senza veli, altre sono ritratte in foto di scena. I nomi sono quelli dell'epoca, da Romina Power a Catherine Deneuve. La tiratura a metà degli Anni Settanta viaggia oltre le 500 mila copie. Più che rispettabili anche per aprire i salotti buoni a questo signore sempre elegante, sempre con un bicchiere di whisky in mano, sempre con una sigaretta tra le dita, sempre pronto per una mano di poker e un giro di chemin de fer. Ma all'orizzonte ci sono già le televisioni con i programmi della notte più spinti, le attricette pronte a tutto come Ilona Staller e' quelle sul viale del tramonto come Karin Schubert e Lilli Carati, i video hard e il cellophan che chiude un'epoca e le riviste che diventano solo per adulti. Non c'è più nulla da inventare, Saro Balsamo si adegua al mercato e si prepara al canto del cigno dei suoi giornali, zero inchieste, zero vestiti, zero fantasia e solo servizi fotografici che arrivano da Amsterdam, Copenaghen e Los Angeles. Nel 2000 chiude Le Ore ma il suo nome è già nella leggenda. Come quella sera di tanti anni prima al Rugantino di Roma dove tutti giurano che fosse proprio lui, ma alla fine nessuno che lo ricordi davvero.