Spille, tacchi alti e diplomazia globetrotter

Spille, tacchi alti e diplomazia globetrotter LO STILE, LE ABITUDINI, I GUSTI DI UNA DONNA CHE HA UNA SOLA GRANDE PASSIONE: LA CASA BIANCA Spille, tacchi alti e diplomazia globetrotter Maria Cerbi ROMA FORBES l'ha incoronata prima tra le donne più potenti del mondo e non era ancora diventata segretario di Stato. Condoleezza Rice, classe 1954, ha scalato la vetta partendo dai sobborghi di Birmingham, neh'Alabama segregazionista. Una marcia a tappe forzate con un padre, John Wesley Rice, reverendo presbiteriano, che la spronava a essere sempre la migliore nella lotta contro l'ingiustizia. «Overcome the oppression», «sconfìggere l'oppressione», ripeteva alla sua piccola Condì, il cui nome deriva da una storpiatura all'anagrafe di «con dolcezza», omaggio alla musica. Un nome che non assomiglia per niente alla sua portatrice. Nessuno mai si sognerebbe di chiamare «zuccherino» colei che ha dato un senso alla parola «falco» in pohtica. Per lei la durezza - prima di tutto con se stessa - è stata una strada obbligata per attraversare gli anni della segregazione, superare il dolore di una condizione ingiusta che l'ha vista bambina in scuole riservate ai neri, che le ha fatto piangere due amichette morte nel 1963 in un rogo acceso nella chiesa battista, che l'ha resa bersaglio di insulti per le strade della sua cittadina. La Rice ha raccontato di ricordare ogni attimo del giorno in cui entrò con i jenitori, nel 1964, in un ristorante jianco, forte del Civil right Act, circondata dal gelo, dal disprezzo. Il padre le aveva insegnato ad affrontare tutto a testa alta e lei non abbassò mai lo sguardo. Così è nata una «dura», che voleva dimostrare al mondo di essere la più brava. Più brava dei bianchi. E ci riuscì entrando al College di Denver a soh 15 anni. Nel 1974 la laurea in Scienze politiche e la passione per la pohtica (un occhio particolare all'Urss) accesa da un professore molto particolare, un esule cecoslovacco, Joseph Krobel, padre dell'ex segretario di Stato Madeleme Albright. Un destino che sembra rivelarsi attraverso coincidenze e incontri. Come quello con George Bush Senior che la portò da una cattedra di Stanford alla Casa Bianca (è lei che spiega al Presidente tutto sul disarmo nucleare). E poi con George Junior che di lei dirà: «nessuno mi fa capire come lei come gira il mondo». Padre e figlio le «perdonano» il suo passato democratico: la Rice approdò tra i conservatori nel 1976, come afferma una biografia di qualche anno fa. Vanity Fair Iha descritta come l'unica confidente del Presidente. Un rapporto strettissimo, tanto da far inciampare Condì in una gaffe riferendosi a lui come (ony husband», mio marito. Effetti della vita simbiotica, spalla a spalla nei momenti più esaltanti e più difficili, come dopo l'I 1 settembre. E non è un caso se neUa stanza del segretario di Stato ci sia una foto scattata nello studio Ovale, il giorno dopo il crollo delle Twin Towers, Bush in piedi che guarda oltre la vetrata. Condì alle sue spalle. Una coppia che pensa e agisce all'unisono. Per la Rice, che ha perso entrambi i genitori, non ha fratelli e sorelle né un compagno, la famiglia Bush è ormai la sua. Con Laura ha condiviso l'impegno nella campagna elettorale e nella difesa a oltranza del «loro» Presidente. Condolezza è una «magnolia d'acciaio» come viene chiamata per le origine sudiste. Un «guerriero» (altro suo appellativo) che non dimentica però di essere donna e non nasconde il suo lato frivolo. Tiene molto alla forma fisica cui dedica ogni mattina una seduta di allenamento personalizzato. Adora le scarpe (sempre con tacchi alti) e va pazza per quehe di Ferragamo di cui possiede una collezione da far invidia a Imelda Marcos (e in questo soggiorno romano dall'azienda fiorentina pare arrivi un «ambasciatore» carico di nuovi modelli). Veste sempre in tailleur, adora quelli di Oscar de La Renta, porta le giacche allacciate, con appuntate spille di design sul petto. Trucco impeccabile con la bocca disegnata dal rossetto Yves Saint Laurent numero 10. Una vita scandita da ritmi frenetici: sveglia all'alba per l'allenamento, poi solo lavoro fino a sera. Nessun fidanzato noto. «Non ho ancora trovato qualcuno con cui vale la pena veramente vivere», ha detto. C'è chi ricorda fugaci passaggi nel suo cuore, un giocatore di hockey, un campione di football dei Denver Broncos. O anche un potente uomo di affari che ha condiviso con lei la classifica di «Fortune». La realtà è che nella vita di questa 50erme oggi c'è posto solo per il potere. Ad aspettarla a casa la sera, solo i gialli di Scott Turow e la telefonata, puntuale, di George W.Bush. A CENA AL PANTHEON Serata nel cuore di Roma ieri per Condoleezza Rice: prima una visita lampo al Pantheon e poi cena privata da «Fortunato», noto ristorante meta di tanti politici italiani. «Tutto questo è semplicemente meraviglioso - confida agli uomini del suo staff - Roma è una città unica, magica». In piazza del Pantheon una piccola folla di turisti e curiosi saluta il segretario di Stato Osa con un applauso, lei risponde con cenni de la mano e grandi sorrisi. Un quarto d'ora di visita al monumentò e poi al ristorante, dove il proprietario Fortunato Baldassarri la accoglie con due orchidee. Il menù comprende cuori di carciofi, culatello di zi beilo, mozzarella dì bufala, gnocchetti di patate, ravioli di ricotta e spinaci. Per secondo un filetto di rombo al limone di Amalfi, come dessert tiramisù, torta di ricotta e zuppa inglese, il tutto innaffiato da un Cabernet Sauvignon e un Greco di Tufo: «è stata una cena sublime», dice Condoleezza prima di ritirarsi nella sua suite all'Excelsior.

Luoghi citati: Birmingham, Denver, Roma, Tufo, Urss