«Giuliana e io, da una vita militanti con-passione» di Riccardo Barenghi

«Giuliana e io, da una vita militanti con-passione» PIER SCOLARA GRAFICO E PUBBLICITARIO, COMPAGNO DELLA GIORNALISTA RAPITA «Giuliana e io, da una vita militanti con-passione» «Ci ha unito una esperienza in Algeria, quando il Paese dopo un voto farsa fu capace di mettere fuori legge l'integralismo islamico» personaggio Riccardo Barenghi ROMA CON-PASSIONE, «sono venticinque anni che ci tiene insieme la con-passione. Che, bada, non vuole affatto dire con-divisione, anzi per molti anni non con-dividevamo parecchie cose. Sto parlando di pohtica, ovviamente, intesa però nel senso più ampio del termine, chiamiamola visione del mondo. Ecco, fino ai primi anni novanta lei era un po' troppo estremista, troppo radicale, direi anche troppo umorale per i miei gusti. Poi dopo, direi dall'Algeria in poi, la nostra con-passione è diventata anche condivisione. Al momento non riusciamo a non andare d'accordo». Eppure non si annoiano Pier Scolari e Giuliana Sgrena, almeno così sostiene lui (sentiremo la versione di lei, quando torna). Scolari è nato a Milano nel 1951, quindi quest'anno ne compie cinquantaquattro; Sgrena è nata a Domodossola nel '48, quindi ne compie cinquantasette, «ma è cu dicembre, diciamo cinquantasei sennò si arrabbia». Stanno insieme da venticinque anni, «ci siamo conosciuti nel '79, io ero responsabile della stampa e propaganda del pdup, lei era nel gruppo delTmls. Il suo gruppo si stava unificando col mio, e anche i nostri due giornali dovevano unificarsi. Il nostro si chiamava "Compagne e compagni", il loro "La Sinistra . La nuova testata, con uno sforzo di fantasia, la chiamammo "La Sinistra Compagne e compagni'». Giuliana Sgrena da Milano si trasferisce a Roma, e Pier si innamora di lei. «Beh, l'inizio fu un po' travagliato, io ero sposato, forse facevo anche un po' lo stronzo, non mi decidevo. E quando mi sono accorto che era la donna della mia vita, lei resisteva. Non so, forse non si fidava, chdssà. D'altra parte non eravamo due ragazzini, sapevamo benissimo che se fosse nata non sarebbe stata un'avventura». Ma alla fine ha ceduto. «E meno male». Nel suo ufficio vicino a Porta Pia, Scolari gestisce una società di grafica editoriale e pubblicità. Parla di Giuliana e di sé con una serenità che fa impressione. Non piange mai ma è costantemente intenerito, è calmo. Racconta che «Giuliana si è sempre occupata di pohtica intemazionale. Erano gli anni dei missili a Comiso, l'esplosione del primo pacifismo. Quella battaglia la facemmo insieme, lei a quel punto scriveva su "Pace e Guerra", una rivista diretta da Michelangelo Notarianni con Luciana Castellina, Paolo Gentiloni, Ritanna Armeni, Giovanni Forti, Nino Bertoloni Meli, Nicoletta Thihacos, Fulvia Fazio. Non durò molto ma non era male. Al "manifesto" venne assunta hel1*88». Il direttore era Valentino Parlato, «ma chi insisteva di più perché fosse assunta furono Rina Gagliardi e Maurizio Matteuzzi» (firme storiche del giornale, lei oggi è a «Liberazione» che ha pure condiretto con Curzi, lui sempre agli esteri del «manifesto», granitico). «A proposito di Matteuzzi, c'è la stona della gatta». In che senso? «Giuliana ha sempre amato i gatti, ina amato proprio, tanto che alla fine ho dovuto cedere e da allora la nostra vita è sempre stata piena di gatti. La gatta in realtà erano due, naturalmente persiane, una ce la vendette una nostra compagna di allora, Emma Fattorini, mi pare per 40 mila lire; l'altra, quella che piaceva di più a Giuliana, ce la regalò: sfinita dalle sue insistenze. A un certo punto cercammo di far accoppiare questa Maya che però chiamavamo Mizzy col gatto che Matteuzzi aveva riportato dall'Iran ai tempi della rivoluzione di Khomeini. Si chiamava Ciccio ed era appartenuto alla sorella dello Scià. Mizzy non restò incinta di Ciccio ma di un altro, però nacque un gatto identico a Ciccio. Poi partorì anche la sorella di Mizzy, insomma alla fine avevamo nove gatti tutti ammalati di tracheite. Mi toccava fargli l'iniezione di antibiotico tutti i giorni a tutti e nove. Giuliana assisteva dispiaciuta. Per i gatti, non per me». Figh invece? «Prima mi sentivo troppo giovane, poi troppo vecchio, insomma, non ne abbiamo fatti, avrebbe anche potuto essere una ragione di crisi del nostro rapporto. Ma non lo è stata. Evidentemente quella con-passione di cui parlavo prima ha avuto la meglio. E' la colla della nostra storia, fatta per esempio di molti viaggi. Paesi in cui Giuliana era già stata e voleva presentarmeli, o Paesi dove avrebbe voluto andare e li esploravamo insieme». L'Algeria? «Mi ricordo un capodanno passato ad Algeri pochi giorni dopo la vittoria elettorale del Fis, il partito integralista islamico. Eravamo in casa di intellettuali algerini, una festa di addio alla vita. Così la vivevano loro, tanto che si mangiò maiale e si bevve alcolici come se piovesse. L'ultima trasgressione, ostentata polemicamente, una metafora (ma solida e liquida) di tutto quello che poi sarebbe stato vietato o imposto. Per fortuna non andò così, le elezioni furono annullate dal colpo di Stato dell'esercito, il Fis messo fuorilegge». Tu dici per fortuna, ma non fu una misura antidemocratica, quelli hi fondo avevano vinto le elezioni? «Elezioni farsa. Giuliana mi raccontò allora (ed era l'unica giornalista itahana sul ppsto) che le donne non votavano. Votavano gli uomini per loro. Altro che democrazia. Naturalmente il problema esiste, tanto che ci furono discussioni accese se fosse giusto annullare le elezioni per via autoritaria, sia pur per evitare una dittatura integralista e sanguinosa (gli sgozzamenti erano all'ordine del giorno). Giuliana e io pensavamo fosse giusto, anzi Giuliana vide nel movimento delle donne che si opponevano al terrorismo integralista algerino, anche a costo della vita, una sorta di "intellettuale collettivo" (come Gramsci definiva il Partito) dal quale potesse nascere la democrazia. In Algeria sta andando così, Khalida Messaoudi - una delle leader di quell'intellettuale collettivo - oggi è ministro della cultura. Ma la democrazia algerina è nata in Algeria, Algeri non è stata bombardata come Baghdad». A proposito di Baghdad, quando lei è partita prima che scoppiasse la guerra...«Preoccupati certo, ma ormai eravamo abituati. E poi l'accordo col giornale era che sarebbe tornata allo scadere dell'ultimatum. Invece è voluta restare e ha fatto bene. Come ha fatto benissimo a tornarci e ritornarci, non poteva stare a Roma mentre lì andavano (o non andavano) a votare». E adesso? «Adesso aspetto che tomi così ricominciamo il rito serale, quando verso le otto io la chiamo al giornale e le chiedo cosa vuole mangiare. Non fare quella faccia, io sono un ottimo cuoco, chiedi in giro. Dunque le telefono, le propongo due o tre alternative, piatti seri, elaborati, roba di qualità. Ne discutiamo un po', a volte interviene anche la sua compagna di stanza. Marina Forti, a suggerirle la scelta. Quando finalmente si decide mi metto a cucinare e poi, verso le dieci e mezzo, vado a prenderla al giornale, non le piace spendere i soldi del giornale per un taxi. Il tassista lo faccio io. E non vedo l'ora di rifarlo». «Ci ha avvicinato nel 79 l'unificazione dei gruppi nei quali eravamo: pdup e mls» «Al "manifesto" venne nel 1988: Rina Gagliardi e Maurizio Matteuzzi la vollero a tutti i costi» «In Iraq doveva restare per poco, invece c'è tornata e ritornata e ha fatto benissimo» Pier Scolari durante l'intervento nella manifestazione in piazza Campidoglio In piaz Cmidli l iii di Gili S dll f Fl Ab dl itt Hi H ttti ii iti In piazza Campidoglio le immagini di Giuliana Sgrena, della francese Florence Aubenas e del suo interprete Hussein Hanoun, tutti ancora in mano ai rapitori