Spagnoli favorevoli a combattere i baschi
Spagnoli favorevoli a combattere i baschi PER EVITARE LA SECESSIONE DEL PAESE INDIPENDENTISTA Spagnoli favorevoli a combattere i baschi Gian Antonio Orìghi MADRID Usare la forza. Per la prima volta dal settembre 2002, quando il presidente regionale dei Paesi Baschi, Juan José Ibarretxe, presentò nel parlamentino di Vitoria il suo piano separatista di Stato libero associato alla Spagna (bocciato dal Parlamento di Madrid martedì scorso con 319 no e 29 sì ma approvato lo scorso 30 dicembre dall'assise regionale), un sondaggio rivela che il 50,60Zo degh spagnoli è favorevole a usare la polizia e la Guardia Civil per impedire l'eventuale referendum di autodeterminazione tante volte promesso da Ibarretxe. Pare fantapolitica. Ma Ibarretxe ribadisce ogni giorno che, dopo le elezioni regionali anticipate del 17 aprile, in cui i partiti secessionisti al governo vengono dati come vincenti, il suo Esecutivo proporrà una consultazione popolare sull'autodeterminazione. Il premier socialista Zapatero, che propone di ridiscutere il piano, non ha mai spiegato cosa farà di fronte alla più che probabile sfida, mentre il capo dell'opposizione, il popolare Mariano Rajoy, minaccia l'applicazione dell'articolo 155 della Magna Carta del 78 che regolamenta la sospensione dell'autonomia. Il sondaggio, pubblicato ieri dal liberal e anti-separatista El Mondo, rivela che la maggioranza degli spagnoli ritiene che il governo debba proibire quella consultazione, «anche a costo di ricorrere alla forze di sicurezza dello Stato», cioè alla Polizia e alla Guardia Civil, mentre questa eventualità spaventa solo il 22,6 "/o dei cittadini. È vero che il 62,40Zo vuole che Zapatero ricorra prima ai tribunaU (il 20,1 Va è contrario), ma Ibarretxe e la sua maggioranza hanno già dimostrato di non ubbidire alla magistratura di Madrid: a Vitoria la maggioranza si è rifiutata di scioghere il gruppo parlamentare di «Sinistra nazionalista», ultimo lifting di Batasuna, il partito dell'Età messi fuori legge nel 2003. L'ipotesi di uno sbocco violento della crisi basca, già vaticinata nel 2002 da Fernando Savater («il governo di Ibairetxe vuole trasformare i Paesi Baschi in una nuova Jugoslavia», avvertiva il filosofo basco, da anni sotto scorta perché nel mirino dei terroristi), è stata ammessa lo scorso 16 gennaio da uno dei padri dell'indipendentismo, Carlos Garaikoetxea, in un intervista con il giornale Gara: «Se lo Stato spagnolo eludesse con una repressione feroce un progetto legittimo della maggioranza della società basca, la Spagna non potrebbe presentarsi in Europa. Io credo che questo scenario si produrrà». Recentemente il ministro della Difesa, il cattolico-socialista José Bono, ha ricordato l'articolo 8 della Costituzione, secondo cui «Ve 'Forze armate ■hanno come missione garantire la sovranità e l'indipendenza della Spagna e la sua integrità territoriale». Sul settimanale cattolico integralista Alba, il colonnello in riserva José Antonio Conde Monge, presidente della Asociacìon Militares Espanoles (ex appartenente allo stato maggiore interforze) minaccia: «So che l'Esercito non è disposto a fare niente per conto suo, ma neppure può accettare che si spezzi il Paese». Un Paese in cui l'ultimo colpo di Stato è di soh 24 anni fa. Anche nella quasi inevitabile ipotesi dell'applicazione dell'articolo 155, c'è una grande incognita avanzata giorni or sono da El Mundo: che ruolo assumerebbe nella consulta la «Ertzaintza», cioè i 7500.uomini della addestratissima polizia regionale basca, che dipende da Ibarretxe. Anche qui, c'è un articolo dello Statuto in cui si prevede che «in caso di proclamato stato di emergenza, il presidente retonale ne perderebbe il controlo, a favore dell'Esercito». Ma in realtà la polizia a chi ubbidirebbe? 1 presidente basco Ibarretxe
Persone citate: Carlos Garaikoetxea, Fernando Savater, Gian Antonio Orìghi, José Antonio Conde Monge, José Bono, Juan José Ibarretxe, Mariano Rajoy, Zapatero
Luoghi citati: El Mundo, Europa, Jugoslavia, Madrid, Paesi Baschi, Spagna
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