Le parole del Papa diventano un «giallo» di Marco Tosatti

Le parole del Papa diventano un «giallo» VIDEO IN DIRETTA, AUDIO IN PLAY BACK: UNA FORMULA INEDITA PER L'APPARIZIONE DEL PONTEFICE. MA NAVARRO VALLS SMENTISCE Le parole del Papa diventano un «giallo» Era registrata la sua benedizione al termine dell'Angelus? Marco Tosatti ROMA Il mondo alle 12 tira un sospiro di sollievo, quando dalla finestra aperta! - del Gemelli appare il Papa. Un'apparizione a cui ha dedicato quattro minuti di diretta anche «Al Jazeera» i cui telespettatori nella grandissima maggioranza non sono certo fedeli di Santa Romana Chiesa. Ma la prima comparsa pubblica di Giovanni Paolo n dopo il ricovero d'urgenza di martedì sera sarà ricordata anche per un singolare «giallo»; le poche, confuse parole che il Pontefice ha pronundato con voce roca, le ha dette al momento, oppure erano state registrate? E se sì, perché si è .voluto compiere questo singolare mélange - video in diretta, audio in play back - che costituirebbe un'inedita prima volta, e non troppo apprezzabile, nella carriera del Pontefice più mediatico della storia? Ieri sera il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Joaquin Navarro Valls, ha smentito l'esistenza di una registrazione: «Naturalmente le parole del Santo Padre nella benedizione di questa mattina le ha pronundate nello stesso momento in cui le abbiamo ascoltate in trasmissione diretta. Nonha quindi senso l'affermazione di una registrazione previa di quelle parole trasmesse in quel momento». Una smentita che però non chiarisce tutte le perplessità e le incongruenze. Ecco quello che si è visto, e si è sentito; e una ricostruzione dell'accaduto. Con un antefatto: pochi minuti prima del collegamento dal Policlinico Gemelli, sul sistema audio intemo della sala stampa vaticana è andato in onda una parte della formula di benedizione recitata dal Papa, chiaramente riconoscibile, mentre il registratore la stava riavvolgendo. Alle dodici una delle due finestre della stanza del Papa si è aperta, e sono apparsi Giovanni Paolo H, seduto sul «tronetto» mobile, e regolabile in altezza, e il Sostituto alla Segreteria di Stato, l'arcivescovo Leonardo Sandri. Il prelato ha letto il testo che doveVa essere redtato prima della preghie¬ ra dell'Angelus; e poi ha intonato le Ave Maria e le altre formule liturgiche consuete. E' a questo punto che gli ingranaggi della regia di tutta questa singolare e delicatissima operazione mediatica si sono inceppati. Il Pontefice, che ha seguito con un'aria - bastava guardargli attentamente gli occhi - battaghera e vivace quanto stava accadendo, ha incomindato a parlare. Però forse con un po' di fretta; il microfono era ancora puntato sull'arcivescovo Sandri, mentre già Giovanni Paolo n stava iniziando la fonnula di rito, che precede la benedizione: «Sit nomen Domini benedictum...» (Sia benedetto il nome del Signore). Si è visto chiaramente che il Grand'UfBdale Angelo Gugel, si affrettava verso il Pontefice con il microfono in mano; e infatti la formula si è udita in un crescendo di volume; e la voce, fra l'altro, era abbastanza chiara. I sacerdoti presenti nella stanza hanno risposto: «ex hoc mine, et usque in seculum», e il Pontefice ha ripreso con la seconda strofa: ((Auditorium...». E qui è accaduto l'incidente. Vale a dire che il Papa ha avuto un attimo di esitazione, si è fermato prima di continuare «...nostrum in nomine Domini» (Il nostro aiuto è nel nome del Signore). E subito il ((regista», temendo uno stop definitivo, è corso in aiuto di Giovanni Paolo n, facendo partire la registrazione. In maniera però imperfetta; è sembrato di sentire uno scatto, e poi durante il seguito nella preghiera, la voce si interrompeva a tratti. Una voce che è sembrata di qualità peggiore di quelle poche parole dal vivo. Il Pontefice ha terminato con un ((grazie»; ma anche quello è sembrato strano. Perché quando il «grazie», pronunciato con un timbro di voce roca, è risuonato in piazza San Pietro, e al Gemelli, Giovanni Paolo U. aveva ancora la mano alzata, nel segno della benedizione. E questo è un elemento ulteriore di stranezza: il Pontefice di norma avrebbe dovuto terminare la benedizione, prima di introdurre una parola ((profana». Infine, un elemento inspiegabile. Le telecamere non hanno potuto riprendere le labbra del Pontefice mentre parlava, perché monsignor «Mietek», imo dei segretari, gli ha tenuto tutto il tempo un fogho bianco davanti al viso. Ma Giovanni Paolo U non doveva leggere nessun testo: doveva solo pronundare ima benedizione che sarebbe offensivo nei suoi confronti anche solo supporre che non conosca a memoria, e in parecchie lingue. C'è dunque chi sospetta che 3 fogho servisse a nascondere le labbra del Papa, immobili, mentre la sua voce risuonava dagli altoparlanti. fÌT013a annaro alla fìnocflra Poco Prima di mezzogiorno, le tapparelle UT e I ^. appdie CUCI TlimUd de||a stanza ai decjmo piano del Policlinico Gemelli vengono aperte. E' il segnale. Poco dopo, alle 12, appare il Papa. Stanco, sofferente, Wojtyla saluta con la mano i fedeli assiepati nel cortile dell'ospedale. Monsignor Sandri legge l'Angelus ^t»» Segreteria di Stato vaticana, a leggere l'Angelus, in collegamento oltre che con il piazzale del Policlinico, anche con piazza San Pietro. Cori da stadio e commozione nelle due piazze. Il foglio copre il volto del Pontefice Nove minuti dopo mezzogiorno, appena finita la lettura dell'Angelus da parte di monsignor Sandri, il Papa parla, ma un foglio di carta viene tenuto davanti alla sua bocca, alimentando il giallo della voce registrata.

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