Le due Simone al Campidoglio «Giuliana è una nostra amica» di Giuliana Sgrena

Le due Simone al Campidoglio «Giuliana è una nostra amica» : : . . —: : :— — — : : : : : : : : LA MANIFESTAZIONE A ROMA PER CHIEDERE LA LIBERAZIONE DELLA GIORNALISTA DEL MANIFESTO Le due Simone al Campidoglio «Giuliana è una nostra amica» Il compagno della reporter: «Ogni volta che partiva per me era un incufo» Flavia Amabile ROMA Pierluigi Scolari è fra i primi ad arrivare. Sono le cinque passate di pomeriggio, manca mezz'ora all'inizio ufficiale della prima manifestazione di solidarietà per la sua compagna di una vita, la giornalista Giuliana Sgrena rapita in Iraq. Il sindaco Walter Veltroni ha chiesto alla città di mobilitarsi, ma per il momento in piazza del Campidoglio si contano una decina di giornalisti, un po' di telecamere, e una tramontana gelida. Pierluigi inizia a parlare e non nasconde nulla delle sue angosce né del suo desiderio di gridarle a chi vuole ascoltare. Dopo qualche istante di microfoni e inteviste però arriva un uomo di Veltroni. «Sono arrivate le due Simone, vieni», gli sussurra e lo trascina via per un braccio su per la scalinata che porta all'ufficio del sindaco. Sì, le due Simone sono arrivate quando le campane battevano i tre rintocchi delle cinque e tre quarti. Di nascosto, loro, in taxi, dalla parte posteriore della piazza, per non essere costrette ad affrontare la folla e soprattutto i giornalisti. Veltroni le aveva chiamate due sere fa per invitarle. «Ho organizzato una manifestazione per Giuliana, venite?» Sì, hanno risposto, ma ad un'unica condizione: «Non parleremo». E sono arrivate, infatti, riunite sotto i riflettori dopo tre mesi di fuga per evitare le polemiche legate alle parole pronunciate dopo il loro ritorno dalla prigionia. Sono arrivate e per un solo motivo. «E' una nostra amica», spiega Simona Pari, il sorriso un po' forzato verso la giornalista che insiste per parlare con loro. Poi si volta verso Simona Torretta con Io stesso sorriso un po' spaurito, alla ricerca di approvazione, apparso nel video girato subito dopo la loro liberazione. Questa volta però Simona Torretta, invece di incoraggiarla a togliersi il velo, la tura delicatamente verso di sé. Il sindaco le aspetta nel suo studio, arriva anche Pierre Scolari. Protette dall'intimità della stanza affacciata su uno dei crepuscoli più belli al mondo, lontano da occhi e orecchie indiscrete, si lasciano andare. Nessuno però riesce a convincerle a parlare dal palco. «Siamo già state equivocate abbastanza», sostengono. Ormai sono le sei, Veltroni e i suoi ospiti si avviano verso la piazza. E' arrivato anche il segretario di Rifondazione Fausto Bertinotti scendendo dalla sua auto e lamentandosi per un forte dolore al nervo sciatico. Ci sono Toni Maraini, sorella della scrittrice Dacia e figlia dello scrittore e antropologo Fosco, il direttore del manifesto Gabriele PoIo, le nipoti di John Fitzgerald Kennedy, Mary e Kerry. E poi Luciana Castellina, Valentino Parlato, Michele Santoro. A metà manifestazione arriva anche il portavoce dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio, ma saluta soltanto un attimo Pierluigi Scolari poi, senza farsi vedere, va via. Alle sei e dieci la manifestazione ha inizio. Veltroni prende la parola, davanti a sé poche centinaia di persone, il popolo della sinistra che conosce bene Giuliana Sgrena, perchè da anni ne legge gli articoli, i libri. Composto, essenziale, in attesa con alcune bandiere della pace e due striscioni: «Liberate Giuliana» e «Basta con la missione di guerra in Iraq». Veltroni abbraccia con Io sguardo la folla, anche se un po' inferiore rispetto alle aspettative, e inizia: «Siamo tornati in questa piazza come già abbiamo fatto altre volte. Come accadde per le due Simone e torniamo oggi perchè Giuliana Sgrena possa essere liberata presto. Nulla deve rimanere intentato». Poi si volta verso il palazzo, si sente un rumore, una foto formato gigante di Giuliana Sgrena viene srotolata. Si ripete la stessa scena di quattro mesi fa, Veltroni lo sottolinea e ci sono almeno tre persone a cui quel rumore della foto srotolata provoca un tuffo al cuore. Le prime sono le due Simone, era stata la loro foto a restare per un mese sulla piazza mentre giacevano nelle mani dei loro prigionieri. Le due volontarie fissano l'immagine di Giuliana Sgrena e sembrano bisbigliare un saluto, quasi una preghiera. L'altro è Pierluigi Scolari e quando prende la parola sul palco per chiudere la manife- stazione confessa con la voce incrinata, l'emozione provata: «Mi ha fatto tornare in mente l'incubo che avevo ogni volta che partiva». Poi rivela un dettaglio che pochi conoscono. Giuliana era già stata rapita in Iraq prima che entrassero le truppe americane a Baghdad. Allora gli aveva raccontato di essere rimasta serena, tranquilla, quasi come se stesse vivendo un sogno. «Immagino che sia rimasta tranquilla anche questa volta. Giuliana parla un po' di arabo, avrà cercato di stabilire un confronto continua - Quel che invece non riesco ad immaginare è che cosa sia accaduto dopo, quando ormai è passata la scarica di adrenalina e resta soltanto la prigionia». Quando erano state rapite le due Simone se lo era chiesto adche Giuliana, ricorda il suo compagno. «Diceva: sono in due. Questo è importante, ci si può sostenere. Adesso invece lei è sola...». Pierluigi Scolari non riesce a dire molto di più, e veramente non c'è molto di più da dire. La piazza a poco a poco si svuota. Resta illuminata sul palazzo Senatorio la foto di Giuliana Sgrena. E lì resterà fino alla sua liberazione. Insh'allah. Simona Pari e Simona Torretta ieri sera alla manifestazione di Roma Uno striscione all'appuntamento di ieri sera al Campidoglio organizzato per chiedere la liberazione di Giuliana Sgrena

Luoghi citati: Baghdad, Giuliana, Iraq, Roma