«Ieri aspettavamo che chiamasse, invece...»

«Ieri aspettavamo che chiamasse, invece...» NELLA CASA DimSERA DOV^ÀTtÒRNO AI^ENltÒRr SI È RAG^TOliflWL PAESE «Ieri aspettavamo che chiamasse, invece...» «Ci ha avvertito il suo compagno, subito dopo l'annuncio alla tv Conosciamo i rischi che corre ma non l'abbiamo mai dissuasa» intervista Renato Balducci, Pietro Benacchio MASERA (Verbania) A casa Sgrena, nella villetta che si affaccia sulla strada provinciale di Masera al civico 73, la notizia del rapimento è arrivata alle 12,30 e per papà Franco, 79 anni, ferroviere in pensione, e mamma Antonietta Bonzani, che abitano proprio accanto al fratello di Giuliana, Ivan di 52 armi e alla nuora Claudia, è l'inizio di un incubo. Che accettano con dolore, condividendo l'angoscia con amici, compagni e rappresentanti delle istituzioni, dal prefetto Carmine Rotondi al questore Luigi Minchella, dal sindaco Michele Bruno al presidente della Provincia Paolo Ravaioli, che è amico di famiglia di vecchia data. Fra i primi ad arrivare, i dirigenti locali dell'Anpi, l'associazione nazionale partigiani. Paolo Bologna e Gianfranco Fradelizio. Accorrono anche i rappresentati dei Comunisti italiani, il partito di cui l'anziano Franco, ex Pei, è dirigente in zona. Presenze che confortano il suo vecchio cuore militante di partigiano, che è stato anche contrabbandiere di sigarette negli anni della miseria in vai d'Ossola. Uno spallone o «sfrusitt», come li chiamano in Val d'Ossola. Franco Sgrena, assieme ai suoi familiari, accoglie tutti con l'amabilità dell'uomo di montagna, solido e cortese. Chi vi ha avvertiti? «Mi ha telefonato da Roma Giampiero Solari, il convivente di Giuliana. Poche parole, non c'era bisogno di spiegare. E quasi in contemporanea l'abbiamo appreso dalla televisione, lasciata poi sempre accesa. Non siamo mai rimasti soli, è arrivato Ivan, mia nuora Claudia. E gli amici». Quando avete avuto la conferma del rapimento? «Alle 14,05, dalla Farnesina. Siamo in costante contatto». Mamma Antonietta, da quanto tempo non vedete Giuliana? «Era stata qui per Natale. Un giorno e mezzo qui a casa poi via, subito a Roma. Quando viene resta sempre poco. Sappiamo bene cosa significa il suo mestiere e i sacrifici che comporta». Franco, sapete quand'era partita per l'Iraq? «Il 23 gennaio, ma a mia moglie non l'abbiamo detto subito per risparmiarle qualche giorno di preoccupazione?». Vi tenevate in contatto? «Sempre. Giuliana telefona spesso, soprattutto quando è all'estero. L'ultima volta la scorsa settimana. Adesso aspettavamo una sua chiamata e invece...». Giuliana vi parla mai del suo lavoro? «Certo. Lo fa con grande passione. E vedendola così entusiasta non abbiamo mai cercato di dissuaderla, anche se sapevamo i rischi del suo lavoro. E' stata più volte in Africa, ha seguito la guerra del Golfo, l'Afghanistan, l'Iraq. Abbiamo visto anche le fotografie che ha scattato per i suoi servizi. Ogni tanto tiene qualche conferenza qui in Ossola e ne approfittiamo per sapere qualcosa in più che magari non ci dice». Il ricordo che vi viene in mente? «Il racconto di Giuliana sulla morte di Maria Grazia Cutuli, l'inviata del Corriere della Sera in Afghanistan. Ci ha confessato che lei era passata per quella strada il giorno prima dell'uccisione della sua collega. Spero che conservi la fortuna». Che cosa vi dà forza in questi momenti? «Il fatto che Giuliana è una donna forte e ha esperienza. Saprà cavarsela. Conosce la lingua araba. Non credo che abbia reazioni tali da innervosire i rapitori. Sono fiducioso, come tutti noi, insomma. E sappiamo che c'è tanta gente che sta lavorando per liberarla». Come vivete questi momenti? «Potete immaginarlo. Ci conforta il sostegno della gente e siamo certi dell'impegno ad ogni livello affinché tutto si concluda per il meglio e al più presto». «Ci aveva molto impressionato il suo racconto sulla morte di Maria Grazia Cutuli l'inviata del Corriere della Sera in Afghanistan Ci ha confessato che lei era passata per quella strada il giorno prima che la collega venisse uccisa. Spero che conservi la fortuna» «E una donna forte ha esperienza, saprà cavarsela. Sappiamo che tanta gente sta lavorando per liberarla» L'ULTIMA TELEFONATA Colpi d'arma da fuoco, il rumore del traffico, passi affrettati come di qualcuno che corre in unapozzanghera: questa la drammatica colonna sonora del rapimento dell'inviata Giuliana Sgrena, che, proprio méntre veniva trascinata via, è riuscita ad accendere il suo cellulare e mettersi in contatto con un'altra giornalista italiana per lanciare l'allarme. Erano le 13.45; le li.45 in Italia e a Baghdad pioveva. La telefonata è arrivata sul cellulare di Barbara Schiavulli, 31 anni, freelance per diverse testate, fra cui SkyTv. Grt, Televisione Svìzzera e Radio Vaticana. I genitori di Giuliana, nella loro casa presso Domodossola, Antonietta, 74 anni e Franco Sgrena, 79 anni