I 60 dell'Unione di Bruno Quaranta
I 60 dell'Unione ANNIVERSARIO I 60 dell'Unione Tra i fondatori Bobbio, Mila e il carismatico Antoniceiii SESSANTANNI. Era il 1945 (piando sorgeva l'Unione Culturale, in Palazzo Carignano. Tra i fondatori Norberto Bobbio, Massimo Mila, Francesco Menzio, Cesare Pavese e, in primis, figura carismatica, calamitante le gobettiane «energie nove» liberate durante la Resistenza, Franco Antoniceiii. C'è, nell'album di una certa Torino, la Torino tout-court civile, un'immagine che simboleggia quella stagione, quell'anno «zero» della nostra storia: Antoniceiii, presidente del Cln piemontese, in piazza Vittorio Veneto, oratore su di un palco improvvisato. Nel corso delle stagioni, con maggiore e minore impeto, muovendosi lungo una varietà di sentieri (Carmelo Bene, Living Theatre, John Cage, Luciano Berlo, a cui renderanno omaggio il 31 gennaio Paolo Gallarati, Enrico Fubini, Gilberto Bosco e Giulio Castagnoli, servizio a pag. 11), l'Unione Culturale ha rappresentato il destino così indigeno di «politica e cultura». In qualche modo felicemente smentendo Bobbio, secondo cui con la morte di Pavese «comincia una storia diversa, in ima città (...) che si ripiega su se stessa, ed è troppo intenta a curare le proprie ferite per riprendere il ruolo di centro di formazione e d'irradiazione del movimento più avanzato d'Italia, che aveva assunto imperiosamente nel primo dopoguerra». Sarà Antoniceiii il mentore impareggiabile dell'Unione, fino alla scomparsa, nel 1974 (ma il trentesimo anniversario è passato sotto silenzio o quasi). Una parabola che via via lo condurrà dal partito liberale alla sinistra indipendente, una privata e pubblica metamorfosi che raggiungerà il culmine a Reaglie, nel 1968, il giorno del funerale di Ada Gobetti (un'ulteriore immagine simbolica: Antoniceiii e Pani a colloquio sulla nascente esperienza che li condurrà in Parlamento). L'Unione Culturale - recita lo statuto - «assume come proprio riferimento politico e culturale il patrimonio maturato dal movimento operaio intemazionale ed, in particolare, l'eredità derivata dall'antifascismo e dalla Resistenza». Come non rammentare le lezioni (con testimonianze) tenute al Teatro Alfieri nel 1960 - a Palazzo Chigi sedeva Tambroni - su «Trent'anni di storia italiana (1915-1945)», un corso organizzato, appunto, da Unione Culturale, Circolo della Resistenza e Connsulta? Ne nascerà un libro per Einaudi introdotto da Franco Antoniceiii. All'insegna di ima consapevolezza: la Resistenza come secondo Risorgimento, i venti mesi che portano a compimento il Risorgimento. Non a caso il Museo accanto all'Unione Culturale (dominanti le ombre di Cavour, Mazzini, Garibaldi) ospita una sala dedicata a «l'Antifascismo e la Resistenza». Conservarla e ampliarla: il palcet di «Antony» è sicuro. Bruno Quaranta Franco Antoniceiii su un palco improvvisato in piazza Vittorio
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