L'inafferrabile Pitico vedutista partenopeo

L'inafferrabile Pitico vedutista partenopeo NAPOLI L'inafferrabile Pitico vedutista partenopeo Marco Vallerà SI chiamava Pitloo, in realtà, Anton Sminck Pitlo e veniva dab'Olanda. Probabilmente fu lui a prolungarsi il cognome in Pittloo, per non esser confuso con un volgare patronimico itabeo: ci teneva aba sua fiamminghità, fiammante anche in certe brune tonalità incendiate di color rembrandesco. Era abituto alle medaglie, abe felicitazioni ufficiali, alle promozioni sul campo : addirittura neba sua piccola Arnhem provinciale fu notato da Luigi Napoleone in visita, che se lo portò a Parigi e poi Roma e segnò così il suo destino. E anche il destino del vedutismo partenopeo. La sua lapide a Napoli, dove morì di colera, piuttosto giovane, nel 1837, elenca una serie notevole di riconoscimenti e di benemerenze: a soli 25 anni è già nominato professore ordinario all'istituto di Bebé Arti. A Roma si era saziato di classicità e di colossei (sono gli anni del nascente neo-classicismo) a Parigi si era riempito gb occhi dei napoleonici Gros, di Girodet, di Gerard, oltre che di Canova. Ma soprattutto di David, contro cui avanzò però degli appunti signifi¬ cativi, trovando il suo colore un po' «duro e freddo». È già un romantico in pectore, e soprattutto in pennello, quando scende in Itaba, e si direbbe die vada proprio nel golfo di Napoli a sciogliere il suo colore e rinfrancare quel suo olandesismo «itabanisant». Per fortuna, grazie al lavoro intelligente di Raffaello Causa, suo primo vero rivalutatole (cui questa mostra è dedicata, con molta antica dedizione dei suoi famigliari, e del «pupibo» Nicola Spinosa) non esiste più la sciocca rivalità di primato, su chi arrivasse prima a fecondare la Scuola di Posibipo, se il Pitloo o H Giacinto Gigante. Certo, Pitloo arriva in una Napoli già vaccinata dabe vibratibtà visionarie e snebbiate di un Tumer, di Bonington, di Corot: e a guardare quel belassimo e svaporante Boschetto di Francavilla al Chiatamone, che gb valse la cattedra di Paesaggio all'Accademia, non è avventato ricordarsi dell'inarrivabile Thomas Jones. Ma Pitloo è mutevole, inafferrabile, forse anche perché ipocondriaco (come scrive spesso ai fratelb lontani). Paiono esistere molti Pitloo : quelb più vicini al gusto caUigrafico e folklorico (magari col contributo «figurinistico» del russo Scedrin, come oggi si pensa?) e quelb più liberi e spettinati, di pura luce e materia fondente. Questa doverosa e seria mostra (che si avvale anche della presenza di modernissimi schizzi poco visti e di schede aggiornate) non pare però riuscire, nel corso alternante della disposizione espositiva, a disegnare ima vera evoluzione ragionevole, di questo artista tanto «diviso». Veduta della costa presso Vico Equense, di Pitloo Pitloo. Luci e colori del paesaggio napoletano Napoli. Villa Pignatelli. Orario: dalle 9 alle 14 Chiuso lunedì Fino al 27 febbraio

Luoghi citati: Napoli, Parigi, Roma, Vico Equense