MAFAI

MAFAI MAFAI Macque una nuova pittura in quella casa di via Cavour corre tista Raphael iva atica uola» Lea Mattarella SONO passati 40 anni daba scomparsa di Mario Mafai, imo dei protagonisti più significativi dell'arte romana tra le due guerre. E la sua città - colpevole di non averne celebrato degnamente nel 2002 H centenario della nascita - lo ricorda oggi con la grande antologica di Palazzo Venezia che resterà aperta fino al 27 febbraio. Anche Brescia partecipa al tributo a questo straordinario pittore con una piccola, preziosa e intima mostra curata da Fabrizio D'Amico e Marco Goldin. Circa 40 opere che indagano gli anni degb esordi di Mario e dei suoi compagni di strada, quando il critico Roberto Longhi conia per il terzetto Mafai-Raphaél-Scipione la febee definizione di Scuola di Via Cavour. Nel 2005, infatti, cade un altro anniversario relativo a Mafai. Non è un evento ufficiale e non interessa l'anagrafe, ma segna una svolta fondamentale neb'esistenza e nell'opera del pittore. Esattamente 80 anni fa, aba Scuola libera del nudo, b giovane e timido Mario incontra la vulcanica btuana Antonietta Raphael. E tramite lei viene investito da quel ((vento delTEst» che, prima di raggiungere Roma, ha attraversato Londra e Parigi e porta con sé le storie delle antiche tradizioni ebraiche e le immagini debe prime avanguardie artistiche. Tra i due nasce un rapporto amoroso e artistico che si va ad insinuare nella profonda amicizia che Mario ha instaurato l'anno precedente con Gino Bonichi, il pittore che poi si firmerà Scipione. Antonietta arriva nel momento in cui è appena naufragato il loro gaugueniano progetto di fuga verso Cuba. Architettato, magari, per poi raggiungere l'America. A far fortuna, come si diceva una volta. Raphael però, più che arrivare irrompe. La sua presenza è esplosiva e tra i tre, con tutte le gelosie, le liti, le passioni e le difficoltà del caso, nasce un profondo sodabzio che dura fino al 1933, quando Scipione muore. Ha solo 29 anni. Lascia alcuni disegni visionari e pochi quadri incandescenti, dagli inusuab e quasi bquidi spazi in cui il Seicento romano sembra incontrare Goya, Ensor, l'espressionismo tedesco, anticipando vortici e disperazioni alla Francis Bacon. A vedere la sala abestita qui a Brescia, dov'è raccolto un gruppo di sue opere abucinate, così cariche di simboh, viene da pensare che se l'Itaba non fosse così neghgente nei confronti dei suoi figb geniab e un po' maledetti che hanno attraversato il Novecento, oggi Scipione sarebbe equiparato a una specie di Schiele nostrano. E invece sono in pochi a valutarne appieno la sua importanza. Mafai e Raphael dal 1927 vivono in una piccola casa in via Cavour, con una terrazza che si affaccia sul Colosseo e il Palatino. È qui che b va a trovare Scipione ed è qui che Longhi vede i loro quadri. Oggi quel palazzo non c'è più, uno dei tanti demoliti dal piano di bonifica del territorio voluto dal fascismo. Mafai trasforma quebe Demolizioni in immagini struggenti e poetiche, inca- stri puri di forme, toni e luci. Se ne possono vedere alcuni esempi neb esposizione romana. A Brescia non ci sono, perché questa mostra analizza gb anni in cui casa Mafai è ancora in piedi e Mario, Antonietta e Gino si guardano e si influenzano a vicenda, dando vita ad una pittura assolutamente nuova, dominata daba potenza espressiva, daba libertà cromatica, da un totale disinteresse nei confronti delle regole pittoriche codificate fino a quel momento. La prospettiva per esempio: i tre la interpretano in modo assolutamente arbitrario. Basta vedere il ponte sghembo sul Lungotevere di Mafai, o la Veduta dalla terrazza di Via Cavour di Raphael con quei contrasti chiari e ombrosi così ecces¬ sivi sotto cieb drammatici. Oppure la Piramide di Caio Cesft'o di Scipione, abungata come fosse un'architettura gotica. Al tragico pittore marchigiano, che dipinge una natura morta con una piovra adagiata su un sanguinante fondo rosso, Mafai risponde con Tre pesci sperduti nel mare, dove l'acqua però è tutta confusa con b cielo. E mentre il primo inquadra i mostri tentatori di Eva, l'altro affida la sfrenatezza che gb ha probabilmente contagiato Raphael alla danza panica di fanciulle nude «en plein air». Ma i soggetti più amati dal pittore romano e dalla sua compagna sono le tre fighe: ecco Miriam con la chitarra e Simona in fasce di Raphaél,.con gli occhi abungati come antiche icone. Accanto ci sono le Tre bambine che si tengono per mano dipinte da Mario in un paesaggio luminoso. Dimostra come l'artista, benché Scipione protesti, abbia schiarito la propria tavolozza dopo il viaggio a Parigi compiuto con Antonietta nel 1930. Un esempio di questa evoluzione è in un dipinto inedito che è stato ritrovato sul retro dei Ragazzi al tramonto. E' un conturbante nudo femminile, in cui il calore della carne splende ed emerge da un fondo scurissimo. Mario lo ha dipinto prima di partire )er la Francia. Quando scopre la uce impressionista, questo quadro così vicino agli esiti di Scipione non gli piace più. Così lo gira, lo ricopre e riutilizza il retro della tavola. Eppure era bellissimo. A Brescia si ripercorre il sodalizio dell'artista con Scipione e la Raphael La libertà espressiva l'esplosione cromatica e la trasgressione crearono una «scuola» Casa Mafai Brescia, Santa Giulia Orario 9.30-17.30 Lunedì chiuso Fino al 20 marzo ■■■^ ■■:,,. ì ..V,.iT- CasealForo Traiano di Mario Mafai, un olio su tavola del 1930