La lunga giornata in ospedale Controlli, messa e poche visite di Marco Tosatti

La lunga giornata in ospedale Controlli, messa e poche visite OGGI E' ATTESO CIAMPI. IERI SOLO RELIGIOSI AL SUO CAPEZZALE La lunga giornata in ospedale Controlli, messa e poche visite Marco Tosatti CinÀ DEL VATICANO Scorreranno più lente le ore, da oggi, per Giovanni Paolo H nella sua stanza al decimo piano del Policlinico Gemelli; sta cominciando la convalescenza, con il lento - forse più lento di quanto l'amore che circonda il Papa vorrebbe - miglioramento delle condizioni di salute del Pontefice. II primo giorno, mercoledì, è trascorso nell'impatto psicologico e fisico del «trauma» della sera precedente, quando è stato deciso, ed effettuato, il ricovero in ospedale, a cui fino a che ha potuto ragionevolmente l'ottantaquattrenne Papa si è opposto; la corsa nella Roma notturna, gli accessi convulsi di tosse, l'arrivo al Gemelli, gh esami radiografici compiuti a tamburo battente, la visita; tutto questo ha certamente un effetto su un uomo malato e non più giovane, e infatti Papa Wojtyla ha dormito poche ore, e ha avuto bisogno di recuperare lo stress accumulato. Ha avuto a più riprese la mascherina del respiratore sul volto, ha pranza¬ to in maniera leggera con dieta liquida. Pochissime le visite dall'esterno; è entrato nella stanza il sostituto alla segreteria di Stato, l'arcivescovo Leonardo Sandri, ed è entrato anche il cardinale Franciszek Macharski, vecchio amico del Papa, che gli è succeduto nella guida della diocesi di Cracovia. «Faceva fatica a esprimersi ma era presente a sé stesso» dice chi ha visto il Pontefice, quasi a dimostrare che la fibra spirituale e la volontà del Papa non sono intaccate da questa ennesima tappa del suo personale calvario. Ma il «filtro» è molto stretto, anche per le persone che da anni conoscono il Pontefice, come il domenicano Konrad Hejmo che mercoledì e giovedì ha condotto un piccolo gruppo di polacchi - provenivano dalla zona di Auschwitz - a portare rose al Pontefice. Neanche lui ha potuto vedere il Papa, sottoposto a una cura di antibiotici. H Pontefice è costretto a letto, lontano; e si pone inevitabilmente la questione delle lunghe giornate in ospedale. La mattina la «sveglia» arriva presto, nelle stanze al decimo piano, le cui serrande sono socchiuse, per garantire una luce soffusa. Giovanni Paolo II, come qualsiasi altro ospite della città della medicina alle porte di Roma, riceve molto presto la visita di una religiosa delle «Suore di Maria Bambina» la congregazione che è presente neUe corsie del Policlinico. Porta il termometro, deve registrare la temperatura, e certo Giovanni Paolo n si ricorda di suor Ausi- ha, la religiosa, oggi scomparsa, che fu al suo fianco nel maggio 1981, nella lunga degenza dopo l'attentato. Poi c'è la messa. La celebra il segretario particolare del Papa, l'arcivescovo Stanislao Dziwisz, su un tavolino, mentre Giovanni Paolo n la «presiede», come recita il termine tecnico, anche se è a letto; e l'altro segretario, «Mietek» assiste alla celebrazione. Ieri era la «Candelora», il ricordo liturgico di San Biagio, il tradizio¬ nale protettore della gola; e certamente nelle intenzioni della messa non si è dimenticata una richiesta di intercessione per la gola dell'illustre malato. Anche se le crisi di «laringospasmo», quelle contrazioni all'origine della crisi di martedì sera che hanno sparso il panico neir«appartamento» dei Sacri Palazzi sono scomparse, convincendo i medici della precisione delle medicine usate per calmare l'infiammazione, vicino al let- to è sempre pronta la mascherina della respirazione forzata, per aiutare e dare sollievo se sopravvenisse una crisi. Accanto alla stanza del Papa c'è ima cappelletta, vi troneggia un'immagine della Madonna di Czestochowa. Ma sembra che un'altra icona della Vergine Nera di Jasna Gora dia conforto al Pontefice, che la può vedere dal suo letto. Dopo la colazione un periodo di riposo, prima della visita dei medici, e sùbito dopo il controllo da parte dei sanitari altri «monitoraggi» ed esami. Grazie a questi si è scoperto che il «ceppo» dell'influenza che ha attaccato Giovanni Paolo II è di una tipologia «anomala» rispetto a quella che sta mettendo a letto centinaia di migliaia di persone nel Paese. Nella stanza c'è la presenza costante di monsignor Stanislao. È lui che ha ricevuto la telefonata del presidente Ciampi alle 8 di mercoledì, e quella di Gianni Letta che ieri ha chiama to, a nome del governo, dalla sala in cui si stava svolgendo il Consigho dei ministri, per fare gh auguri. Il presidente della Repubblica era pronto a venire a visitare l'amico nel pomeriggio di ieri (la «sicurezza» ha effettuato un sopralluogo a questo scopo) ma gh è stato chiesto di spostare di almeno un giorno l'incontro, per non affaticare il Pontefice. Che probabilmente già da oggi comincerà a riempire le ore, oltre che con la preghiera anche col rosario recitato assieme ai segretari, elemento stabile della sua vita, e con la lettura. Ieri pomeriggio monsignor Stanislao ha fatto una puntata in Vaticano. Un altro segno dell'abbassamento del livello di allarme; e non è improbabile che il segretario del Pontefice abbia pensato a prendere libri e documenti necessari a far sembrare la convalescenza meno lunga a Giovanni Paolo IL Persone a lui vicine sono sicure che stia lavorando, in queste settimane, su materiale «personale» che lo appassiona, forse temi filosofici e morali. In attesa di rientrare in Vaticano all'inizio della prossima settimana. Giovanni Paolo il è ancora molto provato Ha dormito poche ore e ha avuto bisogno del respiratore sul volto Poi ha pranzato in maniera leggera Una signora messicana porta in dono un quadro al Santo Padre

Luoghi citati: Cracovia, Roma, San Biagio