APPUNTAMENTI MANCATI di Luigi La SpinaFederico Geremicca

APPUNTAMENTI MANCATI APPUNTAMENTI MANCATI Luigi La Spina SE una forza pohtica fosse simile a un'azienda, l'amministratore delegato dei Ds si potrebbe presentare al consigho d'amministrazione e all'assemblea degli azionisti con un bilancio positivo. Tre anni fa, gli era stato affidato un partito con un risultato elettorale ridotto al minimo storico, con un drammatico calo degli iscritti, con un'opposizione interna robusta nei numeri e ricca di personalità importanti, da Cofferati a Veltroni. Insomma, aleggiava a Pesaro il rischio di una svolta storica nel panorama del nostro sistema politico, quella che avrebbe visto il partito erede del Poi perdere il primato dei consensi nello schieramento progressista ita¬ liano. Il terzo congresso dei Ds che si è aperto ieri a Roma ha potuto spazzare con sufficiente sicurezza quell'incubo, dopo ben 7 piccole e grandi consultazioni elettorali tutte favorevoli, ha constatato una ripresa degli iscritti e la riduzione a un fisiologico 20 per cento dell'opposizione intema, priva, peraltro, delle figure di maggior prestigio. La conferma per un secondo mandato che Piero Fassino ha già largamente ottenuto non gli consegna, però, compiti meno difficili. Del resto, la relazione del segretario è sembrata esseme consapevole. Salvato e rinsaldato il partito, deve ora trasformarlo nella sua fisionomia e aggiornarlo nella sua immagine per raggiungere, dopo l'esperienza del secondo Prodi, l'obbiettivo non più rinviabile: la leadership del centrosinistra italiano che solo una candidatura a Palazzo Chigi può assicurare. E' vero che l'esperienza di D'Alema superò il problema della legittimazione democratica dei Ds, ma aggirando quello della legittimazione elettorale. LA SINDROME DI delegati del C«Quali garanzFabrizio RondolinoDA TRAGHETTAUn discorso pcompagni e aFederico Geremicc ULTIMA VOLTA orrentone dalla Fed?» PAGINA 2 TORE A LEADER r rassicurare ati A PAGINA 3 passaggio necessario per un sistema di alternanza in un Paese liberale dell'Occidente. Le critiche al governo Berlusconi, le dispute sulla socialdemocrazia o sulle socialdemocrazie, le discussioni sulla sovranità del partito nella nuova futura federazione, persino le opinioni sul simbolo e sul nome sono paraventi della grande questione: perché, per la maggioranza del popolo italiano, un dirigente che proviene dal postcomunismo non è ancora il più adatto a guidare lo schieramento di centro sinistra? Quando Berlusconi evoca l'anticomunismo, non risuscita una paura, ma alimenta una diffidènza: quella di chi non ama una pohtica estera tardoantiamericana, sottilmente ambigua, confusamente terzomondista. Di coloro che, nella pohtica sociale, riconoscono le vecchie simpatie per l'assistenzialismo, per un falso ugualitarismo che si limita a deprimere il merito, l'individuo, in nome di uno Stato burocrati¬ co e onnipresente. Fassino, nella sua relazione ieri sera, ha avuto il merito di chiarire, in Iraq, chi siano i resistenti e chi siano i terroristi e, sulla riforma del Welfare, ha ridisegnato i compiti di un intervento pubbhco selettivo e non oppressivo, attento alle differenze da rispettare, alle discriminazioni da sanare, alle ingiustizie da ridurre. Il primo mandato richiedeva che Fassino confermasse le sue qualità, il secondo lo impegna a sorprendere pure chi crede di conoscerlo, forse fino al punto di sorprendere anche se stesso. Il bis-segretario dovrà spezzare una regola a cui tutti i suoi predecessori si sono fedelmente attenuti, come ha scritto D'Alema nel suo libro su Berlinguer: «Quella straordinaria abilità della sinistra italiana di mancare gli appuntamenti storici nel momento del loro compiersi». LA SINDROME DA ULTIMA VOLTA I delegati del Correntone «Quali garanzie dalla Fed?» Fabrizio Rondolino A PAGINA 2 DA TRAGHETTATORE A LEADER Un discorso per rassicurare compagni e alleati Federico Geremicca A PAGINA 3

Luoghi citati: Iraq, Pesaro, Roma