L'ITALIA alla scoperta «INDIA di Claudio Gallo

L'ITALIA alla scoperta «INDIA L'ITALIA alla scoperta «INDIA Claudio Gallo Fra poco più di vent'anni, Cina e India sfideranno la supremazia americana sui mercati mondiali, contrastando forse anche il mono- ' polio della forza militare che fa oggi degli Usa l'unica superpotenza. La previsione è del National Intelligence Council, organismo «indipendente» che riunisce i migliori analisti americani, con sede nel quartier generale della Cia a Langley, Virginia. Il rapporto, che ha avuto molto risalto sulla stampa mondiale fin dall'uscita nel febbraio scorso, presenta quattro scenari. Uno s'intitola: «Un mondo dominato dall'espansione economica asiatica». Economia che galoppa, crescita dell'arsenale militare, le due più grandi popolazioni del mondo, ecco le robuste colonne su cui Cina e India costruiscono il proprio futuro. Dopo la recente visita a Pechino, il presidente Ciampi proseguirà la rassegna dei protagonisti annunciati del mondo di domani con un viaggio a New Delhi dal 12 al 16 febbraio. Il capo dello Stato, come già in Cina, porterà con sé, oltre al ministro Fini ed ad altri membri del govemo, una delegazione a immagine e somiglianza del Sistema Italia: i rappresentanti di 40 grandi banche e imprese e di 150 piccole e medie aziende guidati dal presidente di Confindustria Luca Corderò di Montezzemolo. ,La forza, la debolezza, e le opportunità dell'India sono nei suoi numeri. Un'estensione subcontinentale, ima popolazione di più di un miliardo di abitanti, la più imponente classe media del mondo: circa 250 milioni di persone, il più elevato numero di ingegneri (il 10 per cento di quelli impiegati a Silicon Valley è indiano) ma anche oltre 200 milioni di persone che vivono con meno di un dollaro al giorno, circa 500 milioni di analfabeti, 160 milioni senza acqua potabile. Negli ultimi anni i rapporti commerciali tra l'Italia e il gigante hindu non sono stati troppo brillanti: dal 2001 al 2003 l'interscambio annuo non arriva ai 3 miliardi di euro, con un disavanzo per noi intorno ai 500 milioni. Ma il vento pare che stia cambiando: all'inizio di gennaio una commissione mista italo-indiana guidata dal ministro delle Attività produttive Antonio Marzano edal ministro del Commercio Kamal Nath si è riunita a Delhi per firmare un documento che rilancia la partnership tra i due Paesi. Non succedeva da almeno tre anni. Più che una serie di accordi completi si è trattato di una lista di obiettivi per preparare la strada alla visita del presidente Ciampi. Pelletteria, abbigliamento e agroalimentare sono i settori italiani che destano più interesse in India mentre i nostri imprenditori si indirizzano verso i servizi e il settore logistico indiani. È piaciuta l'idea italiana di formare un ente di consulenza finanziaria che dovrebbe raggruppare Simest (Spa controllata del ministero delle Attività produttive per il sostegno delle imprese italiane all'estero) e banche italiane e indiane. Un progetto reso possibile solo dall'ultima legge finanziaria del govemo di centro-smistra, guidato dall'economista Manmohan Singh, che ha alzato la quota di partecipazione straniera in banche e assicurazioni al 49 per cento. Nel corso della sua visita Ciampi dovrebbe firmare un accordo sulla pesca e sull'allevamento acquatico mentre gli indiani dovrebbero essere molto interessati alla nostra industria militare e aerospaziale. È probabile che dalla visita della delegazione italiana uscirà la data di una grande fiera dell'industria italiana in India. Spiega il vice ministro per il Commercio estero Adolfo Urso: «Voghamo che l'India, come la Cina, diventi un nostro partner importante. Lo sviluppo economico asiatico non deve cogherci impreparati: dob¬ biamo esserci oggi per non arrivare tardi domani. Se il 2004 è stato l'anno della promozione del "made in Italy" in Cina e quest'anno lo sarà della Russia, nel 2006 toccherà all'India». Nella corsa alla crescita l'India resta un po' indietro alla Cina e se il presidente Hu Jintao dichiara che il Pil cinese potrebbe salire del 9 per cento, Delhi prevede un 6-6,5 per cento (era l'B per cento nel 2004). La Cina mantiene una superiorità nelle infrastrutture, l'India, in teoria, avrebbe il vantaggio dicessero una democrazia, a lungo-medio termine dovrebbe essere un valore aggiunto. Nel breve, la formula libero mercatoStato di polizia avvantaggia Pechino mentre il premier indiano deve vedersela con estremisti hindu a destra e alleati comunisti a sinistra. Lo scorso settembre John Pilger, sul britannico «New Statesman», ha messo in discussione il mito della «Shining India», l'India splendente, lo slogan tecnocratico con cui la destra hindu ha perso il govemo dopo le elezioni del 2004. I famosi cali center indiani, arruolati persino nelle presidenziali americane, danno lavoro a 100 mila persone, lo 0,01 per cento della popolazione. Secondo le stime più rosee, l'intera «Information Technology» per il 2008 potrà raggiungere il 7,7 per cento del Pil e il 35 per cento delle esportazioni globali. La verità è che il 70 per cento della popolazione vive ancora di agricoltura e la previsione di un brutto monsone fa scendere le stime di crescita economica. Dice Shashanka Binde del National Council for Applied Economie Research; «Dibasso livello di piogge graverà sulla domanda aggregata di beni e le entrate diminuiranno». Significa meno soldi per scuola, sanità e servizi. Il contrario di quanto promesso in campagna elettorale, la base del programma che tiene insieme la coalizione di centro-sinistra. L'inflazione scende: la Banca centrale prevede di chiudere l'anno fiscale 2004-05 al 6,5 per cento, lo scorso agosto era delr8,7. Tuttavia, i problemi dell'agricoltura (lo scorso anno migliaia di contadini rovinati dai debiti si sono suicidati nel Kamataka, lo stato di Bangalore, la Silicon Valley indiana) e il caropetrolio, non fanno dormire sonni tranquilli al ministro delle Finanze Chidambaram. Una delle ipoteche più grosse sul radioso futuro del paese non è però tanto economica quanto pohtica. Il nodo del Kashmir, la regione contesa col Pakistan, è ineludibile e porta con sé lo spettro di una guerra nucleare: dalla partizione del 1947 ne sono già state combattute tre convenzionali più una non dichiarata. Il barometro delle relazioni tra due Stati segna tempo discreto. Nei giorni scorsi a Davos il premier pakistano Shaukat Aziz ha proposto la costruzione di un controverso gasdotto che unisca India e Iran attraverso il Pakistan. Impensabile fino a qualche anno fa, ma le posizioni sulla sovranità della regione restano ancora sideralmente lontane. Un'ombra persistente sulla «Shining India». IL GIGANTE IN CIFRE Superficie 3,287,590 chilometri quadrati Popolazione Un miliardo 65 milioni di abitanti, di cui un terzo sotto i 14anni Religióni Hindù (81 per cento), musulmani (12 percento), cristiani (2,3), buddhisti, Sikh e altri (4,4 per cento) Pil 3 mila miliardi di dollari nel 2003 con crescita deir8,3 per cento Industria Tessile, chimica, siderurgica, alimentare, il settore più dinamico è la produzione di software Agricoltura Riso, the, olio, zucchero Per rilanciare la partnership con un Paese considerato tra i protagonisti del futuro insieme alla delegazione governativa arriveranno aziende grandi, medie e piccole per promuovere il «made in Italy» Il premier indiano Manmohan Singh con Sonia Gandhi Un fedele hindù parla al telefonino durante una festa religiosa