Ritorno a casa

Ritorno a casa BUONGIORNO Ritorno a casa ■ra^LI ex calciatori del Torino [ff9v- Rosato, Rampanti, Agropp^^pi. Pillici, Sala e cento altri Cogliono acquistare l'area derelitta dello stadio «Filadelfia» per ricostruire con l'aiuto di fondazioni e tifosi il tempio della loro giovinezza. Si tratta di una storia stupenda, a prescindere dalla fede calcistica di chi scrive e di chi legge, e da come andrà a finire. A chi la osserva con gli occhi dell'innamorato di sport, appare stridente il contrasto con certa attualità mercenaria. Ma il calcio stavolta è solo un pretesto che intercetta un sentimento più generale e induce a chiedersi se anche noi, come i Blues Brothers del film, saremmo disposti a fare qualunque cosa per rimettere in piedi la scuola, il cortile o l'oratorio in cui siamo cresciuti. Nella vita di ciascuno c'è un luogo pubblico che diventa privato, uno sgabuzzino della memoria che custodisce sogni e ricordi condivisi con altri. Ogni offesa a quel tabernacolo viene vissuta come un oltraggio personale. E il desiderio di proteggerlo è un tentativo di dare ordine, forse anche un senso, al nostro passato. Proprio su un muro del «Filadelfia», prima che le ruspe lo buttassero giù, feci in tempo a leggere: «Non puoi scappare a lungo dalla tua storia, perché arriva sempre un momento in cui essa ti riporta là da dove vieni». Vale per tutti: calciatori, tifosi, amanti, commessi viaggiatori, geometri. Quasi un riflesso tangibile di quel ritomo a casa che ci aspetta alla fine del viaggio.

Luoghi citati: Filadelfia