«Ora deve intervenire il Capo dello Stato» di R. M.

«Ora deve intervenire il Capo dello Stato» GLI AVVOCATI DIFENSORI: E' TIRANNIDE «Ora deve intervenire il Capo dello Stato» «Imprevedibili le conseguenze sociali di questo linciaggio Non esiste un caso Forleo, le sentenze vanno rispettate» colloquio MILANO UN appello diretto a Carlo Azeglio Ciampi: «Mi auguro che la massima autorità dello Stato senta il dovere di intervenire con la propria autorevolezza e lanci quel monito alle istituzioni affinché l'ago della giustizia sia portato nuovamente in equilibrio». Lo dice l'avvocato Gabriele Leccisi, difensore di Ben Sassi, uno degli islamici assolti a Milano dal gup Forleo dall'accusa di terrorismo intemazionale (ma non raggiunto dall'ordinanza bresciana). «Noi lanciano un monito alle istituzioni - ha detto Leccisi - perché abbiamo più rispetto sostanziale e non formale. È stato un processo sofferto, il cittadino assolto non può essere qualificato come terrorista. Le conseguenze sociali di questo linciaggio sono imprevedibili. Il processo è fatto di plurimi indizi e condotte. Se non reggono il magistrato deve assolvere, smettiamola di fare speculazioni pohtica. È in gioco la libertà individuale, questo clima deve finire. Non andremo all'appello se non avremo garanzia della serenità dei giudici. Non esiste un caso Forleo. Le sentenze vanno rispettate e nulla più, così ci avviamo alla tirannide. Noi ora non abbiamo più fiducia in nulla, e nessuno». Pomeriggio di ieri, conferenza stampa dei difensori Leccisi, Giuseppe De Carlo, Ilaria Crema, Vainer Burani e Antonio Nebuloni: «Noi siamo avvocati, non facciamo commenti di natura pohtica, ma difendiamo principi e valori di quegli uomini che vanno difesi». «Il mio assistito - dice Leccisi - fu incolpato ingiustamente di un'accusa infondata e tremenda e quando ha avuto giustizia ha subito la reazione scomposta delle istituzioni, che hanno espresso giudizi al di là della critica, infangando la dottoressa Forleo. La fiducia vacilla. Le intimidazioni sono inaccettabili, noi dobbiamo arrivare in appello con giudizi imparziali e sereni. Ripristiniamo per favore i valori di democrazia e libertà». «Quello che lascia scettici è la tempesti¬ vità con cui la Procura di Brescia ha fatto richiesta di una nuova custodia cautelare in carcere», Ilaria Crema, difensore di Kamel Hamroui, dice di non volere entrare nel merito del provvedimento firmato dal gip di Brescia, ma ha voluto ricordare che che il suo cliente, imputato a Milano, er^ già stato indagato a piede libero dalla procura di Brescia per il 270 bis insieme all'altro islamico per il quale oggi è stata emessa l'ordinanza già dalla fine dell'agosto del 2004. «Da allora nessuno a Brescia ha chiesto l'applicazione della custodia cautelare in carcere perché credo mancassero i gravi indizi. Penso - continua - che il pm di Brescia fosse convinto della loro mancanza. Sono colpita dalla celerità della Procura di Brescia, che dopo la sentenza di assoluzione per tre islamici, e la dichiarazione di incompetenza territoriale e la revoca della custodia cautelare per gh altri due, ha ritenuto di chiedere con tempestività una nuova ordinanza. Tutto ciò lascia dubbi sul nuovo materiale probatorio in possesso degli inquirenti bresciani». «Credo - ha infine aggiunto il legale - che la celerità con cui l'autorità bresciana ha emesso il provvedimento possa definirsi un effetto del fenomeno scatenato dai pohtici. Sono sicura che sarebbe stato necessario attendere prima di emettere una nuova ordinanza. Prendo atto della tempestività ad horas e della celerità dell'ufficio di Brescia». E l'avvocato De Carlo sostiene che il «pandemonio» sia stato scatenato dalla differenza fatta dal giudice Forleo tra ;uerriglia e terrorismo: «Chi ha responsasilità politiche dica una parola chiara. In Iraq siamo in guerra o in missione di pace? Non possiamo continuare ad assimilare il nemico al criminale. Non possiamo considerare a priori un uomo che è vicino a determinate posizioni un criminale. Se ne deve occupare il processo penale. Una cosa è discutere della prescrizione (di cui ha goduto anche Berlusconi), una cosa è par are dello sconto della pena a Jucker o del fatto che la Franzoni, condannata a 30 anni, sia ancora fuori dal carcere. Su questo si può discutere, ma non si può discutere su una vicenda sulla quale il giudice ha detto che non ci sono prove per considerare gh imputati terroristi», [r. m.]

Luoghi citati: Brescia, Iraq, Milano