Viminale pronto a espellere l' integralista scarcerato

Viminale pronto a espellere l' integralista scarcerato L'INIZIATIVA FORSE VENERDÌ, IL GIORNO DOPO LA LIBERAZIONE. SODDISFAZIONE DEL MINISTRO DELL'INTERNO Viminale pronto a espellere l' integralista scarcerato Tornerà in Marocco. Pisanu: l'ordinanza di Brescia rasserena le forze dell'ordine ROMA Se non giovedì stesso, quando verrà liberato, sarà il giorno dopo che MohammedDaki lascerà il carcere di Como. Allora salirà la scaletta di un aereo per far ritomo a casa, in Marocco. Dipenderà dagli aerei e dai posti disponibili. Ma che Mohammed Daki sarà espulso è certo». Al Viminale non nascondono la soddisfazione per la decisione del gip di Brescia, che, firmando l'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Noureddine Drissi e Kamel Ben Mouldi Hamraoui, nei fatti ha «sanato» quella ((ferita» che si era aperta con la discussa sentenza del gup milanese. Clementina Forleo, che aveva anche assolto, con il rito abbreviato, Mohammed Daki dall'accusa di associazione terroristica. Non ne fa mistero, del resto, neanche il ministro dell'Interno, Beppe Pisanu, che nel commentare positivamente l'ordinanza di custodia cautelare del gip Spanò, nei confronti di due indagati per terrorismo, ha voluto sottolineare: «Questa ordinanza rasserena le donne e gli uomini delle forze dell'ordine, che sono quotidianamente impegnati nel difficile e rischioso lavoro di prevenzione e contrasto del terrorismo di matrice islamica». Tamponata da Brescia la falla milanese, è tornato il sereno tra gli uomini dell'Antiterrorismo e non solo. Resta ancora non sanata soltanto queir ((infiltrazione» rappresentata dalla scarcerazione di Mohammed Daki tutti gli altri indagati sono detenuti -, che il Viminale vuole subito «otturare» con la sua esplusione. Un provvedimento amministrativo suscettibile di critiche - che di sicuro non mancheranno da parte di chi ha apprezzato la decisione del gup milanese - ma che mai come in questo caso sarà legittimato anche dal «sostegno» indiretto della magistratura milanese e bresciana, che ha conte¬ stato la decisione del gip Forleo, convinta che gli elementi di prova raccolti contro Mohammed Daki siano di per sé sufficienti a tenerlo dentro e a processarlo per terrorismo, ((per aver fornito documenti falsi e ospitalità» a ((membri» di Ansar al Islam, (d'organizzazione terroristica» nella quale l'indagato era «un semplice partecipe». Dunque, non volendo aspettare i tempi lunghi della giustizia -deposito delle motivazioni, decisione della procura di ricorrere in appello - il Viminale ha deciso di tagliare la testa al toro e di procedere all'espulsione immediata di Mohammed Daki per motivi che attengono alla «sicurezza nazionale». H ministro Pisanu avrebbe potuto aspettare la decisione della magistratura, e nell'attesa le forze dell'ordine garantire la sorveglianza di Daki ventiquattr'ore su ventiquattro. E invece, il ministro ha scelto la strada dell'espulsione per dare un segnale chiarissimo. Anche se Pisanu è ben consapevole che le controverse decisioni della magistratura milanese e bresciana sollevano un problema, «comune a molti Paesi europei», e ancora non risolto: ((Adeguare la legislazione penale alle inedite modalità di azione del terrorismo intemazionale, specialmente per quanto riguarda l'impiego degli uominibomba come arma micidiale di offesa indiscriminata». Non era un perfetto sconosciuto agli investigatori europei, Mohammed DaMi, quando fu arrestato a Reggio Emilia, il 4 aprile del 2003. Daki venne subito coinvolto nelle indagini sul!' 11 settembre dagli investigatori tedeschi che si imbatterono nella «cellula di Amburgo», perché, nel 2001, studente in ingegneria, DaM viveva proprio ad Amburgo, in «Hastedtolatz 27», lo stesso indirizzo dove risultava residente Ramzi Binalshibh, ((leader operativo di AI Qaeda, pianificatore degli attentati dell'I 1 settembre», arrestato poi in Pakistan e consegnato agli americani. Nelle carte dell'inchiesta milanese risulta anche che, interrogato dal Bka tedesco, DaM ammise di «aver messo a disposizione il suo indirizzo a Ramzi Binalshibh, da utilizzare come recapito postale». Non solo, riconobbe di aver avuto una frequentazione con il capo del gruppo di kamikaze dell'I I settembre, Mohammed Atta. Trasferitosi poi a Reggio Emilia, Mohammed DaM, nato a Casablanca quarant'anni fa, aveva mantenuto ì rapporti con le cellule integraliste islamiche di Ambulo, come dimostrano i documenti sequestrati a casa sua (agende telefoniche) quando fu arrestato il 4 aprile del 2003. Gli inquirenti milanesi lo hanno accusato di aver fornito ospitalità e documenti falsi a Maxamed Ciise, il somalo, «personaggio di rango dell'organizzazione Ansar al Islam, direttamente collegato con i suoi vertici in Siria ed Iraq». Ig.ru.)