«In carcere i dissidenti soffrono ancora» di Paolo Mastrolilli

«In carcere i dissidenti soffrono ancora» OSWALDO PAYA, PROMOTORE DEL «PROGETTO VARELA», CHIEDE UN MAGGIOR IMPEGNO «In carcere i dissidenti soffrono ancora» «La difesa dei diritti umani deve essere più esplicita» intervista Paolo Mastrolilli NEW YORK NOI apprezziamo il lavoro che l'Unione Europea sta facendo per favorire un cambiamento pacifico a Cuba, ma avrebbe dovuto pone condizioni più precise per la ripresa dei rapporti diplomatici con l'Avana. Bruxelles doveva chiedere il rilascio incondizionato di tutti i 75 dissidenti anestati nel marzo del 2003». La voce di Oswaldo Payà arriva abbastanza chiara, dal suo telefono a Cuba. Lui è il promotore del «Progetto Varela», un tentativo di aprire il dialogo fra il regime di Fidel Castro, l'opposizione interna e quella in esilio. allo scopo di favorire la transizione non violenta verso la democrazia. Nel 2002 proprio il Parlamento europeo gli aveva consegnato il premio Sakharov e da anni è candidato al Nobel per la pace. Come giudica la decisione dell'Ile di sospendere le sanzioni contro Cuba? «Noi siamo per il dialogo e apprezziamo la preoccupazione che Bruxelles ha sempre avuto per i prigionieri pohtici e per i diritti umani. Ma crediamo che l'Ue avrebbe dovuto formulare diversamente la sua decisione, mettendo in chiaro che le sanzioni torneranno in vigore se non venanno liberati tutti i 75 dissidenti». Sarebbe bastato a far cedere il regime castrista? «Le chiavi delle prigioni le ha Cuba, chiaramente. Ma l'Ue avrebbe preso un impegno morale con se stessa chiarendo che ogni contatto con l'Avana deve essere accompagnato da progressi nei diritti umani. Non c'è molto tempo: i detenuti in carcere stanno soffrendo». Ha parlato con loro della fine delle sanzioni? «Non è facile. Le visite dei famigliari avvengono una volta ogni tre mesi, le, telefonate non più di una a settimana. Non c'è assistenza religiosa, quella medica è minima. Chi si lamenta paga. Un prigioniero è stato chiuso nudo in cella di isolamento per 5 giomi. Le condizioni continuano a peggiorare». Lei come vive? «Sotto sorveglianza costante. Questa telefonata, ad esempio, viene registrata. Hanno cercato di mettere microfoni anche nel¬ la mia camera da letto, minacciano in continuazione i miei famigliari e amici: chi mi parla rischia il posto di lavoro, quando non subisce violenze». Crede ancora alla via pacifica del «Progetto Varela»? «Non c'è alternativa. La questione cubana deve avere una soluzione cubana, senza spargimento di sangue». Il discorso dell'Inauguration di Bush è stato dedicato alla diffusione della libertà e della democrazia. Si sente incoraggiato? «Alcuni aspetti della pohtica Usa, dalle pressioni per i diritti umani all'invio di medicine e delle rimesse degh esiliati, hanno grande impatto positivo. Ma la questione cubana non può e non deve essere americanizzata».

Persone citate: Fidel Castro, Oswaldo Paya, Oswaldo Payà, Sakharov, Varela

Luoghi citati: Avana, Bruxelles, Cuba, New York