PUO' BASTARE LA PACE DI BUSH

PUO' BASTARE LA PACE DI BUSH PUO' BASTARE LA PACE DI BUSH E TRUPPE sono una farsa l contingente» PAGINA 7 Gianni Vattimo MI sarò dunque gravemente sbagliato? A giudicare dai primi dati che leggo a proposito delle percentuali di votanti in Iraq domenica scorsa, dovrei proprio riconoscere di sì. Vedendo quello che è successo nelle ultime settimane, o anche in tutti i mesi seguiti alla cosiddetta fine vittoriosa della guerra in Iraq, avrei facilmente scommesso che l'affluenza alle urne sarebbe stata molto più bassa. Adesso, per rimanere fedele al mio ormai conclamato antiamericanismo viscerale, posso solo dire che: a) continuo ad avere molti dubbi sulla veridicità dei dati che ho letto, che vengono pur sempre da agenzie non immuni da influenze dell'amministrazione Usa; b) ma che ci creda o no, tutto dipende da come andranno avanti le cose nel futuro prossimo. E a questo proposito, confermo ciò che già dicevo quando prendevo, come prendo ancora, le parti della resistenza irachena contro la coalizio¬ ne dei «volenterosi» invasori: spero davvero che con le elezioni si stabilisca un clima diverso in tutto l'Iraq, che cessino gli ammazzamenti da entrambe (se sono solo due) le parti, e che la vita possa riprendere con almeno una parvenza di normalità. Starò così rimangiandomi la simpatia per gli insorti per i tanti fra loro che, come ho sempre pensato, non possono essere condannati frettolosamente come terroristi? Su questo punto, mi permetto di far prevalere una prospettiva che chiamerei «papale»: la pace prima di tutto, anche a costo di accettare qualche compromesso sui principi democratici. In Iraq non c'era democrazia ai tempi di Saddam, non c'è democrazia autentica adesso, non ce ne sarà per molti anni ancora finché le liste dei candidati saranno composte sotto la stretta sorveglianza della potenza occupante. Ma siccome non sono Bush, e non coltivo il proposito di far trionfare in tutto il mondo la democrazia perfetta modello Usa, mi consolo pensando che se si realizzano condizioni di vita tollerabili per gli iracheni sarò comunque felice per loro. Quanto ai rapporti dell'Iraq con gli Usa, potrei anche augurarmi che gli iracheni esportino finalmente, senza bombe né torture, la loro democrazia negli Stati Uniti, dove un'affluenza alle urne del sessanta e passa per cento non la si vede da molti anni. Ma a parte questa facile malignità, guardo davvero con speranza sia al ristabilimento della vivibilità in Iraq, sia alla funzione esemplare cl^e la nuova eventuale democrazia irachena potrà avere per tutto il Medio Oriente. Questo, insieme alla pacificazione interna, è il vero problema a cui guardare. Per il resto, che la pace sia stabilita da Bush e dai suoi marines non mi turba davvero più di tanto. Sarà forse anche perché mi sto abituando, sia pure a malincuore, a un certo cinismo «italiano». Che cosa mi importa, in definitiva, di tutti i decreti salva-Previti, se il governo riesce davvero a far funzionare l'amministrazione e a migliorare 1 conti, privati e pubblici, degli italiani? Ma il problema è, per l'Italia come per l'Iraq: ci riesce?

Persone citate: Bush, Gianni Vattimo