Guerra e amore, ecco «Per cosa combattiamo» di Paolo Mastrolilli
Guerra e amore, ecco «Per cosa combattiamo» I VINCITORI DEL SUNDANCE FESTIVAL, LA RASSEGNA INDIPENDENTE DI REDFORD Guerra e amore, ecco «Per cosa combattiamo» Il documentario di Jarecki indaga sull'apparato industrial-militare Usa «Forty Shades of Blue» di Ira Sachs, storia vera di passione e incesto Paolo Mastrolilli NEW YORK Guerra e amore, con un tocco di perversione. Altrimenti non sarebbe Sundance, la kermesse del cinema indipendente che il fondatore Robert Redford ha defimto «il festival del dissenso». Guerra e amore, dicevamo. Infatti il premio della giuria come mighor documentario lo ha vinto «Why We Fight» di Eugene Jarecki, che cerca di spiegare la propensione degli Stati Uniti per i conflitti. L'ispirazione viene dall'Iraq e da quanto è accaduto dopo l'I 1 settembre, ma senza le «macchiette» dia Michael Moore. Jarecki mette la questione in prospettiva storica, guardando a tutti gh interventi di Washington nell'ultimo mezzo secolo. La conclusione è che «l'apparato industrialemilitare», come l'aveva chiamato il presidente Eisenhower, domina ancora gh interessi economici e geopolitici dell'America. Perciò' gh Usa hanno bisogno di uno stato di. guerra costante, un nemico da combattere in ogni epoca, per alimentare lo loro stessa sopravvivenza. L'amore, invece, ha vinto il premio della giuria per il mighor film, con «Forty Shades of Blue» di Ira Sachs. Un'amore da cinema indipendente, incestuoso e un po' morboso. La trama, infatti, è ispirata alla storia vera del produttore musicde Alan James, che sposa una giovane russa per farla immigrare negh Stati Umti. Ma quando il figlio che il protagonista aveva avuto da un rapporto precedente si presenta a casa, comincia una relazione con la matrigna. Sundance si tiene dal 1981 a Park City, un magnifico villaggio sulle montagne dello Utah. Lo ha fondato Robert Redford, che aveva interpretato proprio il bandito Sundance Kid, nel film Butch Cassidy con Paul Newman. Era nato come un piccolo festival per promuovere il cinema indipendente, ma ha scoperto così tanti successi, da «Sex, Lies and Videotape» fino a «Maria Full of Grace», che ormai i distributori di Hollywood lo usano per spingersi dove non avrebbero il coraggio di andare da soli. Redford lo sa e non se ne dispiace, a patto che la sua creatura resti «un festival dei dissenso», come ha ripetuto all'apertura di quest'anno, che guarda caso è coincisa con l'Inauguration del secondo mandato presienziale di Bush. La guerra, infatti, ha dominato molte dtre categorie. «The Liberace of Baghdad», che racconta come il pianista iracheno Amir Peter è scampato d conflitto, ha vinto il premio specide della giuria per i documentari stranieri, insieme a «Wall», che parla del muro costruito dagli israeliani per separarli dd pdestinesi. «The Hero», sulla guerra civile in Angola, ha preso il premio della giuria per i film strameri, mentre «Brothers», due fratelli divisi dall'intervento in Afghamstan, ha ricevuto quello del pubblico. Come mighor documentario, l'audience ha riconosciuto «Shake Hands With the Devil», la storia del generde canadese Dallaire che non riusci' a fermare il genocidio in Ruanda, perchè i paesi dell'Onu non gli diedero abbastanza truppe. Un'occasione in cm i dissidenti di Sundance avrebbero voluto vedere la forza americana all'opera. Temi bellici anche per «Liberace of Baghdad» sul pianista Amir Peter e «The Hero» sul conflitto civile in Angola «The Hero» di Zeze Gambo, premio della giuria al Sundance Film Festival
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