Baghdad, un missile sulle elezioni blindate di Giuseppe Zaccaria

Baghdad, un missile sulle elezioni blindate BERSAGLIO SIMBOLICO IN UN GIORNO CON OLTRE TRENTA VITTIME Baghdad, un missile sulle elezioni blindate Colpita in serata l'ambasciata Usa, uccisi un diplomatico e un militare Giuseppe Zaccaria inviato a BAGHDAD Il più simbolico degh attentati avviene a tarda sera e prepara un giorno di elezioni incredibilmente teso: quando a Baghdad sono le dieci di sera un missile a lunga gittata si abbatte sull'ambasciata americana esattamente al centro della «Zona Verde», uccide un militare ed un diplomatico e provoca sei feriti. Per la guerriglia irachena questo è un salto ài qualità, fino ad oggi mai erano stati usati ordini così sofisticati e soprattutto con tanta precisione, questa volta non si è trattato di un'autobomba né di azioni da «kamikaze» ma di un'operazione di tipo militare condotta con attrezzature sofisticate. Il missile, probabilmente di tipo «Strela» è stato lanciato da diversi chilometri di distanza ed ha raggiunto con grande precisione la palazzina dal porticato neoclassico che sorge neh'area deh'ex palazzo presidenziale di Saddam. All'interno del perimetro blindato da dove si decidono le sorti del nuovo Iraq lo «choc» è grande, anche se un portavoce americano ci dichiara per telefono che l'ambasciatore John Negroponte resta nella «Green Zone» ed il suo quartier generale considera quello di ieri sera «solo come uno dei-molti attentati che abbiamo, dovuto subire da quando siamo qui». L'elezione che dovrebbe ^schiarare il futuro dell'Iraq si prepara sempre più al buio. Mentra intorno alla «Green Zone» si continua a sparare, con l'entrata in vigore del secondo coprifuoco e la chiusura deUe frontiere la notte di Baghdad comincia ad essere attraversata da colonne di veicoh che si intuiscono attraverso il rumore e si dirigono verso tutti gh angoli della città. Fra poche ore sarà svelata la coUocazione dei seggi e migliaia di scrutatori, poliziotti e presidenti di seggio in queste ore vengono trasferiti sotto scorta verso seggi di cui soltanto stamani verrà svelata la collocazione, forse questa è la più gigantesca operazione di sicu¬ rezza in cui l'Iraq sia mai stato impegnato. Gh alfieri della svolta, gh agnelli sacrificali del regime provvisorio, escono dai fui-goni della pohzia con l'aria dei congiurati, riparano in tutta fretta all'interno di scuole protette dal filo spinato e «bonificate» tutt'attomo per un'area di almeno cento metri onde evitare le auto-bomba. Trascoixeranno la notte nei bunker dell'idea democratica tentando di rendere possibile oggi una qualsiasi espressione di voto, resteranno prigionieri del proprio ruolo fino a quando lo spoglio delle schede non sarà concluso (e le indicazioni dicono che dovrebbe concludersi preso, vista la scarsissima partecipazione ipotizzata nella capitale). Ieri perfino il presidente Ghazi al Yawar è incappato in un incidente dichiarando prima che «la maggioranza» non avrebbe votato, per poi rettificare dicendo che i problemi della sicurezza determineranno difficoltà «ma due iracheni si recheranno alle urne». In realtà entrambe le ipotesi sono valide, se si considera l'intero paese il Kurdistan ed il Sud sciita garantiranno un massiccio afflusso di voti però il centro dell'Iraq, cervello e cuore pulsante, l'area sunnita, si chiamerà fuori. Alla vigilia dell'appuntamento simbolico riemergono le divisioni reali, al Yawar appartiene proprio ad una delle tribù sunnite che più si è schierata per il boicottaggio e da domani rischia di trovarsi fuori dal nuovo Stato assieme con quei i quattro milioni di iracheni (sunniti, ma anche cristiani e turcomanni) che fino ad oggi avevano governato le cose. Mai forse il mondo aveva assi¬ stito a elezioni simili, mai un appuntamento probabilmente prematuro però sostenuto fino allo spasimo era sfociato in consultazioni così forzate, blindate, virtuah eppure essenziali nel disegnare il futuro prossimo di questo Paese nonché «storiche», anche se in una dimensione del tutto diversa ed enormemente più rilevante di quella che in Occidente ci ostiniamo a considerare. Negh Stati Uniti e in Europa politici e analisti continuano a discettare di democrazia formale e reale (di necessità e virtù) mentre basta cambiare punto di vista per rendersi conto delle prospettive vertiginose che da questa mattina si apriranno. Gh iracheni sunniti si trovano davanti al problema della sopravvivenza, i curdi al sogno dell'indipendenza e la maggioranza sciita alla vigilia di un avvenimento epocale. Per i pronipoti di Ah e di Hussein - il sessanta per cento degh iracheni - quello di oggi è il giorno atteso per secoli, la storica data di un riscatto meritato col sangue e pazientemente atteso per secoh con il sacrificio di intere generazioni: é dai tempi degh Ottomani che gh scuti di Mesopotamia avevano smesso di occupare posizioni di rilievo per finire schiacciati sotto il tallone di ogni potere. Adesso a trent'anni dalla grande rivoluzione persiana i «pariah» del mondo islamico tornano alla ribalta anche nella Terra dei due Fiumi, i seguaci della famiglia del Profeta coi loro saggi «ayatollah» possono nuovamente determinare il corso degh eventi. In questo senso il 30 di gennaio supera di mille miglia il momento iracheno, questa scadenza é destinata a pro¬ vocare effetti epocali negh equilibri l'intero mondo islamico, ed è questa la ragione per cui i Paesi arabi seguono la consultazione con interesse così spasmodico. Il vero senso di quest'elezione già si colloca al fuori dell'Iraq, sarà bene rendersene conto fin d'ora. Baghdad continua a vivere blindata su un tappeto sonoro di bombe, ieri in tutto il Paese sono stati attaccati una cinquantina di seggi, sulla «Green Zone» che dalla sponda opposta del Tigri fronteggia jl nostro albergo piovono granate, a tratti si odono furiose sparatorie che si scatenano con l'intensità di battaglie campali e altrettanto rapidamente cessano. Sembra davvero che nel buio di questa vigilia tutti stiamo combattendo uomini e fantasmi che si agitano in territori ben più sconfinati della Mesopotamia. Attenb gli Iracl Attentati contro gli iracheni Attentati e Incidenti con vittime americane TOTALE VITTIME GENNAIO 2005 SIRIA ^Kirttult^ — 97 Americani —10 Altre nazionalità 1— 225 Iracheni «:*,i ^M^'^é JjjJKivfSlimarra ■^rr^ YoiiKiflya :V IRAN ; Khanaqin -Muqdadiyah -Baàquba, . ,;..,.:,,., -BaniSad «: tei ARABIA S A U D ITA GRUPPI ETNICI E RELIGIOSI Hitfeh I R A Q Arabi sciiti Curdi sunniti 1607o Arabi sunniti 240Zo Fonte: Le Monde KUWAIT ASo ! m .AL KUWAIT Wisam Jabardi, immigrato iracheno negli Usa, si applaude dopo aver votato nel seggio ad Irvine

Persone citate: Ghazi Al Yawar, Green, John Negroponte, Profeta