Ma Roma non otterrà maxisconti sul debito di Stefano Lepri

Ma Roma non otterrà maxisconti sul debito IL GONFRQM ftATEGIE PGUTSCME T^ Ma Roma non otterrà maxisconti sul debito analisi Stefano Lepri ROMA INTESE, assi, proposte, ipotesi, giochi di sponda: di seguire i bizantinismi della riforma del Patto di stabilità europeo la stampa anglosassone sembra essersi scocciata. Difficile restare aggiornati sugli ultimi volteggi dei governi continentali; perché mentre Jean-Pierre Raffarin e Silvio Berlusconi si incontravano a Roma, a Bruxelles il presidente di turno dell'Unione europea Jean-Claude Juncker continuava i suoi contatti, e il presidente della Bundesbank Axel Weber si preparava a partire per Berlino dove oggi cercherà di tirare per la giacca il canceUiere Gerhard Schroeder, spiegandogli che cosa rischia a spingersi troppo in là. E' l'usuale bazar dove tutti alzano la posta chiedendo molto per ottenere qualcosa. L'Italia ha interesse a mostrarsi alleata a Francia e Germania che sono più forti, Francia e Germania preferiscono mostrarsi unite tra loro, la Commissione europea spariglia per evitare uno scontro, gli Stati piccoli tengono duro sul rigore. E al sodo? Al sodo, per l'Italia la vittoria che alcuni della Casa della libertà sognano, essere autorizzati a un deficit di bilancio superiore al 396 per concedere - sgravi fiscali significativi prima delle elezioni politiche, è fuori portata; come anch'essi confidenzialmente ammettono. Prima di tutto, per l'Italia c'è da evitare un danno certo: ima regolazione più stretta sul debito. A questo si riferiva ieri il presidente del Consiglio, quando ha condannato le «im¬ posizioni drastiche» sul calo del debito pubblico accumulato, più alto in Italia (1060Zo del prodotto lordo) che in ogni altro Paese euro. Il ministro dell'Economia Domenico Siniscalco è tornato dalle riunioni europee della settimana scorsa fiducioso che un percorso obbligatorio possa essere evitato. E' vero che il commissario europeo agli Affari monetari Joaquìn Almunia ancora ieri ha invocato «target quantitativi per valutare la riduzione del debito»; ma è la tattica da bazar per l'appunto. A Bruxelles pensano che se davvero Germania, Francia e Italia facessero fronte comune per tentare un allentamento significativo del Patto si andrebbe a uno scontro frontale, nel vertice dei capi di Stato e di governo il 23 marzo, con il risultato di rinviare ogni riforma di un anno; dato che a luglio inizia il semestre di presidenza britannico, poco propizio a .un'intesa per l'area euro di cui Londra non fa parte. I ministri dell'Economia puntano a portare al vertice un accordo già fatto, spiegando ciascuno al proprio premier che il poco ottenuto è meglio di un rinvio. Ieri a Roma, davanti ai giornalisti, Raffarin ha pronunciato solo frasi vaghe: occorrerà tener conto degù investimenti strategici. Intanto in Germania si discute di una cauta avance fatta da Almunia in una intervista al settimanale Focus: si potrà tener conto delle eccezionali spese sostenute per la riunificazione tedesca. Subito è giunto il no del ministro austriaco Karl-Heinz Grasser. La speranza comune di Berlino e Parigi è di legalizzare a posteriori la situazione di fatto, i loro deficit superiori al 3% per tre anni di fila. La Germania sembra più vicina alla meta: le calzano a pennello le due attenuanti già in vista, ristagno economico e riforme strutturali. La traiettoria recente delle decisioni dell'Eurogruppo e dell'Ecofin può indicare il possìbile punto d'arrivo. Già si tiene maggior conto del debito, ma non in modo rigido. Già si concede come attenuante la riforma strutturale, come è avvenuto per l'Austria che pur senza superare il 30Zo ha avuto via libera a un deficit più alto in nome di ima riforma delle pensioni. Ma di vere riforme strutturali si dovrebbe trattare; ovvero di quelle («da incoraggiare» secondo Almunia) che i governi evitano- di fare subito prima delle elezioni, dato che sono impopolari. E sarebbero una attenuante per non sanzionare uno sfondamento del 30Zo già avvenuto, non per autorizzarlo in anticipo. AMICI-NEMICI (tutti j dossier economici aperti sul tavolo di Roma e Parigi) Società italiane \ w Società francesi j2 | EDISON mtmmmmm»w^.^M MUMW EDF La società italiana è interessata ad entrare nel mercato transalpino, comprando energia a prezzi di costo da Edf Una legge italiana congela i diritti di Edf in Edison. Edf vuole scrollarsi questo e altri vincoli wfjflwawieMawgWft ENEL w EDF o :iwwMwi*mfai imi niiiiDmiwnii ty ALITÀLIA AIR FRANCE La banca francese è il primo socio azionista del gruppo bancario italiano BANCA INTESA CREDIT AGRICOLE Si dovrebbe rinsaldare l'alleanza strategica tra le due compagnie, che si sono già scambiate il 2aZo di azioni MnMMVMMIMilMMIUnUIUinil ' l1 I f^mmmmmmm ì ~' FINMECCANICA Jj ) FRANCE TELECOM E AREVA Il finanziere d'oltralpe è entrato con il 90Zo nel capitale di Piazzetta Cuccia C'è una partnership paritetica nell'azienda hi-tech Stm MEDIOBANCA BOLLORE WWWBSBBWWgWWPBWWIWIìr'1 Si parla di fusione delle società italiane con le francesi d \ ASSICURAZIONI GENERALI \ BERNHEIM TELESPAZIO E ALENIA SPAZIO Il finanziere francese è stato più volte ed è ancora il presidente del primo gruppo finanziario italiano O iniiwnw.mttw.maM II ALCATEL SPACE *jmto^^ Voci di interesse dei francesi sulla società controllata da Enel ^mmmmmmmiiimy..\\\.M\mmwmm WIND *» FRANCE TELECOM MtMMÉMMllMMIliÉNnill ^1

Persone citate: Almunia, Axel Weber, Claude Juncker, Domenico Siniscalco, Gerhard Schroeder, Heinz Grasser, Silvio Berlusconi