Napoleone, che breviario di energia!

Napoleone, che breviario di energia! Napoleone, che breviario di energia! Ernesto Ferrerò L Memoriale di Sant'Elena toma finalmente in libreria, e non poteva trovare migbor curatore e prefatore di Luigi Mascilb Migborini, tra i più autorevob studiosi deb'età napoleonica non soltanto itabani. Il Memoriale è stato il primo bestrseber deb'età moderna, la Bibbia della borghesia emergente, un «breviario d'energia» (Stendhal) per tanti Juben Sorel poveri e ambiziosi in cerca di gloria, o almeno di un destino meno avaro. Lo aveva redatto un ex-reabsta convertito, geografo e pohgrafo, b barone Emanuel de Las Cases, che - fiutato l'affare editoriale - s'era imbarcato con l'Imperatore sconfitto suba nave inglese che doveva condurlo su un lontano scogbo deb'emisfero australe. Aveva cominciato a raccogbeme le memorie durante la lunghissima navigazione; poi per più di un anno aveva spronato b Vinto aba memoria autobiografica. A Napoleone che parla di suicidio, oppone: «Noi vivremo del passato, Sire. C'è di che appagarci. Non godiamo forse leggendo la vita di Cesare o queba di Alessandro?». Con l'aiuto di Las Cases, che riesce a pubblicare b libro solo nel 1823, Napoleone costruirà la sua ultima, definitiva vittoria. Raccontando un se stesso ideale che coincide solo in parte con quebo reale, si installerà da trionfatore nel cuore dei posteri. Il Memoriale è almeno tre cose insieme: la cronaca di un soggiorno drammatico per via debe angherìe e debe umibazioni che gb Inglesi inflissero a Napoleone e aba piccola corte che l'aveva seguito; una riflessione-racconto degb eventi che avevano scandito l'epopea guerresca e civbe; un testamento pobtico ricco di intuizioniprofetiche, spesso sbalorditive (gli Inglesi che perderanno l'India per mancanza di bravi manager s; b futuro duopobo RussiaStati Uniti). Tutto ormai è memoria e futuro. Ab'improwisa, drammatica contrazione debo spazio (un'isola perduta, una villetta malsana di poche stanze) corrisponde l'improvviso spalancarsi degb abissi del Tempo. La moviola napoleonica ripercorre ossessivamente le tappe salienti di quebo che è stato per cercare di capire, per spiegare, giustificarsi. E intanto costruisce magistralmente la propria mitografia: queba di un grande sovrano liberale oppresso da oligarchie miopi ed egoiste, lo stabibzzatore delle conquiste di una Rivoluzione sottratta ai suoi eccessi e al suo disordine; l'uomo che ha portato ai popob d'Europa sogni di libertà ed eguaglianza, di sovranità e indipendenza; b profeta che vagheggia un'Europa unita, con le stesse leggi e la stessa moneta. Commenta ammirato Las Cases: «Le sue osservazioni hanno b linguaggio dei secob». Spiega magnanimo Napoleone: «La sventura ha degb aspet- ti positivi: ci insegna debe verità. Soltanto adesso mi è concesso vedere le cose con gb occhi del filosofo». La lucidità del deportato è queba di sempre, fulminante: «Se fossi morto sul trono, nebe nuvole deb'onnipotenza, sarei rimasto un problema per molta gente. Oggi, grazie aba sventura ogni ora che passa mi spogba deba pebe del tiranno». O ancora: «Se Gesù Cristo non fosse morto in croce, non sarebbe Dio. È b suo martirio che ha parlato all'immaginazione dei popob. Se invece di essere qui fossi in America, come mio fratebo Giuseppe, nessuno penserebbe più a me, e la mia causa sarebbe perduta. Ecco come sono fatti gb uomini». Sente di avere ormai in pugno i suoi carcerieri: «Ho cinto la corona imperiale di Francia, la corona di ferro deb'Itaba, ma gb Inglesi hanno fatto anche di megbo. Me ne hanno dato una anche più gloriosa, queba era stata calcata in capo al Salvatore, la corona di spine». Richiamandosi espbcitamente ai simbob deba Passione, b «moderno Prometeo» stabibsce l'unico raffronto degno di lui, quebo con b figbo di Dio che si sacrifica per la salvezza deb'umanità. La Resurrezione avverrà, almeno simbolicamente, nel dicembre 1840, quando le sue spogbe tornano a Parigi, e sugb Champs Elysées gremiti di popolo tornerà a nsuonare b grido «Vive l'Empereurl». Il martirio paga. Adagiato subo sfondo nero di Sant'Elena, b passato eroico, opportunamente reinventato come un'epopea liberale, risplende ancora più folgorante, diventa l'età deb' oro. Scrìverà De Musset: «Dopo di lui, la terra e b cielo, le strade e i sentieri erano vuoti». È rimasto famoso b paradosso di Chateaubriand, b più intelligente dei suoi crìtici: : «Vivo, Napoleone ha mancato b mondo; da morto, lo conquista». Il 5 maggio «Bonaparte ha reso a Dio b più possente soffio di vita che abbia mai animato l'argilla umana». Sub'isola maledetta l'Orco di Corsica aveva vinto la sua ultima battagba. COSI STENDHAL DEFINÌ IL SUO «MEMORIALE DI SANT'ELENA», INSIEME CRONACA, RIFLESSIONE E PROFETICO TESTAMENTO, REINVENZIONE E MITOGRAFIA DI UN SOVRANO LIBERALE Emmanuel de Las Cases Memoriale di Sant'Elena a cura diL. Mascilli Migliorini BUR Rizzoli. 2 voli. di compi, pp. 1742. G25 CLASSICO

Luoghi citati: America, Corsica, Europa, Francia, India, Parigi, Sant'elena