Show del Livorno, li Mìlan sì scopre proletario di Marco Ansaldo

Show del Livorno, li Mìlan sì scopre proletario CAMPIONI D'ITALIA PERDONO ALTRI TRE PUNTI DALLA TESTA DELLA CLASSIFICA. ESPULSO NESTA NEL FINALE Show del Livorno, li Milan si scopre proletario Colombo segna, Dida evita il tracollo. Il palo di Kakà unico lampo rossonero Marco Ansaldo inviato a LIVORNO È stata, sempre e soltanto, una partita di calcio. Ma in un Paese schierato che butta in politica ogni cosa, la vittoria per 1 -0 del «rosso» Livorno sul Milan del presidente del ConsigUo è la raffigurazione di quanto la sinistra sogna e probabilmente non vedrà mai in maniera tanto netta: i «berluscones» così sfatti, arrendevoli e disgregati è roba che nemmeno se Prodi e Fassino scalano in bicicletta la salita al santuario di Oropa o se Formigoni litiga con Bossi. Certo, il Livorno ha insegnato qualcosa. Ad esempio che con il pressing si vince, se è fatto con intelligenza e nessuno tira indietro la gamba. Il disegno degli amaranto sarebbe tuttavia fallito se il Milan non fosse franato, incomprensibiimente, tornando ad essere, con l'avvio del girone di ritomo, la copia di quello, spento e cupo, che cedette strada alla Juve nelle primissime giornate. Ancelotti ha perso il confronto con il vecchio sodale Donadoni, il quale pareva si mettesse a piangere per il dispiacere dato alla «casa madre» rossonera. El Dunadùn si spaccia per figlioccio di Sacchi però gioca in modo diverso: quella difesa a tre non appartiene al repertorio dell'Arrigo, come l'idea di attaccare con palloni lunghi che Lucarelli, immenso, ammaestra e tiene per far salire la squadra, cosa che non si vedeva fare al Milan con Gullit e Van Basten. Semplice il Livorno. E molto aggressivo ora che non lo guida più Colomba. La capacità di non far ragionare il centrocampo milanista, che mancava di Pirlo, sostituito male da Ambrosini, ha partorito la superiorità dei toscani, ha infuso loro la sicurezza per fare meglio che all'andata quando (all'esordio in A) bloccarono sul 2-2 i campioni d'Italia. Kakà non ha mai trovato lo spazio per lanciarsi in progressione e si è innervosito, litigando persino con i raccattapalle. Shevchenko si è depresso. Crespo ha nuotato sott'acqua. Le armi si sono spun- tate, i comprimari si sono irrigiditi nel freddo. Non è stato il Milan, come gli capita spesso in trasferta, dove non aveva mai perso ma segna poco ed è raro che vinca, l'ultima volta fu il 4 dicembre a Parma e con il fiatone. Perché insistere sul centrocampo di «sherpa» del pallone, portatori che organizzano poco? Possibile che Rui Costa non serva mai? L'altro errore di Ancelotti, ispirato dall'alto, visto quanto ci ha investito il Milan, è stato fidarsi di Stara; l'olandese è visibilmente impacciato, imbolsito dal lungo infortunio, marca «a spintonate» non arrivando primo sulla palla e, quel che è peggio, condiziona i compagni di un reparto che prima funzionava. Nesta ha pagato la tensione con il secondo cartellino giallo per proteste negli ultimi secondi; Maldini, costretto nuovamente a sinistra, è parso come il pesce nel caciucco livornese: bollito. Il Livorno ci ha messo l'intensità, ha recuperato molti palloni, s'è difeso con animo nei suoi uomini più umili, eccitati dall' impresa. Farina, giù di diottrie o di coraggio, gli ha negato un rigore al 17' (Dida su Cristiano Lucarelli) come nella ripresa ne ignorerà uno e mezzo a favore del Milan; al 5' per una spinta di Vidigal ad Ambrosini e soprattutto al 27' per l'aggancio di Amelia a Shevchenko. Ma quel primo penalty avrebbe segnato davvero il match come all'andata, con la possibile espulsione del portiere brasiliano, unico protagonista in positivo del pomeriggio milanista con almeno tre parate difficili e decisive. Il Milan ha costruito poco. Il palo colpito da Kakà al 22' è stata l'occasione più brillante, costruita in solitaria dal fenomeno paulista. L'impressione destata dai toscani è stata invece focosa, alimentata dall'aggressività e dal pressing. Il gol veniva al 29' del primo tempo. Punizione di Passoni, il metronomo passato per la Russia, testa di Vidigal, respinta miracolosa di Dida e tap-in di Colombo, ex del Toro, nella porta vuota. Lo schema si ripeteva nel finale del tempo e Dida smanacciava con arte il colpo di testa di Galante; Ancelotti dovrà lavorare su questi colpi, un gol del genere lo subì già da Gilardino a Parma. Dopo Tintervallo lo sventato Vigiani sprecava il facilissimo raddoppio e poi ci voleva Dida a bloccare sulla linea il tiro basso di Protti, un diagonale di Lucarelli e, proprio nel finale, a deviare contro la traversa un'altra conclusione del Cristiano, che se avesse fatto pure il gol non sarebbe bastata la faccia del Che Guevara sulla maglia a far capire ciò che si teneva dentro. LIVORNO (3-5-2) Amelia 6; Galante 6,5, Vargas 6, A. Lucarelli 7; Balleri 6, Viglani 5 (24' st Grauso 6,5), Passoni 7, Vidigal 7, Doga 6,5; Colombo 7 (15' st Pretti 6), C.Lucarelli 7,5. (4-3-1-2) Dida 7; Cafu 5,5, Nesta 5, Slam 4,5, Maldini 5,5; Gattuso 6 (1' st Seedorf 6), Ambrosini 5 (26' st Rui Costa 5,5), Dhorasoo 6; Kakà 5; Shevchenko 5, Crespo 5 (20' st Tomasson 5,5). Ali.: Donadoni 7. j Ali.: Ancelotti 5. Arbitro: Farina 4,5. Rete: pt 29' Colombo Ammoniti: Vidigal, Stam, Colombo, Shevchenko, A. Uicarelli, Nesta, Balleri, Rui Costa, Nesta. Espulso: st 49' Nesta Spettatóri: 7.506 per un Incasso ^it153;Spo .fi,- abbonati J 1.966; per una quòta gaia di 22 Ì7Ò93S.'' ^ La gìornata-no di Farina: qui espelle Nesta per un gesto di stizza, in precedenza aveva ignorato due rigori netti

Luoghi citati: Amelia, Italia, Livorno, Parma, Russia