Arrestano il figlio del boss, scoppia la rivolta di Fulvio Milone

Arrestano il figlio del boss, scoppia la rivolta IN TARDA SERATA UN CADAVERE DECAPITATO E BRUCIATO E STATO TROVATO IN UN'AUTO A SCAMPIA Arrestano il figlio del boss, scoppia la rivolta Si nascondeva a Napoli: comandava il clan in assenza del padre fuggito all'estero Fulvio Milone NAPOLI Si nascondeva a due passi da casa, a Scampia, nel quartiere che aveva trasformato in un campo di battaglia, protetto da centinaia di donne vicine al clan che hanno aggredito i carabinieri venuti ad arrestarlo. La latitanza di Cosimo Di Lauro, «Cosimino» per gli amici, è finita ieri sera, e la gente per bene di Scampia e Se condigliano, i quartieri della faida che in cinque mesi ha contato oltre trenta morti, ha tirato un gran sospiro di solhevo. Era lui, infatti, uno dei protagonisti, se non il protagonista, della lotta di camorra per il controllo del mercato della droga. Ed era sempre lui a ordinare ai suoi «gruppi di fuoco», sicari pagati con 5 mila euro per ogni missione di morte, l'eliminazione progressiva degli «scissionisti», chiamati cosi perchè avevano osato staccarsi dal clan e mettersi in proprio. «Cosimino» ha dato filo da torcere ai carabinieri anche al momento della sua cattura. Gli uomini in divisa sono andati in forze a prenderlo nel «Rione dei fiori», un grumo di caseggiati grigi dove il boss aveva insediato il suo quartìer generale: hanno agito a colpo sicuro, seguendo le «tracce» del cellulare che u boss aveva lasciato incautamente acceso. Ma le vedette della camorra hanno fatto in tempo a far girare di casa in casa la notizia dell'arresto. In pochi minuti la strada si è riempita di donne che hanno cominciato a inveire e a scagliare oggetti, .al punto che i militari sono stati costretti a barricarsi nell'appartamento di Di Lauro, con l'arrestato in manette, in attesa di rinforzi. La storia di «Cosimino» è storia dell'ultima generazione della mala vesuviana, quella dei boss improvvisati, dei camonisti di «seconda fila» trovatisi a gestire un potere criminale senza avere lo spessore e la capacità criminali dei vecchi capi finiti in prigione o costretti alla latitanza. La sua ascesa al vertice dell'organizzazione che controlla Secondigliano e Scampia è cominciata con la latitanza del padre Paolo, «Ciruzzo 'o milionario», inseguito da polizia e carabinieri e latitante probabilmente all'estero. «Ciruzzo» era un boss vecchio stampo. Aveva messo in piedi una holding del crimine a struttura piramidale, n capo era lui, nessuno l'avrebbe mai messo in discussione. Ma la sua gestione del clan era piuttosto permissiva: lasciava che i luogotenenti facessero qualche affare in proprio, a patto che garantissero entrate certe e consistenti nelle casse della banda. Vivi e lascia vivere, insomma. Ma Ciruzzo è incappato in un ordine di custodia cautdare che lo ha costretto alla latitanza, e allora sono cominciati i guai E i guai, a Scampia come a Secondigliano, si chiamano Cosimo Di Lauro a cui è toccato in eredità il controllo del clan. Giovane, violento e avido, «Cosimino» ha radicalmente mutato la «pohtica gestionale» fatta propria perenni dal padre. «I miei collaboratori li voghe tutti giovani, al massimo trentenni», diceva. Tradotto nel linguaggio della camorra, dò significava che gli «over 30» dovevano essere fisicamente eliminati. La vecchia guardia un tempo fedele a Paolo Di Lauro è stata messa alle corde, costretta alla fuga o decimata dai sicari del nuovo capo. E' nato così il clan degli «scissionisti», che per fare cassa ha trattenuto milioni di euro provento di una partita di droga trattata da Di Lauro. I killer di «Cosimino» hanno aperto una colossale caccia all'uomo. Che continuerà anche senza di lui. Intanto in serata un cadavere decapitato e bruciato è stato trovato alllntemo di un'automobile data alle fiamme. Teatro, sempre Scampia.

Persone citate: Cosimo Di Lauro, Di Lauro, Paolo Di Lauro

Luoghi citati: Napoli, Scampia