I «power games» del Cavaliere tra via Nazionale e la Consulta

I «power games» del Cavaliere tra via Nazionale e la Consulta PER LA CORTE PREVITI COLOMBA: VOGLIONO VIOLANTE? METTIAMOCI ANCHE BRUNO I «power games» del Cavaliere tra via Nazionale e la Consulta «Risolveremo in aula il problema, ma un privilegio come quello di cui gode il Governatore l'avevano solo Papi e Imperatori, e spesso neppure loro» retroscena Augusto Minzoiini ROMA QUAL è il vero Berlusconi? Quello che dopo i due colpi da kappaò al volto di Antonio Fazio sul ring delle Commissioni Bilancio e Attività Produttive della Camera mandato a termine per il governatore di Bankitalia e il passaggio dellla vigilanza sulle Banche all'authority anti-trust - lancia parole rassicuranti verso l'inquilino dell'istituto di via Nazionale: «Rimedieremo in aula». Oppure quello che il giorno prima, davanti a Pierferdinando Casini e Marcello Pera, si lamenta per le pretese dell'attuale numero uno di Bankitalia: «Ma come si fa a difendere al giorno d'oggi un privilegio come quello di cui gode Fazio che non ha un termine al suo mandato? Solo i Papi e gli imperatori ce l'hanno e spesso, basta leggere i libri di storia, neppure loro». La gente comune potrebbe definire delle affeimazioni così opposte, contraddizioni. In politica, specie in quella italiana che è affetta da una liturgia bizantina, un comportamento così paradossale, invece, nasconde solo dei «power games», cioè dei giochi di potere. Fenomeni che si moltiplicano quando si avvicinano le scadenze elettorali e le maggioranze di governo hanno premura di regolare gli ultimi conti per assicurarsi la vittoria. In questo momento ne sono in corso molti. Uno riguarda proprio il destino di Fazio che durante questi quattro anni di governo Berlusconi prima è stato alleato del Cavaliere, poi avversario e ora, almeno sulla carta, nuovamente alleato proprio per evitare che la riforma di Bankitalia all'esame del Parlamento lo investa direttamente riducendogli i poteri o, magari, inducendolo alle dimissioni. E il Cavaliere, ovviamente, approfitta di questa situazione di debolezza di Fazio. Certo, nel pranzo della settimana scorsa il premier ha rassicurato il Governatore, gli ha promesso che le questioni riguardanti Forza Italia saranno stralciate dal provvedimento di legge sul risparmio. Ma Berlusconi, non solo con Fazio, è «uno» e «bino». Punta sempre e comunque a rivoltare ogni situazione a proprio vantaggio. E in questa faccenda le due facce di Berlusconi addirittura assumono le sembianze .di altri perso¬ naggi: il «bastone» è Giulio Tremonti, il grande nemico di Fazio; la «carota», invece, è Gianni Letta che da sempre ha buoni rapporti con il Governatore e con uno dei suoi grandi protetti, il presidente di Capitalia, Cesare Geronzi. Inutile dire che la posizione di Berlusconi sulla vicenda non è quella dura e intransigente di Tremonti, né quella accomodante ad ogni costo di Letta. «D presidente - ammette Fabrizio Cicchitto che della questione si è volutamente disinteressato - sull'argomento ha una posizione più laica rispetto a quella di entrambi». Frase enigmatica che ha questa traduzione: 2 premier è pronto ad andare incontro a Fazio, ma senza esagerare e, soprattutto, vuole trattare con lui non da pari a pari, ma da una posizione di forza. Il «power game» ha condotto esattamente a questa condizione: i due colpi a Fazio sono stati portati da una parte della maggioranza capitanata dai due presidenti di commissione, Giorgio La Malfa e Bruno Tabacci, e dall'opposizione. Quindi il governo non ha avuto la sua maggioranza né sull'ipotesi di stralciare lanormasulmandatoa termine del governatore, né su quella che affida la vigilanza sull'anti-trust bancario all'authority. La maggioranza di governo si é rimaterializzata solo per approvare le nonne sul falso in bilancio - c'è stato un'ulteriore riduzione delle pene -, cioè su un punto che stava molto a cuore al Cavaliere. La cronaca della riunione la racconta Domenico Di Virgilio, deputato di Forza Italia: «La riunione si è chiusa con Pietro Annani, uno dei capi del partito pro-Fazio, che vista la malaparata ha mandato a morì ammazzate tutte le istituzioni». Il punto, invece, lo fa lo stesso La Malfa: «Noi abbiamo fatto un grande favore a Berlusconi, gli abbiamo dato la possibilità di tenere Fazio per le palle. Il governatore ha sbagliato quando ha incontrato il premier a Palazzo Chigi, perché la sinistra che lo proteggeva in chiave anti-Cavaliere gli si è rivoltata contro. Ora tocca a Berlusconi decidere sul suo destino». Appunto, giochi di potere. Un altro «power game» ad alto rischio riguarda la nomina dei giudici costituzionali e delle authority. Anche qui le mosse rasentano l'inverosimile. Martedì scorso, alle 18, Cesare Previti seduto su uno dei divani della Camera tenta di spiegare al Cavaliere un altro teorema impossi- bile: «Caro Silvio - gli dice - tu proprio non vuoi capire. Alla Corte non si possono mandare dei tecnici, sono inaffidabili. Meglio dei politici come Donato Bruno anche se dobbiamo ingoiare il rospo della nomina di Violante». Ma come, quello che la sinistra ha sempre additato come l'anima nera del Cavaliere è diventato il grande elettore del personaggio che gli uomini di Berlusconi hanno sempre considerato il capo delle toghe rosse? Proprio così, stiamo ad un altro patto MolotovRibbentrop. Il ragionamento di Previti è semplice: visto che la sinistra fa quadrato su Violante, cerchiamo di approfittarne il più possibile mandando alla Consulta un uomo abile come Donato Brùuo, mettendo alle authority Anti-trust e Telecomunicazioni personaggi a noi vicini come l'avvocato Mezzanotte e il consigliere Catricalà e chiedendo a Ciampi garanzie sui nomi dei tre giudici che il capo dello Stato nominerà ad ottobre e, magari, qualche assicurazione sui proveddimenti che dovrà firmare. Ragionamento che non fa una piega, un vero «power game». Per ora Berlusconi resiste - 3 nome di Violante per lui é davvero indigesto - o, meglio, tenta di capire se questo triplo salto mortale senza rete é davvero possibile. E mentre gli altri candidati attendono di veder l'esito di queste manovre ((do - ha confidato ad un amico Gaetano Pecorella, un altro azzuro che ambisce - sono seduto sulla riva del fiume e attendo che i due cadaveri mi passino davanti»), i presidenti delle due Camere si ritrovano questa patata bollente tra le mani. «Sulla nomina dei giudici alla Consulta stiamo svolgendo - spiegava speranzoso ieri Pierferdinando Casini a Montecitorio - ima moral-suasion verso i partiti, per arrivare ad una soluzione e non rimanere bloccati dai veti incrociati, ripetendo le situazioni imbarazzanti del passato. Per le authority, invece, che dipendono da me e da Pera, non d sarà nessun ritardo. Faremo le nomine rispettando le scadenze, senza ritardi. Ci sono sul tappeto i nomi che sapete (Mezzanotte e Catricalà,ndr) e quelli di altri». Un'immagine d'archivio del Governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio con il premier Silvio Berlusconi

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