Il Cavaliere e il sottopotere «Dobbiamo contare di più»

Il Cavaliere e il sottopotere «Dobbiamo contare di più» NASCE L'UFFICIO NOMINE DI FORZA ITALIA IN VISTA DELLE POLITICHE Il Cavaliere e il sottopotere «Dobbiamo contare di più» «Abbiamo commesso un errore che Ah e Udc non hanno fatto Quando ci scappa qualcosa per noi, magari lo cediamo alla sinistra» retroscena Augusto Minzolìni ROMA LI ULTIMA trovata per vincere t le prossime elezioni pohtiche Silvio Berlusconi l'ha tirata fuori due giorni fa. O meglio, era un'idea di cui si è molto parlato negli ultimi mesi e che ora è diventata realtà, un'idea che riprende un vecchio vezzo dei tempi antichi, quelli della Prima Repubblica; anche Forza Italia, infatti, d'ora in avanti avrà il suo ufficio nomine, quello che dovrà sfornare i candidati per i posti di sottogoverno, le poltrone cioè, che a destra come a sinistra, consolidano il consenso. Responsabile del nuovo ufiicio che porta il nome più aulico di "rapporti con la pubblica amministrazione", sarà una delle stelle dell'universo berlusconiano, Gianfranco Miccichè. Mentre l'uomo che individuerà gli obiettivi sarà un altro protagonista di primo piano nei meccanismi di Forza Italia, Aldo Brancher ; il personaggio ha già sulla scrivania una mappa di oltre seicento poltrone che in un paese come l'Itaha pesano, eccome. Appunto, l'altro ieri parlando di elezioni regionah, il Cavaliere si è accorto di un argomento che ha sempre snobbato; il «sottopotere». Lo hanno posto i coordinatori delle regioni meridionali del suo partito che gli hanno fatto presente, per usare le parole di Miccichè, una vecchia verità; ((Per conquistare il consenso non si possono trascurare questioni del genere. Fino ad oggi siamo stati troppo inglesi». Oppure che gli hanno tracciato un quadro nero della situazione, come il cala¬ brese, Giancarlo Pittelli: «Caro Presidente le persone che ci hanno aiutato a vincere le ultime regionah io le ho ricontattate, ma mi hanno mandato a quel paese perché le abbiamo lasciate a se stesse». Berlusconi può sbaghare una volta, ma poi capisce subito l'antifona per cui ci ha messo poco a dare le sue indicazioni. ((Abbiamo commesso un errore - ha ammesso - cosa che invece non hanno fatto i nostri alleati, An e Udc. Questo tipo di nomine vanno a loro e quando ci scappa qualche incarico per Forza Italia, magari noi finiamo per mandarci pure gente di sinistra. Ad esempio, tutti si lamentano per gli incarichi che Urbani dà, quasi sempre, a personalità della sinistra. E' una questione che va affrontata». Insomma, si toma alla vecchia scuola de. Del resto in pohtica il consenso si coniuga con il potere. E dato che il grande duello, quello del 2006, ormai è pianificato, il Cavaliere si prepara ad usare tutti gli strumenti che ha a disposizione per vincerlo. Già, anche se nel centro-destra non mancano quelli che avrebbero preferito il ricorso anticipato alle urne per regolare subito i conti con una sinistra in crisi il premier (senatùr permettendo) ha già messo a punto il percorso fino al 2006: regionah il 3-4 aprile; referendum nella seconda metà di maggio; e, quindi, una lun^a campagna elettorale fino alle pohtiche. Uno schema che il Cavaliere ha scelto, soprattutto, per due ragioni. La prima è di marketing pohtico: l'immagine di un governo che riesce a durare per un intera legislatura sarà, secondo Berlusconi, l'arma vincente del centro-destra. La seconda riguarda proprio il potere; il Cavahere, infatti, ha la possibilità di far pesare per un altro anno è mezzo la schiacciante maggioranza che ha a disposizione in Parlamento. Questo non riguarda certo la (onorai suasion» per convincere Ciampi a dimettersi prima del tempo o, magari, i piani bizantini che pure escono fuori dallabocca di qualche sottosegratrio di Forza Italia; «Siamo pronti a mettere Gifuni all'Antitrust se convincerà l'inquilino del Quirinale a mollare». Sono solo sciocchezze. «Questo Parlamento - osserva il sottosegretario diAn, Learco Saporito eleggerà il nuovo capo dello Stato solo se l'inquilino del Colle andrà incontro a qualche imprevisto». No, la partita di potere riguarda ben altro come la nomina del nuovo eda dell'Eni ormai in scadenza, le presidenze delle authority per l'antitrust e per le telecomunicazioni, cinque giudici costituzionali, due di nomina parlamentare e tre scelti dal Presidente della Repubblica. Tutte partite che il premier vuole giocare con attenzione; ad esempio, finora il Cavahere, ancora ieri nell'incontro con Casini e Pera, continua a dire «no» alla candidatura di Luciano Violante avanzata dalla sinistra per la Consulta. «E' una personalità inadatta», taglia corto. Ma se nel calderone della trattativa dovesse rientrare la nomina di un azzurro come Donato Bruno, dei presidenti delle authority vicini al centro-destra come Mezzanotte e Catricalà e ci sarà anche l'assicurazione che Ciampi non nominerà in autunno per la Consulta giudici di parte, allora forse qualche spiragho potrebbe aprirsi. ((Anche perchè - osserva lo stesso Donato Bruno - se l'impasse dovesse andare avanti potrebbe essere lo stesso Ciampi a sceghere Violante ad ottobre». Già, la partita a scacchi che si concluderà in autunno è più complicata di quanto possa apparire. Non solo. Il premier per tenere alti i sondaggi per un anno e mezzo deve anche trovare delle idee forti per il suo governo: certo l'economia itahana ricomincia tirare, in Europa ormai tutti mettono in discussione i parametri di Maastricht, ma l'esecutivo devetrovare qualcosa da fare in questi 18 mesi. Il conclave dei ministri di venerdì prossimo e il consiglio nazionale di Forza Italia per il 4-5 febbraio serviranno a questo: mutile dire che i temi centrali resteranno la seconda sforbiciata alle tasse per il prossimo anno, i nuovi tagli alla spesa pubblica e, naturalmente, il pallino del premier, le modifiche ((tecniche » alla legge elettorale. Con questa strategia in testa il Cavahere pensa di vincere le prossime elezioni. Per centrare 1 obiettivo, però, deve sperare che la sua maggioranza non tomi a litigare. I segnali non sono buoni; la lega è nervosa; ieri l'Udo ha bocciato la riforma della scuola secondaria e nel documento per il decennale della svolta di Fiuggi, An già candida Fini per il «dopoBerlusconi». ((Dieci anni di storia - vi è scritto - mostrano, che, in prospettiva, non è detto che lo schieramento moderato debba essere necessariamente e sempre guidato da esponenti di provenienza centrista...».

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