I grandi dell'euro in cerca di credibilità di Enrico Singer

I grandi dell'euro in cerca di credibilità LE RAGIONI E I VINCOLI DEI PAESI DELL'UNIONE I grandi dell'euro in cerca di credibilità retroscena Enrico Singer corrispondente da BRUXELLES HO letto quella lettera in tedesco. L'ho riletta in inglese. L'ho discussa in francese. E devo dire che nelle parole di Schroeder non vedo alcuna minaccia al Patto di stabilità. Tantomeno le interpreto come l'annuncio che il governo tedesco voglia abbandonarlo. Comunque domani sarò a Berlino e ne parleremo insieme». Jean-Claude Juncker ha scelto la linea dell'ottimismo ad ogni costo e non arretra nemmeno di fronte alla domanda più diretta. Quella che è appena cominciata sotto la sua presidenza è una revisione o è la liquidazione del Patto? «Non tutte le modifiche sono dannose», dice Juncker. Che, per la prima volta, arriva anche a criticare la Banca centrale europea : «Non condivido l'opinione della Bce secondo la quale qualsiasi cambiamento del testo del Patto metterebbe in causa la stabilità dell'euro». L'importante è che i cambiamenti rafforzmo la credibilità del codice economico che l'Unione si è data. Credibilità. E' questa la parola magica del negoziato. Lo ripete anche il commissario europeo Joaquin Almunia. Il vero problema del Patto è che deve essere applicabile: «Se abbiamo delle regole che poi rimangono soltanto sulla carta, è come non averle». E la sua credibilità il Fatto l'ha persa nel novembre del 2003, quando le procedure di deficit eccessivo contro Francia e Germania sono state congelate. Non solo. Che la sua credibilità fosse entrata in crisi lo denunciò anche Romano Prodi, già nel 2002, quando definì «stupido» il Patto perché troppo rigido. Mora d furono valanghe di polemiche. Adesso Juncker quella credibilità tenta di ricostruirla con una sua formula che parte da un principio apparentemente semphce. I parametri di base non si toccano: il tetto del 3 per cento di deficit resta, eoa come il rapporto del 60 per cento tra la massa del debito e il prodotto nazionale lordo. Quello che cambia - anzi, che dovrebbe cambiare - sono i metodi per valutare gli sforamenti e i percorsi di rientro. E' la distinzione tra il «braccio preventivo e il braccio applicativo» del Patto, per usare la definizinriB del ministro italiano, Domenico Siniscalco, in cui Juncker sembra avere individuato la ricetta per restituire credibilità al Patto. Nel «braccio preventivo» c'è, naturalmente, l'impegno a realizzare miglioramenti di bilancio quando la situazione economica è favorevole, sfuggendo alla «logica della cicala» che sperpera quando potrebbe mettere da parte per i periodi neri. Ma ci dovrà essere anche attenzione alle riforme strutturali: quelle dell'«agenda di Lisbona» che punta a rilanciare la competitività dell'Europa. E già questa è un'iniezione di flessibilità. Ma la vera flessibilità, ancora tutta da definire, sarà nel «braccio appheativo» che comprende le procedure per rientrare dal disavanzo eccessivo. Ieri Siniscalco ha ammesso che il problema è «delicato» perché si tratta di «renderle flessibili senza renderle nel contempo né vaghe né incerte». La Germania e la Francia sono interessate proprio a questa partita. Schroeder e Chirac, con i loro interventi, lo hanno fatto capire apertamente. Si accontenteranno dai margini di flessibilità che sta preparando Juncker? La trattativa è appena all' inizio e ogni previsione sarebbe prematura. Ma non è un caso che il ministro dell'Economia francese ha lasciato ieri la riunione di Bruxelles in anticipo per volare a Tolosa dove è stato tenuto a battesimo l'Airbus A380, l'aereo più grande del mondo, alla presenza di Jacques Chirac, Gerhard Schroeder, Tony Blair e José Zapatero. Un'occasione per celebrare un bel successo dell'industria europea, ma anche per organizzare un minivertice a quattro die ha potuto valutare a caldei primi risultati della trattativa sul Patto di stabilità. Anche l'Italia è molto interessata alla «valutazione qualitativa» della spesa nel calcolo del defidt. E proprio su questo Berlusconi intervenne personalmente nell'ultimo vertice europeo di dicambre schierandosi con Francia e Germania. Ma ancora di più è interessata al problema del debito. E su questo capitolo la partita d annuncia davvero delicata. D ministro Siniscalco prevede una «soluzione mediana» che scarti la proposta contenuta ndprogetto della Commisdone che vorrebbe fissare delle percentuali obbligatorie di riduzione dd debito per quei Paesi, come l'Italia, che hanno una masa di debito oltre il cento per cento dd Pil. Jean-Claude Juncker è apparso più cauto. «La questione del debito resta un punto difficile da capire e da risolvere», ha detto. Dna questione «a lungo trascurata» che, ora, va inserita dn qualche modo» nella procedura di sorveglianza dei bilanci.