Due alpinisti italiani muoiono sull' Eiger

Due alpinisti italiani muoiono sull' Eiger LE VITTIME AVEVANO INIZIATO LA SALITA QUANDO ERA ANCORA BUIO Due alpinisti italiani muoiono sull' Eiger Sono scivolati sulla parete Nord, il percorso più pericoloso Enrico Martin^t Le piste del Lauberhom di Coppa del Mondo erano ancora abbandonate alla notte quando due alpinisti italiani di 30 anni sono morti alle spalle di uno dei luoghi più famosi del «circo bianco», sulla «zoccolo» di 500 metri della parete Nord dell'Eiger che ha fatto la storia dell'alpinismo. Di loro non si conoscono ancora i nomi. Gh uomini del soccorso svizzero del «Rega» che li hanno recuperati hanno trovato in une zaino soltanto un documento. «L'identificazione del corpo è tuttavia ancora incerta», dicono a Grindelwald, la cittadina dell'Oberland Bernese ai piedi della parete Nord-Est. La chiamata telefonica ha raggiunto il pronto intervento del «Rega» all'alba. Da un telefonino un alpinista che faceva parte di una cordata di tre ha dato l'allarme: «Abbiamo visto la caduta di due uomini sopra di noi». Era ancora buie sulle «zoccolo» dell'Eiger. Itre avevano appena abbandonate i ghiaioni innevati ai piedi della grande parete. Si preparavano a salire i primi difficili «tiri» di corda con le pile frobtali ancora accese. L'elicottero di soccorso con quattro uomini a bordo (oltre al pilota e alle specializzato di volo, una guida alpina e un medico) si è alzato poco dopo, quando il sole comin- dava a illuminare la vetta dell'Eiger, a 3970 metri. Un recupero complesso. I due alpinisti italiani, precipitati per circa 200 metri erane rimasti in parete. L'elicottero è rimasto immobile in volo facendo scendere con il verricello la guida accanto agli alpinisti. I corpi sono stati trasportati al punto-base del «Rega» di Grindelwald. Operazione durata oltre un'ora. Impossibile per ora ricostruire l'accaduto. I tre alpinisti che hanno dato l'allarme hanno soltanto viste i corpi cadere. E' probabile che uno dei due sia scivolato su una placca di jhiaccio e abbia poi trascinato 'altro nella caduta. Ma sono soltanto ipotesi. I due potrebbero anche essere stati colpiti da blocchi di ghiaccio e da una piccola slavina. La parete Nord dell'Eiger ha imo sviluppo di quasi due chilometri. Ha rappresentato una delle grandi sfide della montagna negli Anni 30. Salita di grande complessità tecnica cui si sommano i pericoli oggettivi, i crolli sia d'estate sia d inverno. E' un gigante che incute timore e che ha nei nomi dei passaggi-chiave il tragico destine degli uomini che per primi hanno tentato di salirlo. Come il «bivacco della morte» dove nell'estate del 1935 morirono i primi due che tentarono l'impresa. Max Sedlamyer e Karl Merhinger, di Monaco. Erane al loro terzo bivacco in parete, ai bordi del terzo grande nevaio, sulla cresta del «ferro da stiro», oltre la stazione Eigerwand, del «trenino» scavate nell'Eiger che attraversa da Est a Ovest 2 cuore della montagna per raggiungere ì 3454 metri del Jungfrau Joch. Primo tentativo, prima sciagura. I corpi vennero avvistati da un pilota di un piccolo aereo da turismo due settimane dopo. Altro punto che evoca il tributo di vita pagato dagli alpinisti è «la traversata Hinterstoisser», il nome dello scalatore cbe precipitò poco dopo il primo nevaio, nonostante avesse superato le difficoltà con grande maestria. Pei «la fessura difficile» nella parte di mezze della parete deve precipitarono i vicentini Bartolo Sandri e Mario Menti. La Nord fu violata nell'agosto del 1938, qualche giorno dopo il ritomo trionfale di Riccardo Cassili da un'altra Nord «impossibile», la Walcker alle Jorasses, nel massiccio del Monte Bianco. Fu una cordata austriaco-tedesca a raggiungere la vetta deD'Eiger lungo la parete più buia e difficile, fi capo cordata era Heinrich Harrer, aveva 28 anni e due anni prima era stato fra i campioni di sci delle Olimpiadi invernali. Con lui Anderl Heckmair, Ludwig Vorg e Fritz Kasparek. Scriverà vent'anni dopo Harrer: «Abb i amo compiuto un viaggio in un altro mondo e siamo temati». L'Eiger (l'Orco) ha scaricato sui suoi primi vincitori tutto il repertorio negativo che le ha date quel nome: dalle bufere di neve a temperature polari, dalle frane alle salvine. Da allora la Nord dell'Eiger è diventata una «grande classica», sono stati aperti diversi itinerari, ma resta sempre ima delle più difficili e pericolose. Il 7 agosto del 1958 la quindicesima salita fu firmata dai giovani viennesi Kurt Diember-ger e Wolfgang Stefan. Diemberger, poi diventato uno dei più grandi himalaisti, disse al ritorno dall'impresa: «Non ci siamo mai trovati in difficoltà.. .Con tutto ciò non veglio scalare questa parete mai più. E' una di quelle che si fanne una volta sola nella vita e si scopre che basta e avanza». L'allarme da un gruppo che li ha visti cadere Sono precipitati percirca 200 metri e rimasti in parete Difficile il recupero per gli uomini del del soccorso svizzero Una veduta d'archivio del monte Eigernell'Oberland bernese

Luoghi citati: Monaco